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PATERNOSTRO Francesco

18 febbraio 1840 - 05 dicembre 1913 Nominato il 16 novembre 1882 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Sicilia

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

Onorevoli colleghi! Ho il dolore di dovervi annunziare la perdita di un nostro pregiatissimo e dilettissimo collega, il senatore Francesco Paternostro, morto questa mane in Roma. La lunga sua malattia ci aveva già privati della sua partecipazione ai nostri lavori, che era stata assidua e valente sempre dal suo ingresso al Senato, che avvenne per decreto del 16 novembre 1882.
Nato in Corleone il 18 febbraio 1840, laureato in legge, cospirò contro i Borboni e combatté nel 1860 valorosamente nelle schiere garibaldine per liberare la Sicilia dall'odiato dominio. Il 27 maggio fu all'avanguardia nell'entrata delle vittoriose armi liberatrici in Palermo attraverso le truppe borboniche. L'entusiasmo patriottico lo trasse ad Aspromonte, dove fu fatto prigioniero. Evase, riparando a Lugano sino all'amnistia.
La riconoscenza e la devozione del paese gli furono dimostrate nel collegio di Corleone, dal quale ebbe i suffragi per la deputazione politica dalla XI alla XIV legislatura. Alla Camera fu degli operosi e meritevoli; intervenne specialmente con utilità alle discussioni in materia amministrativa e finanziaria; fu in varie giunte e commissioni. Fatto segno all'apprezzamento ed alla fiducia del Governo, fu scelto per le prefetture; ed il buon nome lasciò in Lucca ed in altre provincie. Nominato consigliere della Corte de' conti, vi era salito a presidente di sezione; e vi stava autorevole ed amato, come fra noi in Senato.
È sommamente compianta la scomparsa del veterano della rivoluzione patria, dell'insigne d'ambe le Camere del Parlamento, del reggitore e magistrato amministrativo rettissimo e sapiente, dell'uomo di cuore, animoso, cortese ed amabile. Il Senato sente acerbo questo nuovo lutto. (Approvazioni).
DI BROGLIO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DI BROGLIO. Quale compagno di lavoro del compianto senatore Paternostro, consenta il Senato che io mi associ alle nobili parole con le quali il nostro illustre Presidente ha così degnamente salutata la di lui cara memoria.
Non ripeterò quanto egli disse per ricordare meriti patriottici del collega del quale rimpiangiamo l'estrema dipartita, rammentando come ancor giovanissimo cospirasse contro il Governo oppressore, sfidandone le ire pericolose, come al sorgere dell'alba fausta della liberazione egli esponesse valorosamente la sua vita combattendo tra le file dei volontari di Garibaldi.
Neppure rammenterò l'opera notevole svolta dal senatore onorevole Paternostro in ben dodici anni di lavori parlamentari, e quale prefetto a Girgenti, a Reggio Calabria, a Lucca ed a Ferrara: solo ricordo che l'invasione colerica del 1887 in Reggio Calabria gli diede occasione di far conoscere e di far valere anche le virtù del suo cuore, adoperandosi a combattere il morbo insidioso e furente, senza riguardo ai pericoli ai quali si esponeva e meritandosi così di essere decorato della medaglia dei benemeriti della salute pubblica per l'opera sua coraggiosa e forte.
Io ricorderò piuttosto, o signori, quello di cui posso attestare io stesso, l'opera cioè del senatore Paternostro quale magistrato della Corte dei conti.
Entratovi consigliere nel 1891 egli vi raggiunse l'alto grado di presidente di sezione. Rigoroso nei suoi giudizi fino allo scrupolo, ma equanime sempre, egli non ebbe che un solo intento, non seguì che una sola guida, quella della cosciente applicazione della legge e della responsabilità di giudice. Il solo criterio del giusto poteva valere nel suo animo retto ed integro.
Colpito da più mesi da grave malattia, la sua energica volontà, il suo profondo sentimento del dovere lo sorressero fino agli ultimi momenti, e gli diedero forza per compiere l'obbligo suo fino agli estremi giorni della vita.
Al buon patriota, al magistrato integro, al funzionario intelligente ed operoso, al gentiluomo cortese, mi permetta il Senato di mandare un estremo saluto, espressione di affetto e di riconoscenza, e voglia il Senato accogliere la mia preghiera di far pervenire alla dolente vedova le nostre sincere condoglianze. (Approvazioni).
CAVALLI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CAVALLI. Mi permetta il Senato che, a nome dei suoi vecchi compagni d'arme, che hanno potuto conoscere ed apprezzare il giovane siciliano in mezzo ai pericoli della lotta, in quell'epoca in cui i sentimenti nostri convergevano alla unità d'Italia, nella grande attrazione del suo compimento, io mi associ alle condoglianze per la morte del compianto onorevole Paternostro. Egli fu una delle figure più nobili e generose fra i giovani siciliani, che tanto fecero per l'unità della patria.
Mando quindi, a nome anche degli antichi suoi commilitoni, l'estremo saluto all'animo generoso e nobile del perduto collega. (Approvazioni).
DI SAN GIULIANO, ministro degli affari esteri. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DI SAN GIULIANO, ministro degli affari esteri. A nome del Governo, mi associo di tutto cuore all'eloquente, caldo, commosso saluto che dal nostro illustre Presidente e dai nostri colleghi Di Broglio e Cavalli è stato rivolto alla memoria del compianto senatore Paternostro. Mi associo altresì alla proposta di inviare alla famiglia le condoglianze del Senato. (Bene).
PRESIDENTE. Certo d'interpretare il pensiero del Senato, nel ritenere approvata la proposta fatta dal senatore Di Broglio invierò le condoglianze del Senato alla famiglia del compianto senatore Paternostro. (Approvazioni).
Avverto che i funerali avranno luogo domani alle ore 11. La Presidenza vi sarà rappresentata, e potranno intervenirvi tutti i colleghi che vorranno rendere l'ultimo tributo di affetto e di stima al compianto senatore.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 5 dicembre 1913.