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PIACENTINI Settimio

06 gennaio 1859 - 02 novembre 1921 Nominato il 08 giugno 1921 per la categoria 14 - Gli ufficiali generali di terra e di mare. Tuttavia i maggiori generali e i contrammiragli dovranno avere da cinque anni quel grado in attività provenienza Lazio

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Tommaso Tittoni, Presidente

Onorevoli senatori!
Anche questa volta, pur troppo, nel riprendere i nostri lavori, mi incombe il doloroso dovere di annunciarvi la perdita di amati colleghi. [...]
Il 2 novembre improvvisamente cessava di vivere a San Polo Sabino il tenente generale Settimio Piacentini, poche ore dopo che anch'egli, strenuo combattente, erasi voluto recare alla vicina stazione di Stimigliano a rendere omaggio alla salma lacrimata del Milite ignoto. Simpatica figura di soldato, il generale Piacentini aveva dedicato alla patria le sue migliori energie; ed è con vivo rammarico che noi lo vediamo scomparire prima che anche in Senato avesse potuto esplicare la sua fervida opera, poiché era nostro collega solo dall'8 giugno decorso.
Nacque a Tarano il 6 gennaio 1859 e, giovanissimo, abbracciò la vita delle armi, spintovi sopratutto dal suo carattere risoluto e dall'ingegno svegliato. Compiuti con onore i corsi dell'Accademia militare, nel 1879 fu nominato sottotenente nel Genio e, più volte promosso a scelta, percorse una carriera rapida e brillante. Numerosi incarichi di fiducia si meritò e fu istruttore nella stessa Accademia militare e poi nella Scuola di applicazione di artiglieria e genio e per molto tempo addetto al Corpo di Stato maggiore. Da maggior generale, nel 1909, venne chiamato a far parte della Commissione per l'esame delle proposte di ricompensa al valor militare e poco dopo, nel 1911, fu scelto quale aiutante di campo di S.M. il Re.
Nell'ultima guerra compì opera veramente preziosa, esplicando nelle più diverse contingenze un'azione ad un tempo pronta e illuminata, portando sempre un austero senso di disciplina e di dovere. Dapprima intendente generale dell'esercito dette prova di possedere preclare qualità di organizzatore, dirigendo ed adattando ad imprevedibili necessità di guerra i servizi che con alta competenza aveva predisposti in pace. Più tardi la sua sapiente opera svolse da comandante delle maggiori unità su tutti i campi di battaglia dall'Isonzo al Cadore; e nella memoranda giornata del 15 giugno 1918 sul Grappa si ebbe la medaglia d'argento al valore per il validissimo contributo dato dal proprio corpo d'Armata nella energica resistenza contro la poderosa offensiva nemica.
Incaricato poi del comando delle truppe italiane in Albania, in ore gravi per l'onore del paese e delle armi italiane, con le scarse forze disponibili seppe organizzare intorno a Vallona una incrollabile difesa e additare al Governo i saggi e più opportuni provvedimenti che si imponevano per risolvere il problema di quella regione, di cui aveva acquistata profonda conoscenza. L'altissima onorificenza, in tale occasione concessagli, di cavaliere di gran croce dell'Ordine militare di Savoia, fu un giusto riconoscimento dei servizi da lui resi e la motivazione che essa porta è davvero titolo di gloria, dappoiché conchiude che egli compì opera di civiltà e valore, altamente meritevole della riconoscenza della patria e destinata a fruttificare negli anni.
Noi siamo dolenti che l'inesorabile destino ci abbia oggi immaturamente tolta sì preziosa esistenza e alla memoria dell'illustre estinto rivolgiamo il nostro pensiero grato, inviando alla desolata consorte la espressione del nostro vivo cordoglio. (Benissimo). [...]
GASPAROTTO, ministro della Guerra. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GASPAROTTO, ministro della Guerra. A nome del Governo e dell'esercito ho l'onore di associarmi alle alte parole dette dall'illustre Presidente alla memoria [...] e del generale Piacentini, due soldati che appartennero a due diverse, ma ugualmente gloriose epopee. [...]
In altri campi, in più vasti campi di battaglia, emerse la nobile figura del generale Piacentini. Insegnante nei suoi giovani anni nelle nostre scuole di guerra, alla vigilia dell'entrata dell'Italia nel conflitto europeo la divisione di Napoli lo ebbe suo comandante, ed ivi promosse la costituzione delle nuove unità destinate alla prova imminente. L'apertura delle ostilità lo trovò intendente generale dell'esercito e quivi provvide con fermezza e sapienza alla coordinazione dei servizi; comandante del primo corpo d'Armata del Cadore, con ferma azione di comando tenne salde le posizioni conquistate al nemico e affrontò, con successo che ebbe a meravigliare la pubblica opinione italiana, le impreviste angustie della prima campagna d'inverno. Da quel giorno non vi fu campagna di guerra, non vi fu momento culminante nella nostra storia bellica che non avesse a trovare in prima linea la figura del generale Piacentini. Nel marzo 1916 egli era in Albania, ma quando il nemico irrompeva nella conca di Arsiero, due mesi dopo, nel maggio dello stesso anno, era già tornato in Italia, sull'altopiano di Asiago, ad arginare l'invasione e a rigettare il nemico, mentre nell'agosto successivo egli batteva con le sue truppe alle porte di Gorizia. Caporetto lo trovò ancora una volta nel Cadore e qui comandò la ritirata dei suoi reparti che non lasciarono al nemico nessun facile trofeo. La battaglia del Piave, che decise delle sorti della nostra guerra e di quelle di tutto il mondo, lo ebbe in prima linea, tanto che gli toccò l'onore della medaglia d'argento al valore sul campo. Questo prode generale dalla multiforme attività si è spento, come bene ha ricordato fra la commozione di tutti, l'illustre Presidente, quando ad una piccola fermata ferroviaria, si recava, ignorato, a recare il suo saluto alla salma del milite ignoto. Forse il cuore gli si è spezzato, perché poche ore dopo, mentre il milite senza nome saliva alla gloria del Campidoglio, si spegneva quel cuore e si chiudeva una lunga e laboriosa giornata. (Approvazione).

Senato del Regno, Atti Parlamentari. Discussioni, 24 novembre 1921.