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MISCHI Giuseppe

10 aprile 1817 - 18 febbraio 1896 Nominato il 12 marzo 1868 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio e per la categoria 21 - Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria provenienza Emilia-Romagna

Commemorazione

 

Atti parlamentari Commemorazioni.
Domenico Farini, Presidente

Poiché il Senato volle per sua grazia aspettare la mia presenza, perché gli fossero comunicate le necrologie dei colleghi defunti nell'intervallo dalle ultime sedute ad oggi, così io obbedisco al doloroso incarico, procedendo alla lettura di esse.
Signori senatori! [...]
Non ultima cagione del lieto fine al quale, dall'anno 1859, volse il riscatto nazionale, fu l'esserne stata precipua operatrice la generazione che dieci anni innanzi aveva vissuto una storia di sciagurati errori e n'era stata, per propria dolorosa esperienza, ammaestrata e corretta.
Di quella generazione, anzi dei principali di essa nel centro d'Italia, fu il piacentino marchese Giuseppe Mischi, trapassato il 18 di febbraio nella sua città, a settantanove anni pressoché compiuti.
I primi passi dati da lui nella vita politica quando, rivoltatasi a Carlo Lodovico di Borbone, Piacenza pronunciò per voto di popolo, avanti ogni altra provincia l'unione al Piemonte, lo collocarono, già dal 1848, fra i notevoli. Tale lo avevano fatto la reputazione degli avi; tali i buoni studi di legge, di matematiche e di economia, aggiunti all'integrità ed al saldo carattere, cui i modi gentili e concilianti toglievano asperità: tutto sommato, il nome, il grado, l'ingegno, i principii professati lo levarono d'un tratto agli alti posti.
Segretario del civico consesso che generò il Governo provvisorio, nel giugno, dopo il voto d'unione, sedette nella prima legislatura del Parlamento subalpino per Castell'Arquato. Ridottosi poscia a vita privata in patria, le vessazioni ed il carcere prodigatogli dalla restaurazione non ne ruppero la fede. Tant'è che nel giugno 1859, partiti gli austriaci, egli fu dei novanta che il podestà convocò insieme agli anziani del Comune, e della Commissione provvisoria di Governo da quella accolta nominata.
Al convegno di Villafranca seguita la dittatura, il Mischi operò con efficacia a quell'indirizzo ordinato e fermo nei mezzi, quanto irremovibile nello scopo, di che, a traverso insidie, invidie e calunnie, furono corona le annessioni dei ducati e della Romagna.
Rappresentò in quel tempo il secondo collegio di Piacenza all'Assemblea di Parma; ne fu vicepresidente; vi diede il nome alla proposta sull'annessione; venne eletto capo della deputazione che nel settembre ne recò al gran Re in Torino l'omaggio e i voti. Scelto a direttore delle finanze condusse in Firenze, a buon fine la pratica per l'unione doganale dei quattro stati dell'Italia centrale. Tre dei quali, sullo scorcio dell'anno, unitisi a formare il Governo dell'Emilia egli vi ebbe titolo di ministro senza portafoglio. Conscio per antica prova che gli interessi, le borie municipali, se non si recidessero d'un colpo, sarebbero ad una ad una ripullulate insieme al mal vecchio della discordia; quasi ad ammenda delle pretese colle quali, lui aderente, dieci anni prima il voto d'unione era stato circondato e menomato, sollecitò, raccomandò che l'annessione avesse l'immediato effetto di trasferire in Torino i congegni tutti del Governo.
Ad annessione compiuta, fu deputato alla VII ed VIII legislatura per Firenzuola: anche Piacenza lo aveva eletto alla prima. Finché appartenne alla Camera ebbe ufficio di segretario della Presidenza; poco parlò; favorì a tutt'uomo le provvisioni intese ad unificare, a viemmeglio saldare le parti del Regno di recente messe assieme.
Ascritto al Consiglio del suo Comune, quello della provincia per cinque anni presiedette; fu pure capo dell'ordine degli avvocati. Questi ed altri consessi locali, si giovarono della molta pratica amministrativa, che in lui faceva bel riscontro alla dottrina mostrata quale libero insegnante di economia politica, e delle egregie qualità dell'animo suo che questa e quella completavano.
Senatore dal 12 marzo 1868, per assai tempo frequentò con diligenza quest'Aula; non partecipò alle pubbliche discussioni; vi ebbe autorità.
Fu il senatore Mischi un fior di patriota, fu un uomo d'ingegno e di cuore. La sua morte è stata una delle tante onde, pur troppo, la schiera che ridusse l'Italia in istato franco è incalzata ed assottigliata.
Venerazione duratura al nome suo. (Benissimo).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 23 marzo 1896.