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PARPAGLIA Salvatore

06 aprile 1831 - 30 aprile 1916 Nominato il 17 novembre 1898 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Sardegna

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

Onorevoli colleghi! Il 30 aprile finì in Bosa il nostro diletto Salvatore Parpaglia, onore della Sardegna, chiaro nel foro e nel Parlamento. Vi era nato il 6 aprile 1831. Precoce l'ingegno alla scuola, compì gli studi in Sassari, e, laureato nelle leggi appena ventenne, andò ad ammaestrarsi in Torino all'avvocatura, dando tosto a presagire il suo elevarsi sopra l'ordinario. Ma, non potendo resistere all'amore delle contrade native, vi ritornò per non allontanarsene più, stabilita residenza in Oristano, ove non tardò a farsi nome di patrocinatore e consulente, reputato in tutta l'isola. Di prim'ordine nel foro, esercitò con dignità la professione per oltre sessant'anni. Alla mente lucida ed alla dottrina profonda la lunga esperienza si congiunse, che gli raffinò il criterio pratico. Ai pregi del giurista, dell'erudito, dell'oratore andavano in lui uniti quelli dell'animo e del carattere; retto, integro e leale, poneva nell'esercizio coscienza e cuore. Specchiato nella condotta privata, lo fu anche nelle cariche quando chiamato alle amministrazioni cittadine. Disinteressato per sé, il fine del bene pubblico sopra ogni altro pose alle sue azioni; e del suo senno e della sua rettitudine profittarono lungamente la Provincia, il Comune ed i pubblici istituti.
Fu sindaco d'Oristano; oltre cinquant'anni consigliere e moltissimo tempo presidente del Consiglio provinciale di Cagliari; partecipante alla vita politica dell'intiera isola, con la guida ovunque occorresse dei suoi lumi e del suo spirito di concordia.
Furono dati all'avvocato Parpaglia, poco più che trentenne, i suffragi del collegio di Oristano nelle elezioni politiche del 1870; lui ripugnante per modestia ed indole aliena da ambizioni e da brighe di partito. Lo vinse la volontà unanime degli elettori ed il sentimento del dovere. Fu l'eletto di Oristano, senza competitori, dalla XI legislatura alla XIX; fino a che il mandato egli stesso non depose. Un'ora grave e trista correva nel 1897 la Provincia di Cagliari, ove infieriva la lotta dei partiti, e Salvatore Parpaglia ne era afflitto, e sforzavasi alla conciliazione. Convintosi, che a riuscirvi avrebbe giovato la disponibilità del collegio, sacrificò se stesso, non ascoltando esortazioni a trattenerlo. Tale la nobiltà dell'uomo, la cui persona spariva innanzi al generale vantaggio. Non passati però due anni, venne ridonato al Parlamento dal real decreto del 17 novembre 1898, che lo nominò senatore del Regno. In ambi i consessi portò la sua dignità; fu valente d'opera e di parola; raccolse affetto, rispetto ed autorità.
Democratico temprato alla fede nelle istituzioni, popolare, soccorrevole nel giusto al proletario, tenne la sua Sardegna, dopo la patria italiana, alla cima de' pensieri e degli affetti. Ogni poter suo pose a conseguirle prosperità, a prepararle fortuna. Il nome di Salvatore Parpaglia figurò in tutte le manifestazioni, in tutti gli atti tendenti al risorgimento civile ed economico dell'isola. Con profonda devozione, qual di figlio alla madre, le prestò incessante l'opera amorosa e proficua. Sempre ne fu il tutore presso il Governo; propugnatore de' suoi diritti, ma nel tempo stesso moderatore delle passioni e dei dissidi interni. Non la perdonò ad amici stanti al potere, quando credette quei diritti sconosciuti od obliati. Appartenne alla Sinistra storica, e le si mantenne fedele nella Camera: ma la fiducia nei governanti del suo partito, non represse in lui lo sdegno delle parsegli loro tergiversazioni a mantenere l'impegno assunto riguardo alle ferrovie sarde; e l'uomo leale ed indipendente lo rivolse aspro al ministro dei lavori pubblici, che era lo Zanardelli, del primo gabinetto Depretis. Narrasi, che il Governo, cogliendo l'occasione dell'esposizione agricola, che aprivasi in Oristano, mandò, per placare il Parpaglia, il segretario generale del Ministero d'agricoltura Branca, portatore a lui di alta onorificenza; e che Salvatore Parpaglia telegrafò senz'altro: "La Sardegna chiede ferrovie: il Governo manda croci: io rifiuto". La scossa fruttò le convenzioni del 1877. ecco il carattere, che rese venerato da tutta la Sardegna il nostro estinto, e ne fa adorata la tomba! Ecco l'esempio memorando! (Benissimo).
FADDA. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FADDA. Quando or son quasi due anni giunse la notizia del male che aveva colpito il nostro Parpaglia, fu in tutti la speranza che il suo forte organismo avrebbe resistito al fiero colpo. L'avevamo visto fra noi fino agli ultimi giorni così vivacemente giovanile a malgrado della sua tarda età, che la speranza, alimentata dalla grande simpatia per l'uomo, parve non infondata. Pur troppo tutto fu vano! Dopo un penoso periodo in cui la mente lucidissima era privata completamente della Facoltà di comunicare cogli altri, la fibra cedette. E fu compianto unanime in Sardegna e fra noi, che eravamo abituati ad amarlo ed ammirarlo.
In Sardegna, dove egli esplicò la sua migliore attività come avvocato e come uomo pubblico, era a tutti presente l'altezza del suo carattere, la nobiltà della sua vita, la vivacità dell'ingegno, la rettitudine professionale, la sua attività politica aliena da ogni miseria partigiana. Nel mondo parlamentare nessuno ha dimenticato l'uomo attivo, modesto, laborioso, simpatico, pronto a spendere le sue energie per ogni nobile ideale.
Come deputato di Oristano per lunghi anni fu uno dei più attivi lottatori, sopra tutto per ogni ideale di vera democrazia. Nella nostra isola, pur vivendo in mezzo alle lotte locali non sempre ispirate agli interessi del paese, si mantenne fuori di ogni parte, fu elemento di concordia in momenti difficilissimi, giungendo fino ad abbandonare il suo collegio per contribuire alla pacificazione degli animi.
E venne qui, al Senato, uno dei pochi rappresentanti dell'isola, ma tale da supplire all'opera di molti. Egli fu sempre sulla breccia tutte le volte che era in questione un interesse isolano e voi lo ricordate certo perorare la causa della Sardegna, quando si discusse in Senato la legge sul lago artificiale del Tirso.
Mai però egli fu affetto da predilezioni o sentimenti regionali. Sardo vero, rispecchiava l'anima sarda, italiana fieramente, energicamente, che non ha mai pensato a sé quando erano in gioco la patria e gli interessi generali.
Ed ora è scomparso. Ma la sua memoria e il suo esempio vivranno sempre in noi, lieti se potremo aiutarlo nella sua incondizionata devozione agli ideali più alti.
Voglia il Senato accogliere la proposta di mandare un telegramma all'unica figliuola superstite ed alle città di Bosa e di Oristano. (Vivissime approvazioni).
GARAVETTI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GARAVETTI. Consenta il Senato che, come ormai unico senatore sardo residente nell'isola, mi associi con animo vivamente commosso alle nobili parole dedicate dall'illustre nostro Presidente e dal mio amico onorevole Fadda alla memoria del compianto collega Salvatore Parpaglia.
Non ho invero bisogno di tessere l'elogio di lui in questo alto consesso, in cui egli si acquistò la più alta stima e le più cordiali simpatie di tutti, per la integrità del suo carattere, per la bontà e gentilezza dell'animo suo, per l'ammirabile energia intellettuale che conservò viva fino alla più tarda età e che profuse sempre con disinteressata larghezza nella sua sempre attiva ed efficace cooperazione al lavoro legislativo.
Parlo unicamente per portare anche in quest'Aula l'eco del profondo dolore che tutta la Sardegna ha sentito per la morte del suo illustre e diletto figlio.
Poteva dirsi che in Salvatore Parpaglia si rispecchiasse tutta l'anima sarda in ciò che essa ha di bellezza di forza e di bontà, e nel suo tradizionale e sempre vivo sentimento di italianità.
Perciò egli era nell'isola nostra amato e venerato da tutti senza distinzione di regioni e di classi; e in tutti rimarrà viva di affetto e di riconoscenza la memoria di lui. (Vive approvazioni).
BOSELLI, presidente del Consiglio.Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BOSELLI, presidente del Consiglio.Il Governo si associa al lutto del Senato per la perdita del senatore Parpaglia, e alle parole di lode rivolte alla sua memoria dall'illustre Presidente del Senato, dal senatore Fadda, che della sua Sardegna serba così vivo il pensiero scientifico e dal senatore Garavetti che della Sardegna rappresenta così bene l'operosità.
Io rammento il senatore Parpaglia nella Camera dei deputati, assiduo, eloquente, e nelle questioni in ispecie che riguardavano l'imposta fondiaria, relativamente all'isola sua, di una grande efficacia e competenza nel sostenere i diritti di quell'isola che anche a rispetto del tributo fondiario si trova per certe parti in condizioni meritevoli di particolare riguardo e di particolare sollievo; accenno alla questione delle quote minime, che, in Sardegna specialmente, ha tanta gravita, e della quale il senatore Parpaglia tanto nell'altra Camera si è occupato.
Vidi nella sua Sardegna il senatore Parpaglia, ed appresi come egli fosse amato estimato dal popolo di Cagliari in mezzo al quale lo vidi alacre e operoso, perché tutti sapevano che era sollecito di vivo ed efficace amore per quella nobilissima e italianissima terra d'Italia.
Dell'opera del Parpaglia in Senato io non mi attardo a parlare, sia perché gli oratori precedenti così bene ne hanno detto, sia perché è dinanzi ai ricordi di tutti i senatori.
Il Governo si unisce al Senato per mandare un saluto alla memoria di Salvatore Parpaglia,e un saluto a quell'isola italianissima, la quale tanto meritò sempre nella storia nazionale, e che oggi, col valore dei suoi figli, scrive nuove pagine di gloria nelle patriottiche rivendicazioni del nostro paese. (Vivissimi applausi).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 4 luglio 1916.