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MUNICCHI Carlo

27 luglio 1831 - 24 dicembre 1911 Nominato il 21 novembre 1892 per la categoria 13 - Gli avvocati generali o fiscali generali presso i magistrati di appello dopo cinque anni di funzioni provenienza Toscana

Commemorazione

 

Atti parlamentari - Commemorazioni
Giuseppe Manfredi, Presidente

Onorevoli colleghi!
Non dimentichiamo quelli de' nostri, che abbiamo perduti durante l'intervallo, in cui siamo stati separati.
[...]
E Carlo Municchi pur esso è passato fra gli estinti. Spirò innanzi l'alba del 24 dicembre nella sua Firenze. Le luci vi aveva aperte il 21 [sic] luglio 1831; e, respirate le aure di quel cielo caro alle Grazie, e cresciutovi alle lettere, apprese le leggi, e dalla scuola di giurisprudenza uscì laureato nel 1853 per l'avvocatura, di cui fece pratica ed imprese l'esercizio. Ma, annessa la Toscana al sorgente Regno, fu attratto all'opera della unificazione amministrativa e giudiziaria in Torino, e prese posto di segretario nel Ministero di grazia e giustizia nel 1861, promosso capo di sezione nel 1864. La magistratura ne fece l'acquisto nel 1865. Entrò sostituto procuratore generale presso la Corte d'appello di Firenze; passò al medesimo ufficio nella fine del 1870 presso quella di Roma; meritò nel 1876 la promozione al pubblico ministero di quelle sezioni romane di Cassazione, che composte eransi del fiore dei magistrati delle vecchie e nuove provincie.
Al banco del pubblico ministero presso le Corti d'assise venne in grido di facondo e possente oratore, quale singolarmente in una celebre causa rifulse. Presso la Cassazione emerse la sua dottrina nella discussione serena del diritto. Fu perciò dei prescelti a salir più alto; lo attendeva un seggio di procuratore generale presso le Corti d'appello, gli fu dato nel 1879 a Catanzaro; e là, ed in Genova poi, ed in Milano dalla sua retta, sapiente e sagace azione, onde si giovò notabilmente l'amministrazione della giustizia, ridondò onore all'ordine giudiziario.
Nel novembre 1887 il capo del governo scorse nel Municchi eziandio le attitudini all'autorità politica ed amministrativa, il vigore e la destrezza a soprastare all'ordine pubblico; onde a Genova, ove allora bisognava, fu mandato prefetto; e dopo fu degno di Torino, di Napoli, di Palermo, di Milano, ove della lunga tenzone ufficiale gli bastò. Collocato a riposo nella fine del 1899, ritirato in Firenze, iscritto alla famiglia forense, nell'avvocatura cercò il rinverdire degli allori, che avevan coronato l'oratore della parte pubblica; e non gli mancò a 70 anni la celebrità della causa, cui diede l'ancor potente arringo.
Il comune e la provincia lo elessero ai consigli; e della Deputazione provinciale di Firenze fu autorevole presidente. Era con noi dal 21 novembre 1892; e lo udimmo in vigore e freschezza di spirito lungo tempo nelle discussioni, cui prese parte di frequente; vedemmo l'opera sua alacre nelle relazioni varie delle commissioni. Appartenne a quella per la verificazione dei titoli dei nuovi senatori; all'istruttoria permanente; a quella pei decreti registrati con riserva. Anche tra le insidie della malattia, che lo ha distrutto, si traeva a noi. Abbiamo perduto una mente elevata, un animo nobile, un'attività zelante. (Bene).
[...]
DEL LUNGO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DEL LUNGO. Alle degne parole che all'onorata memoria di Carlo Municchi ha consacrato l'illustre Presidente, permettete se ne aggiunga una che dica o ripeta il memore reverente affetto della sua Firenze, e quanto fra i concittadini fossero pregiati il pensiero e l'azione di lui, cittadino, magistrato, amministratore, parlamentare; di lui partecipe sempre ad ogni opera generosa, e che la sua più cara ambizione riponeva nell'esser fra i primi a fare il bene con alto intelletto di giustizia. Agli onori che accompagnarono e coronarono quella nobile vita, corrispose sempre, finché le forze gli ressero, lo zelo coscienzioso, la perseverante attività, in pro del paese, in pro della patria italiana. Il comune e la provincia di Firenze sanno e sentono quanto ben dovuto sia l'omaggio che alla memoria di Carlo Municchi rende oggi il Senato del Regno. (Bene, bravo. – Approvazioni vivissime).
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QUARTA. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
QUARTA. Non potrei dire né più né meglio di quanto è stato detto dal nostro illustre Presidente su […] e Carlo Municchi. Ma sospinto dalla grande e profonda reverenza che ebbi sempre per essi, non posso non mandare alla cara memoria di loro il più affettuoso saluto, anche a nome di tutta la magistratura italiana, i sentimenti della quale credo di interpretare in questo momento assai fedelmente, e di augurare con tutte le forze dell'animo mio, pel bene della giustizia, che tutti i magistrati ne seguano l'altissimo esempio. (Approvazioni)
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TORRIGIANI FILIPPO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TORRIGIANI FILIPPO. Non per aggiungere nemmeno una parola a quanto è stato detto con tanta autorità ed eloquenza dal nostro Presidente e dal senatore Del Lungo in commemorazione di Carlo Municchi, ma solo per associarmi con tutto il cuore alle loro parole e per pregare il Presidente di inviare alla famiglia le condoglianze del Senato. (Bene).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 23 febbraio 1912.