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PALUMBO Giuseppe

31 dicembre 1840 - 16 febbraio 1913 Nominato il 04 marzo 1904 per la categoria 14 - Gli ufficiali generali di terra e di mare. Tuttavia i maggiori generali e i contrammiragli dovranno avere da cinque anni quel grado in attività provenienza Campania

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

Onorevoli colleghi! La morte dal dicembre ad oggi ci ha rapito i senatori. [...] Palumbo [...]
Il viceammiraglio Giuseppe Palumbo finì i suoi giorni il 16 di questo mese in Napoli; ove era nato il 31 dicembre 1840. Non visse che per l'Armata, nella quale entrò a sedici anni; e da guardia marina salì encomiato per tutti i gradi. Dal gennaio 1906 era iscritto nella riserva per l'età. Navigò quasi diciotto anni in temo di pace; circa undici mesi in tempo di guerra. Fece le campagne del 1860-61 e del 1866 per l'indipendenza; quella d'Africa nel 1887. Fu fregiato di medaglia d'argento per il suo valore negli assedi di Gaeta e di Messina. Al saper suo esperto fu dato il comando dell'Accademia navale di Livorno nel 1894, e quello della divisione navale d'istruzione dal luglio all'ottobre dello stesso anno. Tenne il comando militare marittimo della Maddalena dal gennaio 1895 all'aprile 1896; e quello in capo del Terzo dipartimento marittimo dal giugno 1899 all'aprile del 1900; del secondo dal maggio all'aprile 1901, energico e gentile, severo ed umano. Amato e pregiato, quanto nell'Armata, fra concittadini, riposero in lui fiducia gli elettori del collegio di Castellammare, che lo mandarono alla Camera nella XX legislatura. La fiducia del Re lo chiamò a parte del governo per la Marina: sottosegretario di Stato nel 1893 e dal 1896 al 1898; ministro dal giugno 1898 al maggio 1899. Anche nell'amministrazione bene meritò con modestia. Nominato senatore il 4 marzo 1904, pur noi ci giovammo de' lumi suoi, de' quali ci affligge l'esser privati. (Benissimo). [...]
CANEVARO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CANEVARO. Onorevoli colleghi. Alle parole elevate ed affettuose con le quali il nostro Presidente illustre ha voluto onorare la memoria del nostro collega Giuseppe Palumbo, permettete che io mi associ profondamente commosso. Mi ci associo non solo come collega in Senato, ma come compagno d'arme per oltre cinquant'anni, compagno suo anche in politica, come ministro nel primo Ministero Pelloux, nel quale egli era ministro della Marina.
In cinquant'anni, io l'ho sempre conosciuto patriota, valoroso soldato, valoroso marinaio, sebbene di indole mite e modestissimo di carattere. Retto, onesto amministratore, egli certamente ha lasciato nel corpo della Marina indelebili tracce di esempi che onorano la Marina del passato, che onoreranno, se seguite quella presente e la Marina dell'avvenire.
Propongo perciò, sapendo che la sua memoria sarà cara e sacra a tutti nella Marina, e a tutti quelli che lo hanno personalmente conosciuto, o in qualche modo avvicinato, che il Senato consenta che per mezzo del nostro Presidente noi mandiamo le nostre sentite condoglianze al fratello di lui, pur valoroso ammiraglio, che non ebbe fortuna negli ultimi anni della sua carriera, ma che pure è una individualità che ha reso grandi servizi, e che merita particolare distinzione. (Bene).[...]
LEONARDI-CATTOLICA, ministro della Marina.Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LEONARDI-CATTOLICA, ministro della Marina.Onorevoli senatori, l'illustre nostro Presidente ha già esposto il brillante stato di servizio del viceammiraglio Giuseppe Palumbo, facendo rilevare le benemerenze di lui come militare, come cittadino, come amministratore. L'egregio senatore Canevaro, quale compagno di corso dell'ammiraglio Palumbo, ha potuto dirvi quale fossero le sue doti di mente e di cuore. A me perciò ben poco rimane da aggiungere. Riepilogando, dirò che l'ammiraglio Palumbo, in tutte le cariche che ha coperto, sia come ufficiale di Marina, sia come ministro di Stato e come deputato, ha sempre dato prova di elevatissime qualità di mente e di cuore, di altissimo sentimento del dovere, di rettitudine, di modestia, di serenità di spirito. Ma quello che era la nota predominante del suo carattere era un'immensa bontà, una gentilezza, una semplicità di modi che lo facevano amare da tutti coloro che avessero occasione di avvicinarlo. Dall'ufficiale comandante di nave, quando egli era ammiraglio, all'ultimo dei suoi marinai, il nome di Giuseppe Palumbo era sempre pronunziato con devozione ed affetto. (Benissimo).
Sia il ricordo di queste virtù di sprone e di esempio ai figliuoli desolati dell'estinto e sia di conforto al fratello ammiraglio Luigi Palumbo, molto opportunamente ricordato dall'onorevole senatore Canevaro come un altro valoroso e modesto ufficiale, uscito anzitempo delle file dell'Armata.
Alla memoria dell'ammiraglio Palumbo vada il saluto reverente e commosso di tutta la Marina che lo ebbe figlio dilettissimo e capo venerato. (Approvazioni vivissime e prolungate).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 28 febbraio 1913.