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PONZIO VAGLIA Emilio

05 dicembre 1831 - 29 dicembre 1913 Nominato il 25 ottobre 1896 per la categoria 14 - Gli ufficiali generali di terra e di mare. Tuttavia i maggiori generali e i contrammiragli dovranno avere da cinque anni quel grado in attività provenienza Piemonte

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

Onorevoli colleghi! [...]
Dolenti pure siamo innanzi ai funebri odierni del collega valoroso e dotto nelle armi, il generale conte Emilio Ponzio Vaglia. Nato in Torino il 5 dicembre 1831, al Senato apparteneva dal 25 ottobre 1896. Allievo della Regia militare accademia, prese i primi gradi nell'artiglieria sarda, e salì sino al comando di corpo d'Armata nel nostro esercito. Nel 1852 luogotenente ebbe la menzione onorevole, convertita posteriormente in medaglia di bronzo, per il suo valore nelle circostanze dello scoppio della polveriera di Borgo Dora in Torino nel 12 aprile 1852. Fu comandante in 2a la Scuola d'applicazione delle armi d'artiglieria e genio nel 1871; una missione adempì in Russia nel 1882. Appartenne al corpo di spedizione in Crimea; fece la campagna del 1859; ed in quella del 1866 meritò la croce di cavaliere dell'Ordine militare di Savoia. Comandava la brigata d'artiglieria a cavallo; e chiamata dal generale Govone la batteria del capitano Perrone al fatto d'armi del 24 giugno, vi si unì il maggiore Ponzio Vaglia volontariamente ed, alla testa dei serventi ai pezzi, caricò il nemico con coraggio meraviglioso. La fiducia e l'affetto del compianto Re Umberto lo degnarono della scelta di primo aiutante di campo generale di sua Maestà, e poi della carica di ministro della Real Casa, che tenne sino alla necessità del riposo. Portava la medaglia mauriziana per il merito militare di dieci lustri di servizio.
Il generale Ponzio Vaglia lascia memoria amata e rispettata nell'esercito; onorata del pianto de' sovrani; cara a noi, amareggiati della sua scomparsa. (Benissimo).
BAVA BECCARIS. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
BAVA BECCARIS. Onorevoli colleghi. Una fraterna amicizia durata sessantotto anni e che mai fu adombrata dal menomo dissidio, mi impone il dovere di pronunziare poche parole per esprimere il mio profondo rimpianto per la perdita dolorosa di tanto amico.
Con Ponzio Vaglia sono entrato nell'Accademia militare di Torino nel 1845, all'età di 14 anni; egli fu sempre il primo del corso d'armi dotte, come si chiamavano allora l'artiglieria ed il genio; in lui la svegliatezza dell'ingegno, l'assiduità nello studio e la maturità del senno, accoppiate ad una grande bontà di animo, erano da tutti i compagni riconosciute ed apprezzate.
Coll'amico Ponzio Vaglia ebbi la fortuna di partecipare alla guerra d'Oriente del 1855; benché giovani sentivamo che le bandiere consegnataci da Re Vittorio Emanuele II in Alessandria, col mandato di riportarle gloriose in patria, erano il simbolo precursore di quelle future del sospirato esercito, non più piemontese, ma italiano. (Vivi applausi).
Della luminosa carriera del compianto amico vi ha parlato con tanta eloquenza sincera il nostro illustre Presidente, che io non saprei maggiormente illustrarla.
Mi piace però far notare che a Ponzio Vaglia procacciarono sopratutto l'estimazione generale l'integrità, la probità del carattere, l'austerità della vita; una singolare modestia lo teneva appartato dal mondo, ma viveva consolato dall'amore intenso della sua diletta consorte e da quello dei figli che l'adoravano.
Di lui ben si può dire che compì il suo dovere in ogni momento, sia sul campo di battaglia, sia nelle svariate cariche sostenute, come nell'esercizio delle più delicate funzioni presso i due sovrani, che l'onorarono della loro completa fiducia.
In lui deploriamo la perdita di un gran galantuomo, di un esemplare padre di famiglia, di un valoroso soldato, per me, dell'impareggiabile fedele amico.
Credo di rendermi interprete dei sentimenti dei colleghi, pregando il Presidente a voler esprimere alla famiglia il cordoglio del Senato. (Vivissime generali approvazioni).
MAZZA. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAZZA. Dopo le eloquenti parole pronunziate in onore del compianto collega Ponzio Vaglia, dal nostro illustre Presidente e dal collega senatore Bava, a me resta ben poco da aggiungere per degnamente commemorare l'illustre estinto. Sento però il bisogno di dire ancora qualche parola, stante l'affetto e la stima grandi che mi legavano a lui.
Io ebbi l'onore di servire, fino dai primordi della mia carriera, sotto i suoi ordini nel 1862, quando egli era maggiore di artiglieria, ben giovane per l'elevato grado, e dirigeva le esperienze di tiro al campo di San Maurizio, ed io, tenente d'artiglieria da poco entrato nell'arma, era addetto alle esperienze stesse.
Fui anche ripetutamente ed a diversi intervalli, a stretto contatto con lui durante la mia lunga carriera. Ebbi perciò occasione di conoscerlo a fondo e di apprezzare come meritavano tutta la nobiltà dell'animo suo e l'elevatezza del suo carattere.
II generale Ponzio Vaglia fu, come ha giustamente accennato il collega Bava, un uomo di mente acutissima e uno studioso. Egli era dotato di una cultura non comune, ma per la sua eccezionale riservatezza che non era misantropia né superbia, ma costituiva invece uno dei lati più pregevoli del suo carattere serio e ponderato, egli non amava mai di far sfoggio del suo sapere.
Distintissimo di modi, di squisito sentire, di tatto finissimo, osservante dei suoi doveri fino allo scrupolo, egli poteva ben dirsi il tipo perfetto del soldato e dei gentiluomo del buon stampo antico.
Per caratterizzare il soldato, senza riandare i fasti della sua brillante carriera, non posso a meno di accennare a due fatti, sui quali, con particolare modestia, giacché anch'egli ebbe occasione di distinguersi in quelle circostanze, non volle intrattenersi il collega Bava; e sono i seguenti.
Nel 1852 al 26 aprile avveniva in Torino lo scoppio della polveriera di Borgo Dora. Il tenente Ponzio Vaglia dava, in quella circostanza, luminosa prova d'intrepidezza e di slancio, accorrendo prontamente sul sito, senza preoccuparsi del pericolo a cui si esponeva, per attenuare le conseguenze di quell'immane disastro. Perciò fu decorato con un'onorificenza al valor militare.
Nella campagna del 1866 il maggiore Ponzio Vaglia era comandante della brigata a cavallo, addetta alla divisione di cavalleria di riserva agii ordini del generale De Sonnaz. Nella giornata nefasta, ma pur gloriosa del 24 giugno di quell'anno, ferveva la lotta sulle alture circostanti a Custoza e su di esse, da Monte Croce, combatteva da valoroso con le sue artiglierie anche il nostro collega Bava, il quale così belle parole ha testé pronunziato in onore del compianto generale Ponzio Vaglia, senza parlare di sé. Si trattava di riconquistare la posizione di Custoza, della quale si erano già impadroniti gli Austriaci. A quest'opera ardua e pericolosa s'accingeva l'intrepido generale Govone con le truppe della sua valorosa divisione. Il generale Della Rocca inviava a rinforzo dei combattenti una batteria a cavallo, quella comandata dal valoroso capitano Perrone, seguita da quattro squadroni dei cavalleggeri di Foggia. Il maggiore Ponzio Vaglia, comandante della brigata a cavallo, impaziente di combattere, volontariamente si portò alla testa della batteria e marciò verso il nemico infilando il viale dei platani. Mentre egli marciava così alla testa della colonna s'imbatté in un reparto di usseri austriaci che saliva anch'esso le alture. A quella vista, senza esitare un momento, riunì i serventi dei primi pezzi della batteria e con essi carico vigorosamente il nemico e lo mise in fuga, coadiuvato da uno squadrone dei cavalleggieri di Foggia, che era allora sopraggiunto.
Per la bella condotta tenuta in quella circostanza, per il valore grandissimo da lui spiegato, il maggiore Ponzio Vaglia venne decorato della croce di cavaliere dell'Ordine militare di Savoia.
Non voglio ricordare altri particolari della sua carriera, né parlare delle campagne di Crimea e del 1859, alle quali egli prese parte lodevolmente, ma senza aver l'occasione di distinguersi in modo particolare, perché ad esse hanno già accennato tanto l'onorevole Presidente come l'amico Bava Beccaris.
Dirò solo che le eminenti qualità di soldato e di gentiluomo del defunto collega erano tenute in così gran conto da tutti, che egli era circondato dalla stima e dalla simpatia universale.
Questi sentimenti erano condivisi anche dal sovrano; tanto che S.M. il Re Umberto, che Io aveva prima avuto come suo aiutante di campo da maggior generale, dopo che egli fu passato per il comando di una divisione e di un corpo d'Armata, lo volle nuovamente presso di sé nella carica di suo primo aiutante di campo. In seguito lo nominò ministro della Real Casa, carica che egli conservò per desiderio di S.M. il Re Vittorio Emanuele III e mantenne finché, sentendosi oramai troppo innanzi negli anni per assolvere con la solita scrupolosa operosità i doveri dei suo ufficio, chiese volontariamente, con raro disinteresse, di esserne dispensato.
Dell'alta considerazione e della simpatia che hanno avuto per lui due successive generazioni di Casa Savoia sono eloquenti testimonianze, oltre le cariche eminenti di Corte, a cui ho accennato, gli onori, dei quali fu insignito per parte dei due sovrani che lo ebbero al loro servizio; voglio dire la nomina a senatore, il conferimento del titolo di conte, la nomina a ministro onorario della Real Casa e quella di ministro di Stato quando lasciò il servizio. E ciò senza essere mai stato, per l'elevatezza del suo carattere, un cortigiano.
Sia onore alla memoria di quest'uomo, il quale durante la sua lunga vita modestamente operosa e piena di devozione ai suoi re, uno dei quali cadde al suo fianco colpito da mano sacrilega, fu esempio di austera osservanza dei suoi doveri, congiunta ad una insuperabile gentilezza di animo e di modi.
Mi associo quindi con tutto l'animo alla preghiera che l'amico Bava ha rivolto al nostro egregio Presidente affinché voglia presentare alla famiglia dell'illustre estinto, da lui tanto amata e che lo circondava di pari affetto, le condoglianze dei Senato. (Approvazioni).
MORRA DI LAVRIANO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MORRA DI LAVRIANO. Le virtù e le opere del nostro compianto collega, sono state così validamente esposte dal nostro egregio Presidente e dai senatori Bava Beccaris e Mazza, che io non farò che una semplice considerazione su questo carissimo amico mio di aspetto così florido per la sua avanzata età e malgrado il grave malore che già lo minava e che lo trasse purtroppo in breve alla tomba a nostra dolorosissima sorpresa.
Nell'ultima parte della sua carriera, quando fu chiamato alla carica di ministro di Casa reale, egli si trovò certamente di fronte ad importanti affari ai quali non erano mai stati rivolti i suoi studi ed i suoi atti. Ebbene, egli seppe servire così egregiamente in quella condizione di cose i due sovrani, che lo onorarono della loro fiducia, da ridurre l'amministrazione di Casa reale in una posizione assai migliore di quella in cui la trovò.
Ma ciò che prova il vero valore e la delicatezza di sentimenti di quel valentuomo, si è che in una posizione in cui è assai più facile crearsi degli invidiosi che degli amici, egli non ne perdette uno solo di quanti ne aveva, e non si creò mai una inimicizia. La sua modestia, il suo carattere, il suo tatto così delicato, gli valsero sempre il plauso, la cordialità, l'affetto di tutti, come credo abbia acquistato quello di tutti i nostri egregi colleghi. (Vive approvazioni).
GIOLITTI, presidente del Consiglio, ministro dell'interno.Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOLITTI, presidente del Consiglio, ministro dell'interno.È una delle maggiori fortune per un valoroso soldato l'essere commemorato in quest'Aula da tre valorosi generali che, per aver personalmente assistito alla sua carriera, ne poterono apprezzare a fondo le qualità.
Il generale Ponzio Vaglia, oltre i grandi servizi militari, ha reso grandi servizi alla nostra dinastia. Come è stato ricordato, egli fu prima aiutante di campo del sovrano, che morì al suo fianco, e dopo, raggiunto dai limiti di età come primo aiutante di campo, divenne ministro di Casa reale. Questa la miglior prova della completa fiducia che egli aveva saputo inspirare al suo sovrano.
Alla sua memoria vada il rimpianto del Governo insieme col rimpianto di questa altissima Assemblea. (Vive approvazioni).
PRESIDENTE. La Presidenza darà esecuzione alle varie proposte fatte, nelle quali, è certamente consenziente ed unanime il Senato.
Avverto che i funerali del senatore Ponzio Vaglia avranno luogo domani alle ore 10; vi interverrà la Presidenza con tutti i senatori che ad essa vorranno unirsi.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 30 dicembre 1913.