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NUNZIANTE Antonio

04 maggio 1830 - 27 marzo 1900 Nominato il 04 dicembre 1890 per la categoria 09 - I primi presidenti dei Magistrati di appello provenienza Campania

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Saracco, Presidente

Signori senatori!
Compio il doloroso ufficio di annunziare al Senato la morte avvenuta in Napoli, alle 11 e 20 di stamane, di Antonio Nunziante, collega nostro a partire dal 4 dicembre 1890.
Nato colà nel 1830, egli era entrato a far parte della magistratura fino dal 1853, e già da dodici anni copriva il posto di primo presidente della Corte d'appello di Napoli, quando venne chiamato a presiedere la Corte di cassazione in quella stessa città.
Nella strettezza del tempo, io vi dirò di Antonio Nunziante sol quanto tutti conoscono e sanno, e può bastare tuttavia, perché il Senato debba sentire quale valoroso uomo esso fosse.
Il degno ed onorato collega, del quale piangiamo la perdita improvvisa, era considerato, ed era di fatti, magistrato insigne, così per dottrina, come per fermezza ed onestà di carattere, contemperata da tale cortesia di forme, che lo facevano caro a quanti lo conobbero, ed ebbero l'opportunità di apprezzarne le qualità dell'ingegno e del cuore.
Giurista valente, cittadino virtuoso, magistrato integerrimo, Antonio Nunziante sarà lungamente ricordato, nella sua Napoli principalmente; ed è nel nome vostro, o colleghi, che io mi sento onorato di potergli mandare quest'ultimo tributo di riverenza e di affetto. (Benissimo).
LACAVA, ministro dei lavori pubblici.Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LACAVA, ministro dei lavori pubblici.Il Governo si associa alle commoventi parole pronunziate dal nostro onorevole Presidente. Antonio Nunziante, come il nostro Presidente ha detto, fu un magistrato insigne e noto dappertutto per la sua rettitudine e per la sua operosità.
Mando anch'io un mesto saluto alla sua venerata memoria. (Bene).
BORGNINI. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
BORGNINI. Nulla potrei dire che fosse superfluo, dopo l'elogio che del nostro collega senatore Nunziante ha fatto il nostro onorato Presidente.
Pure permettete che una parola io vi aggiunga per dovere di amicizia e per dovere personale.
Io conobbi Antonio Nunziante, e vissi con lui per lunghissimi anni nella magistratura. Egli fu con me alla testa della Corte d'appello di Napoli per molti anni, ed è là che io vidi e seppi che Antonio Nunziante era molto amato e stimato per un profondo sentimento di giustizia. Là ebbi campo di apprezzare le doti elette della sua mente e del suo animo. Ora io sono certo che l'illustre e numerosa curia di Napoli piangerà il primo presidente della Corte di cassazione. So di poter credere che la cittadinanza intiera di Napoli si unirà al rimpianto della Curia.
Antonio Nunziante aveva raggiunto il più alto posto che egli poteva desiderare e a cui poteva aspirare nella sua città nativa; forse è perciò che essendo egli contento e soddisfatto il destino ha colpito crudelmente lui, ed in lui la sua desolata famiglia.
Noi dobbiamo rassegnarci alla perdita di questo nostro collega ed il Senato mi permetterà che anch'io, come amico suo, come collega del defunto, mandi in sua memoria un estremo saluto a Napoli qui da questo mio posto ed in quest'aula. (Bene).
PESSINA. Domando di parlare.
PRESDENTE. Ne ha facoltà.
PESSINA. Signori senatori.
Con l'animo profondamente addolorato, aggiungo in nome del Foro napoletano, cui ho l'onore di appartenere, il tributo della mia parola in questo comune rimpianto.
Sono già decorsi oltre cinquant'anni dal tempo che fui compagno di Antonio Nunziante nelle scuole del diritto.
Egli si avviò alla magistratura e ne percorse onoratamente i vari gradi sino a raggiungere il seggio di presidente della Corte di cassazione di Napoli.
Ed io, come avvocato, sono stato sino a pochi giorni addietro testimone della sua vita e della sua coscienza.
L'integrità dell'animo, e l'urbanità dei modi lo resero caro ai congiunti, agli amici ed a quanti lo conobbero. La rettitudine inflessibile nel culto della giustizia e lo studio assiduo delle dottrine giuridiche, per la diritta interpretazione delle leggi, gli procacciarono l'ossequio della magistratura e del foro.
Egli lascia pertanto desiderio vivissimo di sé; e la memoria di lui rimarrà presso gli onesti esempio preclaro di magistrato indipendente da passioni, da interessi, da influenze, ligio soltanto alla religione del dovere. (Approvazioni).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni,10 marzo 1900.