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PIANELLI Giuseppe Salvatore

09 novembre 1818 - 05 aprile 1892 Nominato il 15 novembre 1871 per la categoria 14 - Gli ufficiali generali di terra e di mare. Tuttavia i maggiori generali e i contrammiragli dovranno avere da cinque anni quel grado in attività provenienza Sicilia

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Domenico Farini, Presidente

Signori senatori! Non valse sollecitudine, non affetto di congiunti; dopo straziante vicenda di timore e di speranza, l'inesorabile natura vinse: il conte Giuseppe Pianelli è morto la notte passata in Verona.
Nasceva il collega in Palermo l'anno 1818 e fanciullo entrava nella milizia. La carriera gli schiudevano largamente ed agevolavano ordinamenti e privilegi che creavano capitano chi assoldasse una compagnia di fanti. Ma alla eletta natura sua non parve bene acquistato il grado se non se ne rendesse degno: nel collegio militare con ogni diligenza e studio addottrinandosi, nel militare tirocinio segnalandosi, poté dirsi averlo, meritandolo, riacquistato. Rapido avanzamento, nome di uno fra i migliori ufficiali dell'esercito napolitano lo seguirono.
Sicché quando nel 1860, al vacillante trono di Francesco II si tentò di fare puntello con uomini valenti e di appagare coll'offa di una costituzione i liberali del mezzogiorno, il maresciallo di campo Giuseppe Pianelli fu ministro della guerra del Ministero di cui fu anima Liborio Romano.
Fede di soldato lo avvinse sino al giorno in cui il Re, abbandonata Napoli, riparava a Gaeta, ed egli da ogni vincolo militare volontariamente si scioglieva.
Più tardi, volsero testé 31 anni, ossequente alla volontà nazionale, entrava luogotenente generale nell'esercito italiano, preceduto da rinomanza che crebbe dipoi e divenne sempre più chiara. Persona prestante, modi cortesi autorevoli, perizia d'ogni uso e regola della milizia, mente colta, corpo infaticabile, in lui si sommavano le qualità precipue che a guidare le numerose accolte d'uomini si convengono. Passionato, orgoglioso della nobile missione delle armi ne zelava con scrupolo ogni dovere: severo prima con sé che con gli altri, nulla gli pareva avere fatto se qualche cosa, per minuta che fosse, restasse a fare. Conscio che i grandi sacrifizi di vite umane non s'impongono d'un tratto ma si preparano lentamente coll'assiduo istillare nell'animo dei soldati l'abnegazione, il sentimento dell'onore e dei doveri verso la bandiera, che è l'emblema della patria; contegno, atti e parole volgeva tenacemente a suscitare e rinvigorire nei suoi le energie morali nelle quali sta il segreto della vittoria. Sugli ufficiali, sui soldati acquistava lo ascendente che, nei supremi frangenti, incatena i corpi e le volontà al volere del capo (Molto bene).
E quando venne il giorno della battaglia, quantunque quella per lui fosse la prima campale e la sorte avversa sfrondasse o sbassasse troppe riputazioni, la sua si innalzò repente e splendette. Imperocché nella giornata di Custoza, lasciato colla seconda divisione sulla destra del Mincio a guardia di Peschiera ed a schermo dell'ala sinistra, con iniziativa sapiente e vigorosa accorso al rombo del cannone, traghettato il fiume, vittoriosamente arrestava l'irrompere del nemico che, spuntato già il fianco, si dirizzava minaccioso alle nostre spalle sui ponti di Monzambano e di Valeggio. Avventurato episodio che, fra i disgraziatissimi di quella giornata, diede al consiglio ed alla spada del Pianelli fama di eccellenti, e pose sul suo petto la croce di grand'ufficiale dell'ordine militare di Savoia (Benissimo).
Che se i casi ulteriori non offrirono a lui, sullo scorcio della campagna elevato al comando del primo corpo d'Armata, nuove occasioni di gloria, pure quella lo collocò altissimo nella pubblica estimazione.
Da allora costituito nelle maggiori dignità, nei più difficili incarichi militari; chiamato nelle consulte della milizia le più delicate; da allora deputato alla Camera per Napoli durante la 10ª legislatura; e, nella successiva, sul cadere del 1871, ascritto a questo primo ramo del Parlamento. Da allora i più ambiti segni d'onore, quali, a tacere d'altri, la medaglia mauriziana pel merito militare di dieci lustri, il collare dell'Ordine supremo della SS. Annunziata.
Di tale maniera, dal meriggio della vita insino all'occaso, fra la universale benevolenza, il senatore Giuseppe Pianelli visse, con giovanile ardore, ad ogni ufficio. Ancora pochi giorni addietro egli era qui fra noi in tutta la vigoria delle forze e della mente ed in quest'Aula risuona tuttora l'accento di profonda convinzione col quale, in importantissimo argomento militare, oppugnava risoluzioni, proponeva provvidenze. E la sua morte oggi funesta l'esercito ed il Senato e toglie ai difensori della patria un braccio poderoso, un consiglio sperimentato (Movimento di assenso).
Serrino le file i superstiti: e gelosamente custodiscano e perpetuino nella tradizione militare italiana l'esempio del generale Giuseppe Pianelli a Custoza. In quell'esempio, se tornino i sanguinosi cimenti, i cuori dei combattenti si innalzeranno, si accenderanno i forti ad opere magnanime! (Approvazioni unanimi vivissime). [...]
PELLOUX, ministro della guerra.Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PELLOUX, ministro della guerra.L'onorevole Presidente ha in modo che certo io non saprei eguagliare, parlato della vita del compianto senatore Pianelli, ora estinto.
Io non potrei aggiungere molto a quanto egli ha detto, però mi sia permesso di dire poche parole. Una caratteristica speciale di quell'uomo insigne fu che egli ebbe costantemente in vista durante la sua lunga e splendida carriera militare, un sentimento solo, quello del dovere.
Questo sentimento spiccò, in tutti gli atti di una vita così operosa tutta dedicata al bene e all'interesse dell'esercito.
L'onorevole Presidente ha parlato della condotta del generale Pianelli a Custoza; in questa sua condotta si rileva un'altra caratteristica delle sue qualità militari, del suo ascendente sulle truppe, e della sua conoscenza delle medesime. Quando segnalando al 5 reggimento della brigata Aosta, l'avanzarsi delle schiere austriache sulla nostra sinistra, lo mandò innanzi a sostenere la ritirata nostra, disse queste sole parole: "Andate, soldati, ricordatevi della medaglia d'oro che splende sulla vostra bandiera".
Questo era per lui e per noi tutta l'espressione della conoscenza del sentimento della truppa ed è con questi sentimenti che egli seppe acquistarsi la venerazione e l'ammirazione dei suoi dipendenti.
Dopo la campagna del 1866 egli fu sempre comandante generale delle truppe nel Veneto. Ed oltre agli altri servizi resi allo Stato in questa carica speciale, egli ne resi dei segnalatissimi all'amministrazione militare, perché le fece sentire la sua opera benefica costantemente intesa al bene di tutti; e bisogna percorrere quella zona ed essenzialmente tutta la frontiera che dal Lago di Garda si estende fino all'estremo confine orientale per vedere quello che egli ha fatto. È cosa che non si può esprimere a parole; bisogna vederlo per farsene un'idea.
Venuto in Roma ultimamente per presiedere la Commissione suprema dell'avanzamento, egli fin d'allora manifestò l'intenzione di ritirarsi dal servizio attivo. Egli, malgrado la sua apparenza robusta e la sua fibra potente, si sentiva alquanto stanco e desiderava di passare ad un modesto riposo. Malgrado le vive premure che gli furono fatte quando gli si fece intendere che avrebbe potuto per sempre conservare la sua mente e la sua esperienza al servizio ed al bene del paese in caso di guerra, pur lasciando il servizio del suo comando di corpo d'Armata, egli reciprocamente mi rispose con queste precise parole: "Ringrazio il Governo di questa sua proposta; in coscienza non potrei assumere sopra di me questa grave responsabilità".
Ed anche qui, malgrado tutto il suo splendido passato, che gli dava in certo modo diritto a specialissimi riguardi, egli, guidato sempre da un solo sentimento, quello del dovere, non credeva in coscienza di potere accettare.
Noi non possiamo misurare ora la perdita che l'esercito ed il paese hanno fatta.
Quando l'esercito perde un capo così provetto, così stimato, così venerato, resta la consolazione e la speranza che le sue virtù civili e militari servano di esempio; resta il ricordo felice e sereno, di una esistenza intieramente dedicata al bene generale, la quale scomparendo con la sua presenza, non priva del tutto il paese di sé; ed il generale Pianelli sarà lungamente rimpianto e ricordato da tutti noi. (Bene, benissimo!).
MEZZACAPO. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
MEZZACAPO. Compagno d'infanzia e di studi del generale Pianelli mi associo di cuore alle nobili parole pronunciate così dall'onorevole Presidente, come dal signor ministro della guerra.
La commozione non mi consente di aggiungere che poche parole, come tributo di amicizia e di affetto al compagno, all'amico, al collega.
Il generale Pianelli fu principalmente soldato, e fu soldato intelligente ed energico.
Lo dimostrò in tutta la sua vita, e lo dimostrò precipuamente con quella iniziativa che prese a Custoza nei momenti più difficili di quella infausta giornata.
Lo dimostrò con l'ordine repentino che rimise nel corpo d'Armata di cui prese il comando, e che era scosso dalle vicissitudini di quel giorno.
Maggiori prove sicuramente avrebbe dai di sé, qualora la fortuna l'avesse conservato all'esercito peri il giorno in cui fosse stato chiamato a sostenere l'interesse, l'onore ed i diritti della nazione.
Il generale Pianelli era.come fatto per il comando.
A diciott'anni comandava un battaglione di cacciatori, che può quasi dirsi fu il migliore dell'esercito napolitano.
Pochi giorni prima della sua morte passò in rassegna, sul campo di Verona, le truppe del presidio cui aveva consacrato il cuore e l'affetto; e pare che, quasi presago della sua sorte, volesse congedarsi da quelle truppe, per le quali aveva tanto lavorato e che tanto amava.
L'esercito ed il paese perdono in lui uno dei migliori capi militari.
Uniamo il nostro al generale compianto, e mandiamo un reverente saluto alla nobile signora che gli fu affettuosa compagna nella vita. (Bene, bravo).[...]
MANZONI. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
MANZONI. Io propongo che l'onorevole signor Presidente, a nome del Senato, invii i sentimenti di viva condoglianza alla contessa Pianelli ed alla famiglia del compianto Maurogonato.
PRESIDENTE. Il senatore. Manzoni propone che la Presidenza, a nome del. Senato, manifesti alle famiglie dei due compianti senatori le sue condoglianze.
Chi approva questa proposta è pregato di alzarsi.
(Approvato).
I signori senatori saranno poi avvertiti dell'ora e del giorno in cui avranno luogo i funerali del senatore Maurogonato.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 6 aprile 1892.