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MORANDI Luigi

18 dicembre 1844 - 06 gennaio 1922 Nominato il 04 marzo 1905 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Umbria

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Tommaso Tittoni, Presidente

Onorevoli colleghi! Nuovi dolorosi lutti hanno colpito il Senato durante l'interruzione dei lavori. [...]
Il 6 gennaio morì in Roma l'insigne letterato e patriota, prof. Luigi Morandi. Nato in Todi il 18 dicembre 1844, prese parte, giovanissimo ancora, alle lotte per l'unificazione d'Italia. Arruolatosi nelle file garibaldine nel 1867, fece la campagna dell'Agro romano, guadagnandosi l'affetto di Garibaldi che ne apprezzava, assieme al giovanile entusiasmo, l'acuto e fervido ingegno.
Compiuta l'unità d'Italia, si consacrò sopratutto all'insegnamento ed alla letteratura, e tenne Cattedra di belle lettere in vari istituti tecnici ed infine in quello di Roma. Nel 1880 conseguì la libera docenza di letteratura italiana nell'Università di Roma. Ruggero Bonghi, che lo aveva avuto discepolo, lo indicò all'insigne onore di essere precettore del nostro Re, allora principe di Napoli, e l'altissimo ufficio egli tenne dal 1881 al 1886, pubblicando poi su tale periodo della sua vita un pregevole libro di ricordi.
Insigne letterato e critico, egli si acquistò grandi benemerenze verso le patrie lettere: poiché fu al suo tempo uno di quelli che maggiore impulso seppero dare alla diffusione ed elaborazione della nostra storia letteraria, intesa non come sterile opera di erudizione, ma come vivo patrimonio da cui devesi trarre sempre nuovo alimento; e seppe dotare la scuola italiana, che ne difettava, di ottime antologie e libri di testo che furono guida letteraria e spirituale a varie generazioni di giovani.
Egli fu il maestro nel senso più alto della parola, poiché nei lunghi anni d'insegnamento seppe ispirare alla devozione della patria, alla probità della vita, al culto dell'arte numerosissime schiere di discepoli. Scrittore forbito, elegante, linguista purissimo ed insieme erudito, numerose pregevoli pubblicazioni egli lascia, ma l'opera sua principale resterà la sovrana edizione dei sonetti del Belli, vero monumento eretto al grande poeta dialettale.
Benemerenze non minori di quelle guadagnatesi nel campo della cultura, egli acquistò nella vita politica, cui partecipò con rara nobiltà di metodi, con grande elevatezza di scopi. La sua Todi lo volle proprio rappresentante alla Camera dei deputati per la 19ª legislatura ed il mandato politico gli riconfermò nelle due legislature successive fino a quando nel 1904, egli non volle ripresentarsi agli elettori, cedendo il posto al suo compaesano ed amico Ciuffelli. Il 4 marzo 1905 fu nominato senatore.
Assai notevole fu la sua attività parlamentare. Guidato da un altissimo senso dei doveri e delle responsabilità che le cariche pubbliche impongono, egli tanto alla Camera che in Senato ispirò sempre l'animo e la parola alla visione di quelli che riteneva essere i veri interessi del paese, congiunta a profonda e sincera simpatia per le classi più umili, a fervido entusiasmo per tutte le idealità nobili ed elevate. A tacer d'altro, fu in gran parte per merito suo se alla Camera poté trionfare contro ardue difficoltà il progetto di legge sull'emigrazione: a lui si debbono ancora provvide leggi sulla scuola e sugli insegnanti.
Anche ai nostri lavori egli dette opera cospicua, sovratutto finché l'età molto avanzata non gli affievolì le forze. Assiduo sempre alle sedute, fino a quest'ultima infermità che doveva rapidamente stremarlo, non vi fu quasi nessun argomento interessante la pubblica istruzione in cui egli non prendesse, con grande autorità ed efficacia, la parola: e fu membro d'importanti commissioni.
Ultima non piccola manifestazione del suo culto per gli interessi della patria che voleva grande in ogni campo, fu la propaganda strenuamente condotta, con vero fervore di apostolo, in Senato e sulla stampa per l'incremento dell'aviazione, sia nell'interesse della difesa militare sia in quello delle comunicazioni e dei servizi civili.
La semplice, bonaria e insieme austera figura di Luigi Morandi vivrà a lungo nei nostri cuori: e la sua memoria resterà esempio di fede, di rettitudine, di operosità.
Piangiamo il caro collega scomparso ed inviamo alla famiglia orbata l'espressione del nostro più vivo cordoglio. (Benissimo). [...]
BERGAMASCO, ministro della marina. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BERGAMASCO, ministro della marina. A nome del Governo mi associo alle parole nobilissime che l'illustre nostro Presidente ha testé proferite in commemorazione dei compianti colleghi Luigi Morandi e Luigi Ziliotto. Poco io posso aggiungere a quanto egli ha così bene espresso.
Di Luigi Morandi ricorderò solo che fu più che un professore un educatore, e tre generazioni di italiani furono da lui educate al sentimento patriottico e al senso del bello, del buono e del grande. Alla memoria di lui, che in giovinezza si arruolò con Garibaldi nel 1867 per la campagna dell'Agro romano, per dare all'Italia la sua capitale - questa Roma immortale - di lui, che la vita dedicò alla istruzione e alla educazione degli italiani, io non posso che inchinarmi riverente a nome del Governo.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 16 febbraio 1922.