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PONZI Giuseppe

20 maggio 1805 - 30 novembre 1885 Nominato il 01 dicembre 1870 per la categoria 18 - I membri della Regia accademia delle scienze dopo sette anni di nomina provenienza Lazio

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giacomo Durando, Presidente

Onorevoli colleghi. Ho il dolore di annunziarvi un'altra grave perdita fatta dal Senato. Sulle prime ore di questa mattina cessava di vivere in Roma, dove era nato nel 1805, il professore commendatore Giuseppe Ponzi. Percorse da giovinetto gli studi e conseguì la laurea in medicina, nell'Università di Roma dove segnalatosi ottenne la Cattedra di anatomia e fisiologia comparata. Intraprese poscia a coltivare con particolare amore la geologia, e fatta una pregiata e scelta collezione di minerali la cedè al Governo a condizione che fosse istituita nell'Università di Roma una Cattedra di geologia, lo che avvenne ed egli fu il primo a reggere quella cattedra. Dopo installato il Governo italiano a Roma venne eletto fra i primi consiglieri comunali e membro della Commissione per il bonificamento dell'agro romano. Pubblicò parecchi lavori importanti in materia geologica. Per le sue distinte doti era fregiato della decorazione del merito civile. Era membro di parecchi corpi scientifici, fra cui dell'Accademia dei Lincei. Era senatore del Regno dal 1° dicembre 1870.
Deplorando oggi vivamente la perdita che ha fatto il Senato mi riservo di intervenire con voi domani al trasporto della salma del nostro compianto collega per rendergli l'ultimo tributo d'onore.
Avrò l'onore di annunziare al Senato l'ora in cui avrà luogo il funerale appena essa mi sarà nota.
Il signor ministro della Pubblica istruzione ha la parola.
COPPINO, ministro della Pubblica istruzione. Signori senatori. Ieri l'arte, oggi la scienza deplorano che uno degli onorandi stalli in mezzo a voi sia rimasto vuoto.
Il professore Ponzi nella vita sua lunga ha dimostrato due cose: come difficoltà di tempi non possa nuocere all'operosa pertinacia dell'ingegno, e come da questa operosa pertinacia dell'ingegno si acquisti non solo la fama, ma altresì si ottenga la giustizia, e in mezzo ai dissensi politici e alle disapprovazioni che furono così facili per gli anni tormentosi che afflissero l'Italia, si possa ispirare rispetto di sé agli avversi e ottenere quegli uffici dai quali pareva dovesse allontanare il libero e generoso amore della ricerca del Vero.
Ma la lunga vita del professor Ponzi ha dimostrato ancora un'altra cosa: come agli uomini sinceramente dediti allo studio e nulla chiedenti se non le nobili e sublimi consolazioni del Vero, non la patria soltanto, ma quanti sono pel mondo animi eletti, rendon giustizia ed omaggio. Egli fu riputato e chiaro non solo tra noi, ma fuori, ed allorquando un sorriso di tempi nuovi poté permettere che il valore fosse giudicato per sé, indipendentemente da qualsiasi altra considerazione e più riputata di tutte fu la religione del Vero, egli presiedeva i nuovi Lincei. Credo che nelle vicende di questa Accademia stia un grande onore suo.
Egli sentì ed accolse lo spirito dell'Italia nova, e intravide la grande missione dei tempi civili consistere nel progresso della scienza; e così sorse, o risorse, certo si costituì sul più nobile ceppo dell'Accademia già stata famosa, la novella a cui il tempo futuro non solo offre speranza di maggiori successi, ma il giorno d'oggi di già segnala all'amore e al rispetto.
Nobile centro delle elette intelligenze nazionali vorrà attestare come il presente indirizzo e l'ambizione generosa della patria nostra tutta si rivolga alle pacifiche ma tanto più feconde conquiste del Vero.
Il prof. Ponzi dalla cura dei malati, passò alla considerazione delle grandi leggi della natura, ed acquistò fama principalmente negli studi geologici. Nato in questa Roma sulla cui storia si esercita la memoria della fanciullezza e della gioventù di tutti i figli delle civili nazioni; nato in questa Roma dove tutti coloro che hanno l'aspirazione alla grandezza, sotto qualunque forma si riveli, vengono ad ispirarsi alle maestose rovine piene di pensieri; in questa Roma dove noi vorremmo e donde non possiamo trarre ancora di sotto il suolo, che copre tanta parte di storia antica, tutte le tradizioni, tutti i monumenti, tutte le rappresentazioni dell'arte romana e greca, egli è stato il più archeologo di tutti.
Non si arrestò alla faccia esterna della grande città; non ricercò la politica e l'arte, ma volle vedere il substrato di questo classico terreno eternamente memorando, e gli studi suoi sopra la costituzione di questo sacro suolo, furono il suo principale titolo di gloria e come principale titolo di gloria resteranno.
Perciò è giusto che alla mesta e grave parola del Presidente del Senato, a nome del Governo, io congiunga anche la mia.
E la melanconica nota del vostro illustre Presidente non può essere rallegrata dal pensare che ad alcuni dei vostri illustri trapassati sorrise lunga e vigorosa la vita. Quasi come quelli dell'affetto e della parentela sono gagliardi nell'animo, generoso i vincoli del rispetto e della ammirazione. E si aggiunga che lo sparire di cotesti egregi impone a chi resta obblighi, i quali, voi, onorevoli senatori, saprete certamente volere che siano adempiti. Tuttavia nella mestizia giova ricordare che in queste dolorose commemorazioni alle quali, di tratto in tratto, il Parlamento italiano è condannato, esso e tutti ritroviamo i veri argomenti, i quali spiegano questo miracolo del nostro risorgimento, e con l'ammirazione e la pietà rinforzano il pensiero e la coscienza del dovere, perché questo risorgimento si mantenga e prosperi e risponda ai sacrifici di tutti. (Applausi prolungati).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 30 novembre 1885.