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NIGRA Costantino

11 giugno 1828 - 01 luglio 1907 Nominato il 04 dicembre 1890 per la categoria 06 - Gli ambasciatori provenienza Piemonte

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazioni
Tancredi Canonico, Presidente

Signori Senatori! (Vivissimi segni di attenzione).

È col cuore profondamente commosso che annunzio al Senato la morte del nostro egregio collega Costantino Nigra, avvenuta ieri notte a Rapallo, ove erasi recato per ritemprarsi alle aure marine di quella incantevole spiaggia.
Quando, nel 1843, al Collegio delle provincie di Torino, cominciavamo a studiar leggi insieme, leggevamo romanzi, facevamo versi, giocavamo nelle ore libere con la franca e spensierata allegria dei nostri quindici anni, poteva io pensare che, dopo tanto tempo, avrei qui dovuto commemorarlo?...
Egli nacque a Villa Castelnuovo (Canavese) l'11 giugno 1828. Di elettissimo ingegno, nel quale si contemperavano mirabilmente la nota geniale dell'artista, lo spirito osservatore, il retto ed equilibrato criterio nel giudicar delle cose - agevolato da una serie di circostanze favorevoli - Costantino Nigra percorse rapidamente una splendida carriera, nella quale rese all'Italia servigi eminenti in tempi non facili.
Nel concorso d'ammissione al ministero degli esteri, il Nigra fece un lavoro stupendo, che entusiasmò Massimo d'Azeglio, il quale dirigeva allora quel dicastero. Succedutogli Camillo Cavour, che aveva il fiuto giusto del vero valore, se lo ebbe carissimo, lo portò seco quel segretario al Congresso di Parigi, dove - ancora in età giovanile - fu più tardi ambasciatore fino alla caduta del secondo impero.
Altamente apprezzato da Luigi Napoleone, egli adoperossi con fine accorgimento a promuovere tutto ciò che potesse agevolare la nostra ricostituzione politica; specialmente quando si trattò della cessione della Venezia, avvenuta in momenti in cui meno la si poteva aspettare.
L'importanza dei servigi da lui resi all'Italia si farà vieppiù manifesta quando potranno venire in luce i documenti e le memorie, che il dovere del segreto diplomatico e la sua modestia tennero finora in gran parte celati.
Nelle ambasciate di Londra, di Pietroburgo, di Vienna, come già in quella di Parigi, egli seppe sempre tener alta la dignità del nostro paese ed acquistarsi particolare stima dai vari Sovrani presso cui fu accreditato, e la massima considerazione dai loro Governi.
Nominato senatore il 4 dicembre 1890, dovette alcuni anni dopo - a motivo dell'età e della malferma salute - ritirarsi dalla diplomazia, tornando con più vivo zelo ai suoi lavori prediletti di lettere e di storia, che, anche in mezzo alle cure politiche, non aveva mai abbandonato.
Basti ricordare la sua Fonetica del dialetto di Val Soana, le Reliquie celtiche, le Glossae hibernicae veteris codicis Taurinensis, Le comte de Cavour et la comtesse de Circourt(lettres inedites), la sua versione dell'ode di Callimaco I lavacri di Pallade, la Rassegna di Novara, in cui spira

il verso
Che fa santa la tomba, ed immortale
Il lauro ai forti per la patria estinti,

e che si sente sgorgare dal cuore dell'antico volontario del 1848, ferito nelle prime battaglie per l'indipendenza italiana.
Socio di molte insigni Accademie scientifiche nazionali e straniere, nominato dottore honoris causa dall'Università di Edimburgo, fu dal nostro Sovrano decorato dell'ordine supremo della SS. Annunziata.
Fiore di montagna gagliardo e vivace - trapiantato in mezzo alle più splendide Corti di Europa, ne acquistò tutto il garbo e la scioltezza signorile, ma nulla perdette in quell'ambiente della gagliardia e della vivacità nativa. In mezzo alle riunioni mondane ed alle note diplomatiche, egli non cessava dal coltivare i cari suoi studi, dal raccogliere canzoni popolari (in cui si conservano per lo più le tradizioni leggendarie su fatti d'arme patrii, su celebri capi guerrieri, su amori infelici), raffrontando quelle dei vari paesi sul medesimo soggetto. Mi ricordo, fra le altre, di un'interessante leggenda,che egli poté trovare quasi identicamente ripetuta in versi provenzali, piemontesi, e di due altri dialetti, e che mi mandò in dono quand'era ambasciatore a Londra.
Al disotto del Nigra diplomatico, vi era sempre il Nigra poeta, artista, spesso entusiasta: ed è da questo Nigra interiore che irradiava quell'indefinibile vezzo gentile, che lo rendeva singolarmente simpatico.
Fedele quale egli era alle amicizie - la nostra durò senza nube per oltre sessant'anni: ed ogni volta che ci vedevamo, erano sempre i due compagni di collegio che si trovavano insieme, con la stessa gaiezza e fidente espansione d'allora.
Perdonate se ho forse troppo parlato di ricordi personali. Ma essi sono per me inseparabili dalla figura di Costantino Nigra: e desidero che, nella corona d'affetti deposta oggi dal Senato sulla tomba dell'illustre e profondamente compianto nostro collega, non manchi il fiore semprevivo di una schietta ed inalterata amicizia. (Vivi e prolungati applausi).
TITTONI, ministro degli affari esteri.Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà
TITTONI, ministro degli affari esteri.Quale vita operosa e quanto nobilmente spesa per la patria si è spenta con Costantino Nigra! Essa è così intimamente collegata al nostro risorgimento nazionale che per ritrarla non basterebbero pochi cenni di biografia ma occorrerebbe un volume di storia.
Il nostro Presidente ne ha tracciata una sintesi che comincia dal 1848 quando egli volontario nel Corpo dei bersaglieri durante la guerra dell'indipendenza fu ferito alla battaglia di Rivoli, e giunge ai nostri giorni attraverso memorabili avvenimenti.
Dovendo scegliere tra questi, a me piace ricordare quattro momenti della vita di Costantino Nigra che segnano inestimabili servigi da lui resi al paese, e cioè la parte notevolissima che egli ebbe nei negoziati confidenziali che precedettero la guerra del '59; la sua efficacissima azione diplomatica nel periodo che precedette la guerra del '66; l'azione sua decisiva presso il Governo francese dopo il 4 settembre 1870 per le risoluzioni immediate in vista dell'occupazione di Roma; l'opera sua assidua a Vienna per stabilire intimi e cordiali rapporti tra l'Austria -. Ungheria e l'Italia.
Ed altro non dico, poiché troppi ricordi si affollano alla mia mente, troppi ricordi si affollano alla mia mente, troppi sentimenti tumultano nel mio animo , nel quale il dolore è associato alla riverenza ed alla ammirazione.
In nome del Governo, io partecipo al lutto del Senato e della Nazione. (Approvazioni vivissime. Bene, benissimo).
DE SONNAZ. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
DE SONNAZ. Io certo non voglio fare la storia del senatore Nigra; ma mi limiterò ad associarmi a quanto l'illustrissimo nostro Presidente e l'onorevole ministro degli affari esteri hanno detto di tanto uomo.
Il rimpianto senatore Nigra per più di mezzo secolo servì fedelmente e lealmente l'Italia nelle circostanze più delicate e più difficili: dal giorno in cui venne ferito sulle alture di Rivoli, il 22 luglio 1848, quale bersagliere nella compagnia degli studenti di Torino, nell'ultima vittoria delle armi subalpine nella prima guerra dell'Indipendenza (vittoria che fu capitanata dal generale senatore De Sonnaz mio padre) sino al dì in cui lasciò l'ambasciata di Vienna.
Io rammenterò soltanto un fatto che prova il suo gran cuore. Il senatore Nigra era di una bontà e di una gentilezza senza pari con tutti coloro che avevano l'onore di essere del suo personale nelle varie ambasciate. Egli li trattava con la massima cortesia, talché poteva essere considerato come un amico, anzi come un parente. Il Nigra si era acquistata una tal fama fra noi, che abbiamo servito al suo fianco, che lo consideravamo come il nostro illustre maestro e avevamo per lui una profonda venerazione.
La storia della sua vita è splendida. Egli non solo era un gran diplomatico e un grande letterato, storico e poeta, ma anche un gentiluomo perfetto e un nobilissimo cuore. (Approvazioni vivissime).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 2 luglio 1907.