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NICCOLINI Ippolito

03 gennaio 1848 - 08 gennaio 1919 Nominato il 15 maggio 1904 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Toscana

Commemorazione

 

Atti parlamentari - Commemorazioni
Adeodato Bonasi, Presidente

Onorevoli colleghi.
È fatale che ogni ripresa delle nostre adunanze abbia ad essere funestata dall'annunzio della perdita di qualcuno dei nostri cari colleghi. Questa volta la sorte inesorabile è stata ancor più crudele, avendoci rapito nel giro di poche settimane sei benemeriti senatori, che tutti, a titoli diversi, altamente onoravano la nostra assemblea.
[...]
Nel mattino dell'8 gennaio, nella villa del Boschetto presso Firenze, si chiudeva la vita fruttuosamente operosa dell'illustre senatore marchese Ippolito Nicolini [sic!].
Non degenere dalle virtù degli avi, che sino dai remoti tempi del governo popolare di Firenze avevano dato alla gloriosa città una eletta schiera di Gonfalonieri di giustizia e di Priori di libertà, il compianto nostro collega, seguendo l'impulso della sua indole vivace ed irrequieta, che irresistibilmente lo traeva al moto ed alle agitazioni di un'operosità pratica ed attiva piuttosto che alla vita chiusa e silenziosa degli studi, in ancora giovane età, confortato dai provvidi amorevoli consigli paterni, si diede al viaggiare, preferendo formare la propria educazione e la propria cultura, anziché sui libri, su la osservazione diretta di uomini e cose, per rendersi conto esatto delle ragioni della diversità dei costumi e dei bisogni dei popoli più progrediti, e delle diverse esigenze dei vari ordinamenti sociali.
E tale preparazione non fu vana, come ne fa fede la sua vita improntata tutta, non ad astratte ideologie teoriche che sovente, applicate senza criterio in ambienti non adatti, conducono alle più amare disillusioni, ma all'illuminato positivismo che sempre lo distinse nei campi più svariati della sua energica attività, assicurandogli invidiati successi tanto nelle amministrazioni locali o di Stato quanto nelle private aziende aventi carattere industriale.
E da queste ultime appunto egli iniziò la sua vita attiva, non volendo, con nobile esempio, fare la propria esperienza nelle pubbliche funzioni, né affrontare le responsabilità che le accompagnano, prima di avere di avere misurate le sue forze, onde gli eventuali danni del suo noviziato non avessero a scontarsi poi da chi di ogni colpa era immune. Appena quindi gliene fu dal padre affidata la gestione, si applicò al governo delle grandi fattorie di famiglia e vi si dedicò con tutta la foga del suo temperamento, che non conosceva mezze misure.
Memore di quanto aveva osservato in Francia e dei grandi risultati ivi ottenuti nella industria vinicola mediante un razionale sistema di cultura dei vigneti ed un metodo non empirico di vinificazione, coraggiosamente rompendola colle tenaci tradizionali consuetudini paesane, non senza aspre lotte, riuscì a vincere le resistenze; e tutti sanno il successo da cui furono coronate le sue ardite innovazioni e come i prodotti delle sue cantine, sotto il di lui nome, si conquistassero i mercati non della sola Toscana, ma di tutta Italia e fossero apprezzati anche fuori.
Tali risultati, che costituivano un indiscutibile titolo di benemerenza per il giovane patrizio fiorentino, lo segnalarono alla attenzione degli elettori della provincia, i quali, alla prima elezione a scrutinio di lista, lo vollero incluso nell'elenco dei deputati del collegio di Firenze. Successivamente, fattosi ritorno al collegio uninominale, per parecchie legislature gli fu confermato il mandato da quello di Campi Bisenzio, finchè, pressato a sobbarcarsi quale sindaco al governo della sua Firenze, con sacrifizio non dissimulato si staccò da' suoi fedeli elettori, passando poi poco dopo al Senato.
Il Niccolini, di principî schiettamente liberali, entrando nella Camera prese posto sui banchi di sinistra, trattovi più ancora che dall'affinità delle tendenze, dal suo carattere fatto per la lotta. In lui per altro lo spirito di contrasto e di opposizione era siffattamente temperato da quel suo squisito senso pratico della realtà delle cose, che non tardò a rivelarlo come ormai maturo anche alle funzioni di governo, e dopo varie non facili missioni onorevolmente compiute all'estero, chiamato all'alto ufficio di Sottosegretario di Stato per i lavori pubblici, vi diede prova di così sicura competenza che, mancato il ministro, non si sentì il bisogno di sostituirlo rimanendo a lui intiera la direzione e la responsabilità dell'importante dicastero.
Non parlerò della parte che egli prese ai più notevoli dibattiti svoltisi a Montecitorio, né della forma affatto personale della sua eloquenza, fatta di acute e soventi mordaci osservazioni e di scatti qualche volta irruenti, perché ne è ancor vivo il ricordo, e molti di noi hanno potuto formarsene un'idea nel tempo che ebbimo la fortuna di averlo collega, sebbene la calma e la serenità abituale di questo ambiente avesse molto smorzato il fuoco del suo ardente temperamento.
Così non parlerò dell'opera dal Niccolini compiuta come sindaco a pro della sua Firenze.
Fu questo forse il periodo più agitato della sua vita tanto mossa, e quantunque non gli si lasciasse il tempo di compiere il suo programma per l'acuirsi delle opposizioni contro lui coalizzatesi, eccitate e rese insofferenti dagli irrompenti impetuosi suoi attacchi, vi lasciò tuttavia traccie così profonde del suo paesaggio, che perenne dovrà essere la riconoscenza della gentile città per i benefici assicuratile dalle coraggiose, sapienti sue iniziative.
Spetta a lui il merito di avere affrontato e quasi completamente risoluto il grave e difficile problema dell'acqua potabile, la cui mancanza costitutiva una nota d'inferiorità per un centro che si citava ad esempio di elegante pulitezza, da cui si era irradiata tanta luce di civiltà e che è sempre la fulgida gemma nella quale si rispecchiano le più belle virtù della nostra stirpe.
Inchiniamoci dunque reverenti dinanzi alla tomba del cittadino altamente benemerito su la quale si potrebbe riprodurre la celebre epigrafe: hic quiescit qui numquam quievit. (Bene).
[...]
BONOMI, ministro dei lavori pubblici.Domanda la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
BONOMI ministro dei lavori pubblici.Del marchese Ippolito Piccolini ha tessuto le logie l'illustre Presidente del Senato. Egli ha detto i meritati successi che l'onorevole Niccolini ebbe a raccogliere così nell'industria come nelle amministrazioni locali, poiché il senatore Niccolini fu sindaco della sua città, in mezzo a contrasti e lotte che non hanno scemato la sua benemerenza verso la città stessa.
Il senatore Niccolini fu l'uomo di battaglia e di lotta, e come tale lo si ricorda nel Dicastero dei lavori pubblici, dove tenne il posto di sottosegretario di Stato ivi il ricordo di lui è ricordo di energia fattiva, d'intelligenza pronta, di alacrità dedicata al bene del paese. Per questo va a lui il rimpianto cordiale, non soltanto del mio Ministero, ma dell'intero Governo a nome del quale io mi associo alle nobili parole pronunziate dall'illustre Presidente in suo onore. (Approvazioni).
[...]

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 1° marzo 1919.