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PUCCIONI Piero

02 settembre 1833 - 05 aprile 1898 Nominato il 07 giugno 1886 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Toscana

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Luigi Cremona, Vicepresidente

Passiamo ora ai nostri morti.
Signori senatori! Alle ore 13.30 del 5 aprile corrente moriva nel suo villino in piazza d'Azeglio a Firenze, per inesorabile malattia e nell'età di soli 65 anni, non ancora compiuti, il senatore Piero Puccioni.
Nato in Firenze il 2 settembre 1833, e abbracciata la professione d'avvocato, ben presto era salito a grande riputazione per ingegno, dottrina, rettitudine e facondia.
Partecipò ai moti politici della Toscana, servì la causa della libertà e indipendenza nazionale e collaborò efficacemente col Ricasoli e col Bartolomei ed altri insigni patriotti.
Nel 1859 fu commissario straordinario del Governo provvisorio nelle provincie di Siena e Grosseto.
Rappresentò il collegio di San Sepolcro nella Camera elettiva dalla legislatura IX sino alla XIV, cioè sino alla sua ammissione in Senato nel 1886. Assiduo ai lavori parlamentari, fu sempre autorevolissimo come eloquente oratore e maestro nel giure.
Di quanta stima egli godesse nella città nativa appare dalle cariche pubbliche da lui coperte: presidente del Consiglio provinciale, del Consiglio dell'Ordine degli avvocati e del Consiglio di amministrazione della pia Casa di lavoro; consigliere provinciale di sanità; consigliere d'amministrazione dello Spedale degli Innocenti e delle ferrovie meridionali; vicesopraintendente della scuola di scienze sociali Cesare Alfieri.
Virtuoso e modesto, alieno da brighe ambiziose, intemerato e dignitoso nella vita pubblica e nella privata. Scrittore autorevole non solo nelle materie giuridiche, politiche e amministrative, ma anche come critico di arte drammatica, della quale era appassionato cultore.
La morte prematura di Piero Puccioni, causa di lutto generale e profondo nella nativa Toscana, è gravissima perdita per la patria di cui era stato figlio operoso e devoto, ed in particolare pel Senato di cui era lustro e ornamento. (Benissimo). [...]
PIERANTONI. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
PIERANTONI. In Piero Puccioni e in Cesare Parenzo il foro ed il Senato perdettero due egregi cittadini, che per acume della mente, per dovizia di dottrina e virtuosa operosità lasciano lunga e bella memoria nella curia e nella nostra Assemblea. Non è mio costume di celebrare la vita di coloro che ben meritavano dalla patria, perché penso che la stima e la lode di coloro che molto fecero, sia da farsi soltanto da coloro che hanno coscienza d'avere merito superiore. Io non so darmi questo vanto.
Amico di entrambi gli estinti colleghi, che alle discipline giuridiche e sociali dettero l'opera loro, ben posso portare la parola del cordoglio, del rimpianto in questa ora solenne. [...]
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il senatore Barsanti.
BARSANTI. Il doloroso spettacolo, al quale tutti i giorni assistiamo, della rapida scomparsa di coloro che ci furono maestri, amici e colleghi, mi serva di scusa, se io non so vincere il profondo cordoglio dell'animo mio, pagando l'ultimo tributo alla memoria di Piero Puccioni, la cui morte è una sventura per il Senato, resa anche più grave per la morte dell'altro nostro collega Cesare Parenzo.
Un morbo fatale insidiava segretamente, senza che egli lo sapesse, la preziosa esistenza di Piero Puccioni; ma noi che lo vedevamo sempre animato dal medesimo ardore nell'adempimento dei suoi svariatissimi uffici, nei quali si rivelava l'onestà dell'anima, la potenza dell'ingegno e l'infaticabile operosità, andavamo accarezzando la speranza che malgrado le tristi previsioni della scienza egli fosse ancora per lunghi anni serbato al nostro affetto.
Tutti coloro che precederono a poca distanza e seguirono Piero Puccioni nel cammino della vita, ricordano, che degnissimo figlio di Giuseppe Puccioni, gloria della magistratura italiana e della scienza penale, egli fin dai suoi giovani anni fu cooperatore efficace di quel movimento toscano, che nel 1859 divenne la pietra angolare dell'edifizio unitario; che, richiesto, non esitò a dar prova del suo senno oltre gli anni maturo, nel disimpegno delle attribuzioni che la fiducia dei suoi concittadini, costantemente mantenuta, gli affidò; che nella sua brillante carriera parlamentare, tanto nella Camera elettiva quanto nella vitaliza, non cercò mai la soddisfazione di personali ambizioni, ma associò sempre agl'interessi della politica i ben più alti ideali della giustizia e della libertà.
Presidente prima della Deputazione provinciale e poi del Consiglio provinciale di Firenze, amministratore operoso delle istituzioni locali di pubblica beneficenza, capo dell'ordine degli avvocati, egli fu sempre patrocinatore disinteressato di tutto ciò che poteva conferire al lustro ed alla prosperità del paese.
Io ringrazio quindi l'illustre nostro Presidente delle nobili parole testé pronunciate in onore della memoria di Piero Puccioni.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 18 aprile 1898.