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PAPADOPOLI Niccolò

23 maggio 1841 - 17 febbraio 1922 Nominato il 20 novembre 1891 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Veneto

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Tommaso Tittoni, Presidente

Onorevoli colleghi. Un nuovo lutto dolorosissimo è venuto a colpirci. Ieri dopo non lunga malattia si è spento in Roma il conte Nicolò Papadopoli-Aldobrandini, nato a Venezia il 23 maggio 1841 da nobilissima famiglia, celebre nei fasti della gloriosa Repubblica di S. Marco e assai benemerita, avendo in ogni tempo impiegata la cospicua fortuna a vantaggio dei paesi del Veneto, dove si estendono i vastissimi suoi possedimenti, ed avendo inoltre partecipato fin dagli inizi, con larghezza di mezzi e con sprezzo del sacrifizio e del pericolo, alla lotta contro lo straniero.
Ancor giovinetto, assieme al fratello Angelo, Nicolò Papadopoli cospirò contro l'aborrito dominio austriaco e spese ingenti somme per sovvenire la lotta di liberazione. Allo scoppiar della guerra, in quello stesso anno, egli, assieme alla madre ed al fratello, fu espulso da Venezia: ma, quasi a magnifica risposta, egli si arruolò volontario nell'esercito nazionale ed ebbe la gioia di rientrar poco dopo nella sua città, alfine e per sempre libera dallo straniero.
Nella sua Venezia occupò cariche cospicue: fu per moltissimi anni consigliere comunale; per lungo tempo Assessore e Presidente della Società Veneta promotrice di Belle Arti. Nel 1874, per la XII legislatura, fu eletto deputato di Castelfranco Veneto; fu poi, nella XIII e XIV, rappresentante di Pordenone; militò nel partito liberale-moderato, di cui fu nel Veneto uno dei capi riconosciuti e seguiti.
Gentiluomo coltissimo e dotto, ebbe una passione vivissima per gli studi di numismatica, e sovratutto sulle monete veneziane ha pubblicato opere numerose e pregevoli, sì da conseguire in tal campo un'alta e indiscussa autorità, che era riconosciuta ed apprezzata anche dal nostro augusto Sovrano. Le sue pubblicazioni gli valsero la nomina a membro effettivo del Regio Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti.
Uomo munificentissimo, sì da emulare gli antichi patrizi Veneziani, fu non solo assai prodigo in opere di beneficenza e in aiuti alle iniziative artistiche, ma anche un intelligente e moderno fautore di ogni progresso e miglioramento nel campo agrario, economico ed industriale. Assieme al compianto suo fratello Angelo, che sedette per lunghi anni nell'altro ramo del Parlamento, egli fu uno dei primi grandi proprietari fondiarii del Veneto ad introdurre le riforme agrarie nei suoi possedimenti, sopratutto del Polesine: e dette anche grande impulso ed incremento ai lavori giganteschi del bacino idro-elettrico del Cellina, da cui tanto vantaggio deriva a Venezia ed al Veneto.
Nella sua città, come in tutta la sua regione, la sua mite e nello stesso tempo eletta figura era popolarissima e la sua scomparsa sarà pianta largamente.
Il 20 novembre 1891 fu nominato senatore e fu, in tanti anni, sempre assiduissimo ai nostri lavori, mai non mancando alle discussioni ed ai voti di maggiore rilievo.
Col conte Nicolò Papadopoli scompare non solo uno dei decani di questa Assemblea, ma anche una pura ed eletta figura di gentiluomo, di patriota, di cittadino.
Inchiniamoci reverenti sulla sua salma ed inviamo alla sua nobile famiglia ed alla sua diletta città l'espressione del nostro sincero cordoglio. (Vive approvazioni).
ROSSI LUIGI, ministro per la giustizia e per gli affari di culto. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROSSI LUIGI, ministro per la giustizia e per gli affari di culto. A nome del Governo mi associo alle elevate parole che l'illustre Presidente del Senato ha pronunciato ricordando la nobile esistenza del compianto estinto. Né, dopo così degna ed esauriente commemorazione, dovrò indugiarmi molto nel dire di lui, anche perché la sua figura si può sintetizzare in una frase: Nicolò Papadopoli fu il tipo schietto dell'antico gentiluomo veneziano, colto e munifico.
È ben nota la passione che egli ebbe per gli studi della numismatica e della storia dell'arte, di quella veneziana in specie: dotti studi, pei quali il maggiore consesso scientifico del Veneto, l'Istituto di scienze, lettere ed arti lo chiamò a coprire l'alto ufficio di suo presidente.
L'opera sua fu anche rivolta ad incoraggiare e sorreggere ogni iniziativa e, da uomo moderno, sopratutto quelle più proficue.
Fu iniziatore di industrie, fu munifico nel nostro Polesine, quando il Polesine era ancora negletto.
Il Papadopoli fu anche e sopratutto, patriota, e, come giustamente disse l'illustre Presidente, patriota della prima ora, quando l'esserlo non fruttava onori, ma creava doveri e sacrifici; tantoché egli dové esulare dal Veneto, ove ritornò poscia con le nostre truppe.
Alla sua degna memoria il Governo manda un saluto e si associa alla commemorazione del Presidente del Senato. (Approvazioni).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 18 marzo 1922.