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PERRUCCHETTI Giuseppe

13 luglio 1839 - 05 ottobre 1916 Nominato il 17 marzo 1912 per la categoria 14 - Gli ufficiali generali di terra e di mare. Tuttavia i maggiori generali e i contrammiragli dovranno avere da cinque anni quel grado in attività provenienza Lombardia

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

Onorevoli colleghi! Debbo adempiere al mesto ufficio di ricordare i nostri, che abbiamo perduto nelle vacanze. Essi sono: San Martino Guido, Perrone, Tacconi, Pessina, Perrucchetti, Driquet, Minervini, Doria d'Eboli. [...]
Improvvisamente il 5 ottobre morì in Cuorgné il tenente generale senatore Giuseppe Perrucchetti, tenuto anche nel riposo in onore dall'esercito e sempre maggiormente in istima dai dotti delle armi e della milizia. Nato in Cassano d'Adda nel 13 luglio 1839; alla R. Accademia militare nel 1860; era luogotenente di Stato maggiore nella campagna del 1866 contro gli Austriaci; ed il suo valore nella battaglia del 24 giugno meritò a Custoza la medaglia. Capitano nel 1869, l'ebbe insegnante esimio di geografia militare la Scuola superiore di guerra. Da maggiore di fanteria nel 1879 fu destinato allo Stato maggiore generale; nel 1880 nuovamente alla Scuola di guerra professore titolare, e tenutovi da tenente colonnello sino al maggio 1885. Il principe Amedeo duca d'Aosta, che aveva ammirato il giovane tenente nella giornata di Custoza, e ne apprezzava il sapere, lo volle vicegovernatore del duca delle Puglie Emanuele Filiberto. Colonnello nel 1887, fu capo di Stato maggiore del VII corpo d'Armata nel 1891, del X nel 1893, maggior generale nel 1895, tenente generale nel 1900, finì la splendida attività con il passaggio al servizio ausiliario nel 1904, e con il collocamento a riposo e l'iscrizione alla riserva nel 1910; fregiato della corona d'oro per anzianità di servizio.
Dei lumi del generale Perrucchetti si giovò il Governo nelle commissioni; in quella particolarmente per l'inchiesta sull'esercito. All'opera della spada aggiunse quella della penna: non avendo mai interrotto i suoi studi di scienza militare e dell'arte della guerra. In Senato, ove entrò per decreto del 17 marzo 1912, prese parte utile alle discussioni di soggetti militari con discorsi approvati. Molte e pregiate furono le sue pubblicazioni. Quello dei suoi libri che gli diede nome, fu La difesa dello Stato; giudicato libro fondamentale e magistrale. Era stato preceduto dagli Appunti geografico-militario Del metodo degli studi per la difesa dello Stato. Vengono appresso gli Studi di geografia Militare: sul Friuli, sul Tirolo, sui confini italo-franchi e italo-svizzeri. Con La presa di Susa celebrò le glorie militari della casa di Savoia. Il volumetto Guerra per la guerra nel 1907 destò rumore con le contenutevi osservazioni sulla situazione politica internazionale, e considerazioni e proposte sull'assetto militare dell'Italia; ed in maggior volume vennero alla luce nel 1910 le Questioni militari di attualità. Opuscoli varii del Perrucchetti ed articoli in riviste e giornali attrassero fino all'ultimo del suo vivere la pubblica attenzione. Pronosticando gli avvenimenti e vedendo i pericoli, andava, con ardente amor patrio, inculcando il rinforzo degli ordinamenti militari, l'incremento dell'esercito, la maggior difesa dei confini alpestri orientali; e l'aumento pure della marina per le aspirazioni all'Adriatico. Tracciò gli sbarramenti montani; fu il pertinace creatore del corpo degli alpini, che nella presente guerra fa portenti di prodezza. Gioirà lo spirito del nostro collega trapassato, quando, piantata l'italiana bandiera ai conquistati confini orientali d'Italia, vi si porranno a guardia intrepida i vittoriosi suoi alpini. (Approvazioni). [...]
CANEVA. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
CANEVA. Permettete onorevoli colleghi che, come antico discepolo del compianto generale Giuseppe Perrucchetti, io porga alla sua venerata memoria il tributo di commossa gratitudine anche a nome delle numerose schiere di ufficiali che, in lunga serie di anni, uscirono dalla sua scuola con la mente formata ai principii, alle idee che egli con sicura scienza ed arte somma esponeva sulla difesa del paese e sulla nostra guerra, quella stessa che oggi vittoriosamente combattiamo.
Maestro nell'arte militare, conoscitore perfetto della frontiera alpina e delle regioni finitime, erudito nelle storie di tutti i tempi sugli avvenimenti guerreschi onde esse ne furono il teatro: il suo insegnamento, efficace per vigore di argomentazione, aveva il fascino animatore della parola vibrante di patriottica fede cui conferiva alto prestigio l'insegna dei valorosi, che gli brillava sul petto.
Trattò dei problemi militari d'Italia in scritti magistrali che gli valsero alta considerazione. Ma non soltanto insigne maestro e valente scrittore egli fu, bensì anche fattivo, ardente, instancabile assertore ed apostolo di forte ordinamento a difesa del paese e di incremento dell'esercito che egli, quali supreme necessità, con mirabile chiarezza ed efficacia sosteneva e volgarizzava.
A lui, appunto, spetta il grande merito di aver ideato e strenuamente propugnato la istituzione di quegli alpini, le cui gesta in questa nostra guerra hanno destato l'ammirazione del mondo intero.
Sì, l'opera geniale, feconda cui Giuseppe Perrucchetti dedicò con fede incrollabile, con cuore gagliardo e alto intelletto tutta l'esistenza, perdura sempre nei suoi effetti e noi ne raccogliamo oggidì i frutti migliori.
Per l'insegnamento, per l'apostolato patriottico, per gli scritti suoi magistrali egli fu in vita, e con lo eletto spirito suo permane, uno dei più efficaci cooperatori dell'immancabile vittoria, cui tende con magnifico slancio, con inesauribile tenacia, l'esercito, l'Armata e la nazione intera.
Sicuro di interpretare il sentimento del Senato, mi permetto di proporre che all'addolorata famiglia dell'estinto sia inviata l'espressione del nostro vivo cordoglio. (Approvazioni).
MORRONE, ministro della guerra. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
MORRONE, ministro della guerra. Il generale Perrucchetti fu maestro nelle scienze militari e una nobile figura di patriota e di soldato.
A lui la patria e l'esercito debbono l'organizzazione degli alpini, che oggi sono una delle maggiori glorie delle nostre armi.
Profondo e geniale negli studi militari, a contatto dei generali più reputati del nostro esercito, collaboratore in sott'ordine a Verona del generale Pianell, si sentì irresistibilmente attratto dal grandioso problema della nostra difesa alpina.
Versatissimo nella geografia e nell'arte militare, conoscitore profondo di tutta la frontiera alpina e delle regioni finitime, che aveva avuto occasione di percorrere e di studiare personalmente, ebbe modo di mettere in luce i suoi geniali concetti circa la difesa dello stato e riuscì a farli trionfare. E fu fortuna d'Italia, perché in tempi nei quali tutta una schiera di competenti opinava che a un'invasione nemica l'esercito non potesse opporre valida resistenza se non ripiegando dietro la linea del Po, egli, giovane e di grado non molto elevato, arditamente sostenne il principio opposto.
Egli poté avere la gioia di vedere attuato tale concetto, quando all'inizio della nostra guerra il nostro esercito con rapido impulso oltrepassava la frontiera, portava l'offensiva sulle più alte vette, lanciava avanguardie per tutti i colli.
Nel 1882 ebbe l'alto onore di essere nominato vicegovernatore di S.A.R. Emanuele Filiberto duca d'Aosta. La sorte gli consentì di arrivare fino a gioire delle gesta del principe valoroso.
Fu dotto ed apprezzato insegnante di geografia militare alla Scuola di guerra.
Fece parte della Commissione d'inchiesta sull'esercito, portando in essa il contributo prezioso della sua alta intelligenza, della sua svariata dottrina e della lunga esperienza professionale.
Ma più specialmente egli ha diritto di essere ricordato con ammirazione e riconoscenza, perché fu il maestro di tutta una generazione di ufficiali, la quale oggi ancora studia i suoi libri, le sue monografie e ne ricava tesoro di pratici ammaestramenti.
Né cessò la sua mirabile attività quando i limiti di età lo allontanarono dall'esercito permanente, continuò a svolgere la sua attività di scrittore e di patriota, con molte e dotte pubblicazioni, strenuamente combattendo per la sistemazione difensiva e ferroviaria del Veneto.
Fu uno dei più convinti e caldi fautori della nostra grande guerra, e vedeva con orgoglio i suoi alpini coprirsi sempre di nuova gloria, e i suoi antichi allievi, ora generali, comandare brillantemente i riparti più impegnati.
La morte lo ghermì, togliendolo alla gioia della piena realizzazione dei suoi sogni e del compimento dei suoi luminosi vaticini.
Alla sua memoria rivolgo un fervido e riverente saluto.
Onore a lui. (Vive approvazioni).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 5 dicembre 1916.