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PELLOUX Luigi Gerolamo

01 marzo 1839 - 26 ottobre 1924 Nominato il 15 luglio 1896 per la categoria 14 - Gli ufficiali generali di terra e di mare. Tuttavia i maggiori generali e i contrammiragli dovranno avere da cinque anni quel grado in attività provenienza Estero

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Tommaso Tittoni, Presidente

Onorevoli colleghi. Durante l'interruzione dei nostri lavori, dobbiamo piangere purtroppo la scomparsa di cari colleghi. [...]
Il 26 ottobre in Bordighera spegnevasi il generale Luigi Pelloux, nato il 1° marzo 1839 a La Roche in Savoia. A diciott'anni usciva sottotenente d'artiglieria dall'Accademia militare di Torino e a ventuno già aveva conseguito il grado di capitano. Fu prode combattente in tutte le campagne dell'indipendenza, guadagnandosi nel 1866 la medaglia d'argento al valore per l'intrepidezza dimostrata a Custoza; nel 1870 maggiore, comandava le artiglierie che aprirono la breccia di Porta Pia, guadagnandosi la Croce di Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia. Fu poi per vari anni segretario generale al Ministero della guerra, attuando tutto un vasto piano di riforme che aveva precedentemente studiate e additate in suoi scritti. Indi riordinò il corpo degli alpini, di cui fu ispettore.
Intanto nel 1880 era entrato alla Camera quale rappresentante di Livorno per la 14ª legislatura e vi rimase per cinque consecutive legislature fino al 1895, sedendo a sinistra.
Procacciatasi larga fama per la sua grande competenza in cose militari, fu chiamato dal Rudinì e poi dal Giolitti a reggere il Ministero della guerra per oltre due anni dal 1891 al 1893 e poi, dopo la sua nomina a senatore avvenuta il 15 luglio 1896, fu nuovamente ministro della guerra nel secondo Ministero Rudinì, mostrando sempre un'attività instancabile e proseguendo alacremente nella vasta opera riformatrice, iniziata da segretario generale. Cessato da ministro, fu per breve tempo comandante di corpo d'Armata; e merita d'esser ricordato che durante i tristi avvenimenti del 1898, il Pelloux, comandante del corpo d'Armata di Bari, si rifiutò di proclamare lo stato d'assedio e seppe mantenere l'ordine pubblico coi mezzi normali.
Dimessosi il Rudinì da presidente del Consiglio, Re Umberto che aveva per il Pelloux viva stima e amicizia e che lo sapeva circondato nell'esercito e nel paese di larghe simpatie e di generale fiducia per il suo carattere energico e insieme per la sua serenità e per il suo provato liberalismo, gli affidò il Governo.
Ma egli, ch'era sovratutto un temperamento di soldato, non si trovò al suo posto in mezzo agli scogli dell'agitata politica e dopo la memorabile battaglia parlamentare cui dettero occasione i suoi decreti-legge eccezionali dovette appellarsi al paese. Le elezioni gli furono contrarie ed egli lasciò il potere nel 1900, tornando serenamente nell'esercito, fino a che nel 1905, colpito dai limiti di età, veniva collocato a riposo, dopo quasi cinquant'anni di ininterrotto servizio.
Il nome di Luigi Pelloux, per una non rara ingiustizia della sorte, piuttosto che alle sue virtù di soldato e alle sue benemerenze nella riorganizzazione dell'amministrazione militare, rimane legato ai poco lieti eventi del suo Ministero. Ma qualunque possa essere, sulla sua opera di capo del Governo, il giudizio definitivo della storia, certo è che i provvedimenti da lui proposti a tutela dell'ordine pubblico e della sicurezza dello Stato, esaminati oggi spassionatamente, non meritano l'epiteto di reazionari col quale furono dai suoi avversari qualificati. Ad ogni modo in questa come in tutte le altre contingenze della sua vita egli fu sempre ispirato da caldo amor di patria e volle sempre operare per il bene di essa, fu un carattere diritto ed austero, una vera tempra di galantuomo non solo nella vita privata, ma anche nella pubblica.
Salutiamo in lui un prode soldato e un devoto servitore della patria e inviamo alla desolata famiglia le nostre vivissime condoglianze. (Bene). [...]
DI GIORGIO, ministro della guerra. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE.
DI GIORGIO, ministro della guerra. All'atto della sua morte, dopo un ventennio di oblìo, la figura del generale Pelloux è apparsa finalmente agli italiani sotto una luce più giusta anche in quei dati che le passioni politiche avevano così ingiustamente deformato.
Nato in Savoia, non si lasciò dopo l'annessione abbagliare dallo splendore della Francia imperiale e optò per la piccola Italia del 1860, per l'antica dinastia, e per la bandiera sotto la quale si era battuto e doveva continuare a battersi a Custoza e sotto le mura di Roma. Dotato di capacità tecnica e professionale di eccezionale valore, legò il suo nome come ministro della guerra alle più ardite riforme ed ebbe in fatto di ordinamenti militari intuizioni che, disgraziatamente, per la sua scomparsa dalla scena politica, non ebbero quegli ulteriori sviluppi che avrebbero in gran parte evitato il periodo di crisi che negli anni successivi afflisse l'esercito. comunque egli lasciò nelle nostre istituzioni militari traccia così profonda e benefica come nessun altro ministro. Il Governo si associa al cordoglio del Senato. (Approvazioni).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 18 novembre 1924.