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PELOSINI Narciso

09 giugno 1833 - 09 luglio 1896 Nominato il 04 dicembre 1890 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Toscana

Commemorazione

 

Atti parlamentari Commemorazioni
Domenico Farini, Presidente

Signori Senatori!
Mi è doloroso darvi anche oggi notizia della morte di un collega.
Il professore Narciso Pelosini cessava di vivere alle ore due e mezzo stamani in Pistoia, compiuti, oggi fa appunto un mese, i sessantatré anni dell'età sua.
Né l'umile condizione della nascita, né l'essere egli rimasto sin dalla prima età orfano e solo al mondo nel suo villaggio di Calcinaja Pisana, gli impedirono di levarsi a ragguardevole stato. Il vivido ingegno, la volontà tenace gliene aprirono la via; la ruvida schiettezza, il maschio carattere ne sgomberarono gli ostacoli.
Conquistò bel nome nel foro; insegnò diritto penale; fu deputato di Pisa per due legislature (XV - XVI); venne ascritto al Senato il 4 dicembre 1890.
Oratore eloquente egli recava alla sbarra tutto l'impeto d'una natura sovrabbondante, tutte le energie del popolo onde era venuto su. La voce sonora, il bel porgere, la prontezza del replicare colorivano piacevolmente una soda dottrina giuridica, una erudizione varia, delle quali era adorno.
Cultore delle buone lettere, il suo discorso se ne abbelliva; alla purezza della lingua, alla forma sempre eletta davano risalto briosi motti e vive immagini paesane.
Nemico di ogni bruttura, fieramente vi si drizzava contro; spregiatore delle ipocrisie, schivo delle circonlocuzioni, ignaro degli eufemismi usava la parola la più propria, la più tagliente per qualificarle; le stigmatizzava colla frase la più rovente. Egli che fin dalla fanciullezza aveva lottato per campare, considerava la vita come una perenne battaglia; finché visse, o da privato, o da uomo pubblico, la combatté, intendendo a rinvigorire le forze morali che sono il salutare viatico dei cittadini, il presidio dei popoli (Benissimo).
Anima sdegnosa, ai modi, ai detti, al contegno appariva singolare: si atteggiava a bizzarro solitario, severamente giudicando, sferzando a sua posta in politica, in letteratura, in arte.
Ma il poderoso atleta del foro, della maestà del Parlamento tanto era compreso, che poco o punto nelle discussioni di esso si arrischiò, quantunque l'ingegno, e la dottrina ve lo avessero peculiarmente apparecchiato e gli alti intenti da lui proseguiti tali fossero da dare credito e pregio alla sua voce. Quasi sopraffatto dall'ambiente, così grande religione lo premeva verso tutto che si attenesse al bene pubblico ed alle patrie leggi, ingenuamente scusava la propria ritrosia, modestamente allegava sentirsi impari all'arduo ufficio.
A queste rimembranze della mente e dei sentimenti di Narciso Pelosini, quali mi apparvero nei due rami del Parlamento, dove lo conobbi e lo accostai, è sembrato a me giovi raccomandarne la memoria nell'ora mesta in che l'uomo forte si è da noi per sempre dipartito. (Benissimo, vive approvazioni).
GRANTURCO, ministro della pubblica istruzione.Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
GRANTURCO, ministro della pubblica istruzione.A nome del governo mi associo alle nobili ed eloquenti parole che il nostro illustre Presidente ha pronunciate in onore del senatore Pelosini.
Pelosini fu indubbiamente uno degli spiriti più alti ed originali che abbia onorato il foro ed il paese. Sono sicuro che unanime compianto accompagna il nome suo, ed insieme al Senato, il paese tutto si associa alle condoglianze vivissime che hanno lamentata la sua morte.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 9 luglio 1896.