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RIBERI Spirito

25 marzo 1833 - 16 gennaio 1915 Nominato il 16 novembre 1882 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Piemonte

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

Onorevoli colleghi! [...]
Morì il senatore Riberi in Cuneo il 16 gennaio. Nato in Limone di quella provincia il 25 marzo 1833, durante lo studio del diritto emerse nelle lettere e nella stampa periodica. Un suo dramma sulle scene di Torino fu applaudito e replicato. Laureatosi nel 1856, ben presto acquistò nome nell'avvocatura, che prese ad esercitare in Cuneo. Ingegno, coscienza, diligenza, disinteresse, gli procacciarono fiducia; l'eloquenza gli diede trionfi specialmente nel criminale. Entrò alla Camera nel 1865, deputato di San Dalmazzo per la X legislatura, confermato per l'XI; vi rientrò rappresentante del collegio di Cuneo nella XIII [sic] e vi rimase tutta la XIV; figurando fra i valenti parlamentari. Portato al Senato da nomina del 16 novembre 1882, degnamente vi sedette, e qui pure fu in pregio la sua partecipazione ai lavori legislativi. Conferì sapere ed esperienza alle discussioni; e da dotto giurista notevoli discorsi pronunciò in materie di diritto e di ordinamento della giustizia. Rammentiamo come parlò l'ultima volta sopra l'ordinamento del notariato.
Devoto al bene pubblico, quanto in Parlamento, fu Spirito Riberi nella sua provincia. Varie furono le ingerenze amministrative, che alacremente compì. Al Consiglio provinciale appartenne; di Cuneo fu delegato provinciale; della Giunta provinciale del Catasto presidente; consigliere provinciale scolastico. Fu l'iniziatore del traforo del Colle di Tenda; e non poco merito ebbe della costruzione della ferrovia Cuneo-Ventimiglia. In ogni maniera e senza posa dimostrò l'amore al suo paese, e fu riamato. Il Senato, sentendo la perdita fatta, sente quanta sia quella della città, e si conduole. (Bene). [...]
REBAUDENGO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
REBAUDENGO. Consenta il Senato che, vicepresidente del Consiglio provinciale di Cuneo, del quale il compianto senatore Riberi fu per oltre mezzo secolo ornamento e luce, la prima volta che ho l'onore di parlare in Senato sia per ringraziare il nostro illustre Presidente delle affettuose parole pronunciate in omaggio alla memoria del perduto collega, e per associarmi ad esse con profonda commozione, con infinita tristezza.
Sorto dal popolo, Spirito Riberi si sollevò sulle ali dell'ingegno, rafforzato da un gagliardo carattere, da un'operosità instancabile, da una ferrea volontà.
Affermatosi avvocato eminente per dottrina, facondia e coscienza, egli fu inoltre un insigne parlamentare e sopratutto un sagace amministratore, sempre sostenuto dalla forza di un grande ideale che incessantemente illuminò la sua mente e riscaldò il suo cuore, dalla giovinezza alla tarda vecchiaia, l'ideale della giustizia e del progresso sociali e della libertà nell'ordine e nella legge; né mai, onorevoli colleghi, né le circostanze, né l'ambiente, né il tempo ebbero il potere di modificare le convinzioni liberali, i principî democratici che gli erano cari all'ingresso nella vita pubblica.
Dopo di avere appartenuto alla Camera per cinque legislature, fu ascritto al Senato nel 1882, e così egli era qui, dove godeva considerazione e simpatia, uno degli anziani, non solo per età, ma anche per data di nomina. E negli atti parlamentari, a testimonianza perenne del suo valore, permangono, e non poche, le traccie della sua esperienza e del suo sapere. Ma si fu all'amministrazione della sua provincia natia, della Provincia di Cuneo, ch'egli consacrò la maggior parte delle sue energie intellettuali e volitive: oltreché consigliere provinciale, deputato provinciale per più di dieci lustri, membro del Consiglio provinciale scolastico e del Comitato forestale, egli fece gli interessi provinciali oggetto precipuo e costante, fino al suo ultimo dì, delle sue meditazioni e delle sue cure. E nella Provincia di Cuneo non eravi cittadino, quale che fosse la sua fede o il suo partito, che non sentisse di dovergli reverenza e gratitudine per gli importanti servigi da lui resi alla pubblica cosa, per l'integrità e la dignità della vita e per il pensiero supremamente patriottico che ispirava e dirigeva ogni sua azione.
Non minore della devozione al dovere, non minore della grande modestia, che lo mosse a vietare discorsi sulla sua bara, fu nell'animo suo la bontà, che si estrinsecava nell'intimità delle pareti domestiche e nel culto delle amicizie.
Per tutte queste preclare doti, che rifulgevano in Spirito Riberi, per tutte queste sue benemerenze, la vita di lui carica dì anni, ma ancora più carica di buone opere, dominata da un solo elevato ideale, è degna di essere additata ad esempio, nobile esempio, che è da augurarsi fecondo specialmente nei momenti gravi e difficili, che la patria attraversa.
Non dubito di interpretare i sentimenti dei colleghi, pregando il nostro illustre Presidente di far pervenire alla famiglia del senatore Riberi e all'amministrazione provinciale di Cuneo, entrambe in lutto, le vive condoglianze del Senato. (Approvazioni).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 10 marzo 1915.