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MORANDINI Giovanni

06 gennaio 1816 - 14 settembre 1888 Nominato il 25 novembre 1883 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Toscana

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Domenico Farini, Presidente

Signori senatori! È mio dovere, e pietoso ufficio ad un tempo, ricordare quei colleghi nostri che passarono di vita dalla scorsa estate ad oggi: i senatori Vegezzi, Morandini, Luciani, Correnti, Di Robilant, Di Castagnetto. [...]
In Magliano di Grosseto nacque, addì 6 gennaio 1816, Giovanni Morandini. Ingegno svegliato, attese, fino dalla prima età, volenteroso allo studio delle lettere e delle matematiche. Laureato, fu, in Parigi, a studi di perfezionamento nell'ingegneria.
Natura vivace, insofferente di ogni soggezione, sentì nell'animo, aperto ai purissimi ideali di patria e di libertà, la vergogna ed il danno della servitù forestiera e della domestica imbelle signoria.
E cospirò contro entrambe, e contro entrambe combatté fortemente, indefessamente coll'opera, colla mente, col braccio.
Le prigioni di Venezia, sul cadere del 1846, i campi di Curtatone nel 1848 - due sconfitte, gloriose come una vittoria - lo videro impavido e nelle patriottiche audacie tenacemente il conformarono. E fu dei più fervidi, dei più arrischiati nello apparecchiare il moto toscano dell'aprile 1859.
deputato all'Assemblea legislativa ed alla Costituente toscana degli anni 1848-49, rieletto nel 1859 all'Assemblea di Firenze, fu anche, per tre legislature, deputato al Parlamento italiano.
Era senatore dal 25 novembre 1883.
E in quelle Assemblee e nei due rami del Parlamento la parola sua sobria, ma schiva di ogni avvolgimento, risuonò or negli argomenti tecnici, de' quali era assai perito, or nei politici dibattimenti. Nei quali, al destreggiarsi fra le opposte opinioni, preferiva dichiarare anche rudemente le ragioni del proprio voto, anteponendo spesso ai temperamenti rispettivi il correre ratto alla meta.
direttore delle Ferrovie romane, presidente del Consiglio d'amministrazione di quelle dell'alta Italia, per ben dodici volte presidente del Consiglio provinciale di Grosseto, la energia ed operosità, che in lui eran grandissime, non furono soverchiate che dalla specchiata onestà.
La semplicità del costume, il cuore generoso, la purezza e costanza degl'intenti rendevano Giovanni Morandini caro agli amici; la pubblica estimazione lo onorò in vita; mesta folla di amici e di popolo lo accompagnò alla tomba, dischiusaglisi in Firenze il 12 [sic] settembre passato, circondando di spontaneo omaggio le modeste esequie che egli, schivo d'ogni vana pompa, aveva, da vivo, a sé prefisse. [...]
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il signor ministro guardasigilli.
ZANARDELLI, ministro di grazia e giustizia. A nome del Ministero sento il dovere di associarmi ai sentimenti espressi con tanta verità, con tanta nobiltà, con tanta esattezza dal nostro illustre Presidente e dagli onorevoli senatori che degnamente fecero eco alle sue parole.
Non io saprei aggiungere novella fronda a quella splendida corona, di meritati elogi che il Senato ha dedicati alla memoria di questi uomini insigni. [...]
Di Giovanni Morandini ammirai pure nella Camera elettiva il proverbiale disinteresse, ed udii continuamente ripetere il patriottismo e la prodezza con cui nel 1848 combatté sui campi di Curtatone, dove egli, ferito, salvò la vita di un altro glorioso ferito, di Giuseppe Montanelli. Udii del pari ripetere la parte precipua presa dal Morandini in quel moto toscano del 1859, che, sopprimendo l'autonomia della regione toscana, doveva assicurare per sempre, contro l'idea della federazione, l'unità italiana. [...]
Signori, noi tutti in questo recinto sentiamo profondamente con unanime rimpianto come questi uomini, gli egregi spiriti i quali in questi ultimi mesi furono rapiti al Senato, contribuirono a quei solenni ed immortali avvenimenti che dopo tanti secoli di divisioni e di servaggio diedero agli italiani una patria. (Bene, benissimo).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 8 novembre 1888.