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MORRA DI LAVRIANO E DELLA MONTÀ Roberto

24 dicembre 1830 - 20 marzo 1917 Nominato il 27 ottobre 1890 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio e per la categoria 14 - Gli ufficiali generali di terra e di mare. Tuttavia i maggiori generali e i contrammiragli dovranno avere da cinque anni quel grado in attività provenienza Piemonte

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazioni
Giuseppe Manfredi, Presidente

Onorevoli colleghi!
Pur troppo il senatore Morra di Lavriano, del cui improvviso pericolo ieri fummo in angoscia, oggi non è più; e della sua morte grave duolo prende il Senato.
Nato era a Torino il 24 dicembre 1830 di famiglia d'antica contea. Educato alla milizia ed istrutto l'ingegno, condusse l'intera vita nell'esercito, salendo ai sommi gradi ed ai maggiori onori. Né solo con le armi servì segnalatamente la patria e lo Stato; ma nella rappresentanza nazionale, nella diplomazia, nell'ordine interno. Contava le campagne della guerra dell'indipendenza, salendo al 1848; e portava la medaglia d'argento al valor militare guadagnata nella giornata di Custoza del 1866. Fu primo aiutante di campo del principe Amedeo d'Aosta, di re Umberto, del principe di Napoli, oggi felicemente regnante. Alla Camera fu deputato di Carmagnola nella legislatura 12ª e tra i rappresentanti del 3° collegio di Torino nella 15ª e 16ª; partecipando con attività ai lavori e discutendo specialmente sulle questioni militari. Nel 1883 in Sicilia nella epidemia colerica meritò la medaglia dei benemeriti della salute pubblica. Vi fu nei primi del 1894 Commissario straordinario. Andò ambasciatore a Pietroburgo nel 1897. Fu nominato senatore nel 27 ottobre 1890. Noi lo vedemmo assiduo all'opera e lo udimmo. Echeggeranno qui per lungo tempo le sue frequenti manifestazioni di amor patrio e di devozione al Re ed alla Casa di Savoia; e lungamente sarà la sua memoria onorata. (Approvazioni).
Del generale Cadorna, comandante supremo del nostro esercito, ricevo il seguente telegramma:
"La devozione e amicizia che mi legava al generale Morra, mi fa rimpiangere di non poter partecipare alla commemorazione che il Senato farà di lui. La prego però di tenermi presente per ogni eventuale manifestazione dei colleghi in onore dell'uomo benemerito dell'esercito e del paese che, combattendo nella prima guerra del Risorgimento, assertore convinto dell'ultima, chiuse la vita con la fede della sua giovinezza nei destini d'Italia.
Firmato: generale Cadorna".
BAVA BECCARIS. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BAVA BECCARIS. Benché oppresso da un profondo dolore e coll'animo conturbato, sento tuttavia il dovere di tributare poche parole di vivo compianto all'amico indimenticabile, Roberto Morra Di Lavriano.
Quasi coetanei, abbiamo iniziato assieme la nostra vita militare, or sono 72 anni, nell'Accademia militare di Torino. Fra quelle mura abbiamo sentito i primi palpiti per la guerra dell'indipendenza, allorquando giungevano a noi gli echi delle dimostrazioni popolari plaudenti al Re magnanimo, quando si cantava l'inno fatidico di Goffredo Mameli, che, nella tarda età, egli ha sentito ripetere con non minore entusiasmo dal suo amato figliuolo, all'inizio della guerra.
Non mi soffermo a parlare della operosa, fulgida carriera del Morra, già illustrata tanto nobilmente dal venerato nostro Presidente: intendo solo esaltare le sue eccelse qualità morali, la bontà del suo animo sempre incline alla indulgenza, la serenità costante del suo spirito, la sua fede incrollabile nei destini gloriosi della patria, alla quale diede cuore ed intelletto, sino all'ultimo respiro, poiché volle ed ottenne di rientrare in servizio senza assegni, tosto scoppiata la guerra.
Egli non ebbe mai il minimo dubbio sulle sorti gloriose della guerra, e la sua fede sapeva infondere negli animi titubanti.
Malgrado l'avanzata età gli stessi palpiti giovanili vibravano nel cuore del veterano della guerra del 1848.
Vada il mio mesto saluto alla salma dolorata dell'amico, e possano le mie sincere parole di compianto riuscire di qualche conforto al desolato figliuolo ed al vecchio fratello, veterano anch'esso delle prime guerre dell'indipendenza e della guerra d'Oriente. (Approvazioni vivissime).
MORRONE, ministro della guerra.Domando la parola.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MORRONE, ministro della guerra.Onorevoli senatori!
A nome del Governo e dell'esercito prendo la parola per scorre un tributo d'onore alla memoria del compianto senatore, generale Morra di Lavriano e di Montà, spentosi ieri dopo breve ma fierissima malattia.
Il generale Morra era un vegliardo ed un veterano, ma, pur nella gravezza della sua tarda età, conservava meravigliosamente integre quelle facoltà di mente e di spirito che rendevano preziosa la sua attività, fatta di cosciente patriottismo e di fervida fede!|
Da bravo soldato, egli è, come suol dirsi, morto sulla breccia, e pure alla vigilia di soggiacere al morbo crudele e quasi fulmineo che lo ha rapito al nostro affetto, egli prodigava ancora l'opera sua solerte per coordinare e sviluppare sempre più in paese quelle energie consolidatici di resistenza e propiziatrici di vittoria, di cui egli apprezzava tutto l'inestimabile valore ed al cui incremento si dedicava con quello stesso fervore che, ove gli anni glielo avessero consentito, avrebbe entusiasticamente e proficuamente portato fra le schiere dei combattenti.
Lo stato di servizio del generale Morra è brillante enumerazione dei suoi altissimi meriti e delle sue non comuni benemerenze, che rapidamente lo condussero ai più alti gradi della gerarchia e, nel corso della sua carriera, frequentemente lo designarono al disimpegno di importanti ed onorifici incarichi che, sempre, in paese ed all'estero, egli seppe egregiamente assolvere.
Le stesse doti e la provata sua profonda devozione per la nostra augusta dinastia gli conferirono più volte l'alto onore di prestare l'opera usa a diretto servizio dei nostri sovrani e reali principi.
Nella giornata di Custoza seppe guadagnarsi la medaglia d'argento al valor militare per l'eroismo dimostrato al fianco dell'Augusto comandante duca d'Aosta di quella stessa valorosa brigata Lombardia, che, sotto gli ordini anche oggi di un valoroso duca d'Aosta, ha di recente rinnovato brillanti e fulgidi fasti di eroismo e di gloria. (Approvazioni vivissime).
Scoppiata la nostra guerra, sentì imperioso il desiderio di spendere per essa le sue mirabili energie e la sua instancabile attività. Impossibilitato per la sua età a riprendere sul campo le sue mansioni di generale, volle e seppe egregiamente moltiplicarsi nella organizzazione delle forze di resistenza e di vita nazionale.
Presidente del Comitato nazionale per il munizionamento, membro del Comitato centrale di mobilitazione industriale, presidente della Commissione per la mano d'opera femminile, a tali patriottiche e filantropiche iniziative dedicava tesori di attività, di esperienza e di amor patrio.
La morte inesorabile volle ieri rapirlo alla famiglia, all'esercito, alla patria!
Vada a lui un pensiero di profondo rimpianto e di devota ammirazione! (Approvazioni generali. Applausi).
BAVA BECCARIS. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BAVA BECCARIS Propongo che il Senato voglia presentare le sue condoglianze alla famiglia dell'illustre defunto.
LAMBERTI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LAMBERTI. Associarsi alle parole dette con tanto sentimento dal nostro amato Presidente e dal ministro della guerra e in modo particolare dal collega ed amico Bava Beccaris sarebbe un di più.
Vorrei però esprimere un pensiero, che non so se potrà essere accolto, senza venir meno alla reverenza dovuta alla persona alla quale è diretto. Io so quale culto di amore filiale avesse per l'augusto suo padre l'attuale duca d'Aosta, che il ministro della guerra ha or ora nominato ricordando come il generale Morrà nel 1866 fosse addetto alla persona del principe Amedeo, allora comandante della brigata Lombardia.
Io che ebbi l'onore di appartenere nella giornata di Custoza a questa brigata ricordo benissimo la parte presavi dal generale Morrà, allora tenente colonnello di stato maggiore, a fianco del valoroso suo comandante.
So con quali accenti di fierezza, d'orgoglio e di tenerezza filiale il duca d'Aosta, comandante della III armata, nel premiare solennemente con medaglia d'oro la brigata Lombardia facente parte della sua armata e copertasi di gloria nella campagna che si sta combattendo, abbia rievocato i fasti della brigata condotta al fuoco nel 1866 per primo dall'augusto suo padre, che vi rimase ferito.
La scomparsa del generale Morrà che a quei ricordi è strettamente associato non può non avere una ripercussione sull'animo nobilissimo dell'augusto principe.
E credo che l'esprimere oggi a S.A.R. il duca d'Aosta i nostri sensi per la morte del generale, debba riuscire omaggio non sgradito a Sua altezza reale.
PRESIDENTE. Non facendosi osservazioni, la proposta dei senatore Bava Beccaris si intende approvata ed io vi darò esecuzione.
Quanto all'altra proposta del senatore Lamberti, la presidenza la prenderà in considerazione per darvi effetto nel miglior modo possibile.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 21 marzo 1917.