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MORIN Costantino

15 maggio 1841 - 13 settembre 1910 Nominato il 14 giugno 1900 per la categoria 14 - Gli ufficiali generali di terra e di mare. Tuttavia i maggiori generali e i contrammiragli dovranno avere da cinque anni quel grado in attività provenienza Liguria

Commemorazione

 

Atti parlamentari - Commemorazioni
Giuseppe Manfredi, Presidente

Onorevoli colleghi!
[...]
Un esimio dell'Armata navale, Enrico Costantino Morin, che vedemmo alle nostre sedute estive nel vigore della mente, caduto infermo nella sua villa sulla spiaggia tra il Forte dei Marmi e Viareggio, vi spirò il 13 settembre.
Nato in Genova il 15 maggio 1841, trasse dalla famiglia nizzarda di marinari e navigatori villafranchesi, e dal genio, la vocazione; e da allievo a dodici anni della Regia scuola di marina a vice ammiraglio, comandante di squadra su navi da battaglia, nella Marina tutto visse; circa cinquantacinque anni nelle file dell'armata, venticinque in navigazione su navi in armamento. Comandante in capo del 1° dipartimento marittimo, toccato il limite dell'età, fu iscritto nella riserva navale nel giugno 1906, portando la gran medaglia mauriziana del merito militare di dieci lustri; la medaglia d'oro per anzianità di servizio.
Tanto emerse nello studio il giovane ufficiale, da saper insegnare a ventun anno. Nominato professore di tattica navale nella Scuola superiore di marina nel febbraio 1863, insegnò su varie navi; fece tre campagne al comando della divisione navale d'istruzione; nel 1891 fu comandante della Regia accademia navale; dotto ed integerrimo, amato e venerato.
La Scuola de' torpedinieri instituita da lui, capitano di fregata al comando della Caracciolo, quando nulla di simile aveva niuna marina, fu suo singolar merito; commendandosi tuttora l'utile ed il vanto, che n'ha avuto la nostra marina. Direttore d'artiglieria e torpedini, impiantò in Spezia la fabbricazione dei primi cannoni d'acciaio e la costruzione de' primi apparecchi illuminanti elettrici.
Giovane luogotenente di vascello combatté da bravo nelle campagne navali dell'indipendenza nazionale; guadagnò all'assedio d'Ancona la medaglia d'argento al valore militare. A bordo della Garibaldi, capitano di vascello, compì, dal 1879 al 1882, la più lunga campagna di circumnavigazione; nella quale per diciotto mesi, vegliando sulle vicende della guerra fra il Perù ed il Cile, diede protezione alle nostre colonie. Nel ritorno in patria per il mar Rosso al tempo della rivoluzione egiziana, trovata sospesa la navigazione del canale di Suez per tema delle mine, che dicevansi messe da Araby Pascia, e delle sue offese dalle sponde, l'ardito comandante, spiegata in testa d'albero la fiamma dai colori nazionali; si lanciò in assetto di guerra al passo ed entrò nel Mediterraneo, scortando le numerose navi di tutte le bandiere, che soffrivano i danni della sosta, ed approdando trionfalmente ed applaudito a Porto Said. (Approvazioni). Del quale felice ardimento furongli rivolti da ogni parte calorosi elogi e le più entusiastiche congratulazioni. Per la ben condotta e splendidamente compiuta campagna, fu all'ordine del giorno del dipartimento la lode del ministro a parere del Consiglio superiore di marina. Intorno alla sua audacia soleva il valentuomo ripetere, che certe apprensioni non debbono rattenere una nave da guerra, che batta bandiera onorata, tanto meno quando questa sia italiana.Pensava, come disse in un suo discorso, che la fortuna in mare novantanove volte su cento è fatta di consumata perizia, di sangue freddo, di decisione, di spirito di risorsa nelle situazioni difficili.
Il nome dell'ammiraglio, la virtù del cittadino fecero sorgere la candidatura politica del Morin la prima volta nel I collegio di Firenze, poi nel III di Genova, da ultimo in quello di Spezia. Eletto alla Camera per quattro legislature, vi fu dal 1886 al 1897. Sedette indipendente, ma rispettoso di tutte le opinioni; appartato, ma osservante, e però d'ogni parte considerato. Presto divenne autorevole; ne fecero stima i capi de' partiti; l'affezionò Benedetto Brin.
Ministro questi della marina ne' due primi Gabinetti Crispi, si prese il Morin, non anco contrammiraglio, sotto-segretario di Stato; il quale nell'amministrazione tale apparve da far scorgere in sé il futuro ministro. E ministro entrò della marina nel terzo e nel quarto gabinetto Crispi; rientrò nel gabinetto Saracco; fu mantenuto nel gabinetto Zanardelli; nel quale finì reputato uomo di Stato anche per il portafoglio degli Affari esteri. Amministrò la Marina in giorni infausti alle finanze nostre e nelle angustie del bilancio. Ma se dovette subire la riduzione degli assegni della marina, che trovò iniziata, curò di far salva la forza viva del bilancio e di rendere le temporanee necessità proficue all'avvenire. E vennero per la marina i tempi migliori sotto la sua stessa amministrazione, che poté nuovamente rafforzarne gli assegni ed ordinare le costruzioni delle quattro navi, onde va orgogliosa la nostra armata. Le traversie dell'uomo di Governo non lesero l'alta fama dell'ammiraglio; tattico navale meraviglioso, espertissimo navigatore, manovratore eccellente.
Appartenne al Senato dal giugno 1900; e qui, come all'altra camera, sia dal banco di ministro, sia dallo stallo di senatore, illuminò l'Assemblea nelle discussioni frequentemente. Membro della nostra Commissione di finanza, fu relatore pregevolissimo del bilancio della marina.
Anche infermo si dava sollecitudine delle cose dello Stato. Il suo pensiero fu all'armata sino all'agonia. Due giorni innanzi quello della sua morte, intesi i discorsi pronunciati al termine delle manovre navali, "commosso", - dice la lettera del contrammiraglio Frasca, che fu pubblicata, "commosso ai ricordi della partecipazione delle nostre navi all'espugnazione di Ancona nel 1860, si sentì rivivere a quel tempo, in cui giovane ufficiale era imbarcato sulla fregata Vittorio Emanuele.Ma avendo udito attribuito alla nave dell'ammiraglio Persano di aver fatto saltare in aria con audace ed intrepida manovra la polveriera del forte della lanterna, volle rettificata l'asserzione. Non la Maria Adelaide;ma furono la Carlo Alberto, comandante Galli della Mantica, e la Vittorio Emanuele, comandante G.B. Albini, che intrepidamente assalirono a tiro di pistola il detto forte e fecero saltare in aria la polveriera, determinando la resa della piazza". Non volle, che rimanesse "attribuita ad una nave, cui non spetta, la luminosa pagina di storia".
Fece così partire dal letto di morte la sua voce per un atto di giustizia storica. Morì qual visse, devoto al dovere, severo in verità e rettitudine, altamente onorando. (Benissimo).
[...]
DE SONNAZ. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
DE SONNAZ. [...] Entrato Costantino Morin nella scuola di marina nel 1852, ne uscì nel 1857.
Ad Ancona Morin si meritò la medaglia al valore per una spedizione ardita che comandò di notte alla testa di una compagnia da sbarco.
Esso poi si trovava ufficiale a bordo della nave Vittorio Emanuele, comandata dal nizzardo Albini, quando questa nave con un atto arditissimo, accompagnata dalla nave Carlo Alberto,fece saltare la polveriera di Ancona e così fece capitolare la piazza forte.
Nel 1866, ufficiale sulla Terribile,Costantino Morin spinse il suo comandante a Lissa ad avventurarsi nella battaglia.
Il senatore Morin molto navigò e comandò molte navi, cioè il Daino,il Malfatano,la Vedetta,il Re di Portogallo,la Caraccioloe la Garibaldi.Diventato contrammiraglio nel 1888, poi vice ammiraglio nel 1895 fu un bel manovratore secondo l'opinione dei marinai italiani e stranieri.
Il Morin fu maestro di molti ufficiali della Regia marineria italiana, che si ricordano di lui con ammirazione, quasi con venerazione.
Dal 1879 al 1892 comandante il Morin della corvetta Garibaldi, nave di nome fatidico e glorioso, ma molto vecchia, rese grandi servizi alle colonie italiane ed alla civiltà nel Pacifico, al tempo di una guerra cileno-peruviana, e tornando in patria nel luglio 1882, al tempo della rivoluzione egiziana, con un atto di grande audacia riaprì il canale di Suez al traffico mondiale, col plauso degli Inglesi, che di navigazione ben se ne intendono.
Deputato nelle legislature XVI, XVII, XVIII, e XIX di Firenze, di Genova e di Spezia nel 1900 fu nominato senatore del Regno e fu molto assiduo alle sedute del Senato. Nel 1889 fu sottosegretario della marina, poi ministro della marina nel 1893 al 1896 con Crispi, e dal 1901 al novembre 1903 con Zanardelli. Infine fu ministro degli esteri dal 1903, 22 aprile al 2 novembre dello stesso anno.
In tale occasione il senatore Morin resistette a lungo alle insistenze di Zanardelli che lasciandogli l'interim della marina lo voleva al dicastero esteri. Esso Morin si rifiutava sempre, quando Zanardelli minacciando la dimissione, fece appello al patriottismo dell'ammiraglio che non poté oltre resistere.
La situazione internazionale nella primavera del 1903 non era facile per l'Italia, ma subito il senatore Morin col suo sapiente tatto e con l'aureola di autorità che già circondava all'estero il suo nome, riuscì a ristabilire una vera cordialità nei rapporti fra i due Imperi alleati dell'Italia.
Nel tempo stesso il senatore Morin non trascurava di rendere più simpatiche ed amichevoli le relazioni colla Francia, come ne testimoniò la convenzione colla Repubblica per la ferrovia Nizza - Cuneo e Ventimiglia e coll'Inghilterra, come lo prova la visita del Sovrano a Londra. Si deve al Morin la visita del nostro augusto Sovrano a Parigi nell'ottobre del 1903 e la restituzione poi della visita del Presidente Loubet a Roma nella primavera del 1904.
E fu pure opera insigne del senatore Morin il viaggio dei nostri augusti Sovrani a Londra che egli aveva in tutti i particolari preparato e che avvenne quasi all'indomani della sua uscita dalla Consulta.
Infine, quale ministro degli affari esteri l'ammiraglio Morin fu un uomo di un'equità somma, che non aveva riguardi che alla giustizia, in quanto riguardava tutto il personale della consulta.
Lasciato il ministero nel novembre 1903 ebbe dapprima il comando della Squadra e poi quello della Spezia, dove raggiunto il limite di età nel 1905 lasciò il servizio attivo. Ma in questi ultimi anni sempre ancora si occupò, con amore, della marineria italiana e persino nell'ultima sua infermità.
Oltre la medaglia al valore, l'ammiraglio Morin, aveva le apprezzate benemerenze della medaglia mauriziana e del Gran cordone Mauriziano.
Ecco quanto si può dire del senatore ammiraglio Morin, terminando questa modesta commemorazione.
Davanti alla tomba di questo uomo veramente insigne per ingegno, sapere e per grandi servigi alla patria, di questo illustre senatore, patriota, soldato, diplomatico e marinaro, un unico sentimento di sincero rimpianto e di vera venerazione affratella non solo gli animi di tutti i marinari italiani, ma benanco di tutti i cittadini italiani. (Approvazioni vivissime).
[…]
LEONARDI-CATTOLICA, ministro della marina. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LEONARDI-CATTOLICA, ministro della marina.L'illustre Presidente del Senato, ha con degne parole, ricordato la vita del vice-ammiraglio senatore Costantino Morin, ed ha riassunto anche la multiforme opera sua di soldato, di marinaro, di legislatore e di uomo di Governo. Sia consentito a me di aggiungere, in nome della marina e del Governo, poche ma sentite parole per rievocare la figura nobile dell'ammiraglio Morin.
Di carattere semplice, austero, tenace, di mente aperta ed equilibrata, studioso delle discipline professionali, il Morin possedeva tutte le doti per distinguersi e salire alle più alte cariche, sia a terra che a bordo, acquistandosi sempre più quella autorità morale e quella fiducia, che non si conseguono col numero dei galloni, ma sibbene con una vita intemerata, fatta di lavoro e ispirata al sentimento del dovere e al bene della patria. (Benissimo).
La vita dell'ammiraglio Morin può servire a noi tutti di esempio per le sue virtù militari, per la sua operosità ed anche per la sua rettitudine che traspare dalla frase da lui pronunziata, che "l'Amministrazione della marina deve essere come un cristallo aperto agli occhi di tutti". In nome del Governo vada alla memoria dell'ammiraglio Morin il più reverente omaggio ed il saluto memore ed affettuoso della marina, che lo ebbe per tanti anni capo amato e rispettato. (Vivissime approvazioni).
[...]
GUALTIERO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUALTIERO. Dopo le parole autorevoli del nostro illustre Presidente e del ministro della marina che hanno tracciato maestrevolmente la vita e l'opera dell'ammiraglio e del ministro Morin, è certo che non vi è nulla da aggiungere a quanto è stato detto.
Avrei desiderato però che vi fosse stata la voce di qualche persona, di me più autorevole, che, per avere appartenuto alla marina militare, pur facendo parte di questa Assemblea, potesse associarsi in suo nome alla commemorazione che è stata fatta dal compianto senatore Morin.
Ma non essendovi altri, io credo di interpretare il sentimento dei miei colleghi del Senato, che hanno fatto parte della marina militare, presenti ed assenti nell'associarmi a quanto fu detto in memoria dell'ammiraglio Morin e credo anche interpretare il sentimento del Corpo della marina, stato per molti anni retto dall'illustre uomo, nell'associarlo al rimpianto di lui espresso in quest'Aula.
Nell'istesso tempo proporrei che alla vedova ed alla famiglia fosse inviato un saluto da parte della nostra Assemblea. (Approvazioni).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni,5 dicembre 1910.