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MIRABELLO Carlo

17 novembre 1847 - 24 marzo 1910 Nominato il 08 novembre 1903 per la categoria 05 - I ministri segretari di Stato provenienza Piemonte

Commemorazione

 

Atti parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

Signori Senatori,
Dobbiamo rendere onore alla memoria di un collega, che la dignità senatoria ne' Consigli della Corona illustrò, mancato ai vivi, da poco deposto il potere, durante la sospensione delle nostre sedute. Quel cuore ardente per le armi nostre navali, cessò di battere in Milano il 24 di marzo. Giorno di dolore, che ci diede il lutto oggi ancor vivo della morte di Carlo Mirabello! Da Tortona avuti i natali nel 17 novembre 1847, allievo della R. scuola di marina di Genova, trasse una vita tutta di mare a bordo delle navi, sino a quel governo di sei anni della Marina, che lo portò tra fiotti, altri da quelli delle onde, ma non meno impetuosi.
Giovanissimo, da sottotenente di vascello, fece nel 1866 la campagna di guerra contro gli Austriaci per l'indipendenza d'Italia; e salito pe' gradi con gli anni, fu contrammiraglio il 16 agosto 1898. Addetto nel 1870 alla spedizione idrografica lungo le coste, gli fu dato nel 1874 a dirigerne l'ufficio; vi fu ufficiale assistente; e dell'ufficio idrografico fu nel gennaio 1889 direttore; meritando speciale onorifica ricompensa. Tenne il comando della difesa locale marittima della Spezia dal settembre 1893 al gennaio 1894; la reggenza della carica di capo dell'ufficio di Stato maggiore dal luglio 1898 all'aprile 1900; il comando supremo del Corpo reale equipaggi dal luglio 1901 al marzo 1902; ebbe la missione di R. servizio a Pechino, e stava alla campagna dell'estremo Oriente nel 1903.
Rammentasi il suo acuto spirito, l'ardire di comandante di torpediniera; narransi le gare di astuzia in manovra, tra lui, comandante della Lepanto,ed i giovani comandanti di torpediniere, a schivare le offese delle siluranti; ricordasi dato alla Sicilia, sotto il suo comando, il vanto di una delle più belle navi e delle meglio organizzate; è memorabile la campagna nella radiotelegrafia della divisione d'incrociatori, da lui condotta, alzata bandiera sulla Carlo Alberto.
Dal ponte di comando della divisione della Cina, nel novembre 1903, fu chiamato, con il seggio in Senato, al tavolo di ministro. Era il momento triste dell'amministrazione della marina, che stava sotto inchiesta. Ad accettare il portafoglio volevasi virtù militare e virtù civile. Le invocò il Mirabello dal sentimento del dovere; e con l'energia del volere affrontò le difficoltà; con la costanza le vinse. Vigorosamente e nobilmente prese a proteggere l'amministrazione e la flotta; gli animi rialzò; infervorò lavoro ed azione; reintegrò la disciplina; ottenne il rispetto anche dagli avversari politici, il ravvedimento della pubblica opinione; la giustizia non gli tardò del Parlamento, dal quale tanta acquistò fiducia in breve, che nel luglio 1905, non appena due anni dal suo ingresso, pendente ancora l'inchiesta, gli fu concesso disporre di 132 milioni di fondi straordinari per le costruzioni navali; al quale assegnamento venne ad aggiungersi quello di 24 milioni per il minuzionamento ed i siluri; con altri successivi per le grandi altre impostazioni di navi, sino al massimo sforzo del Tesoro. Tanta fiducia del Parlamento, anzi l'unanimità pubblica, consentì alla fiducia del re di conservare nelle stesse mani, in cinque gabinetti, il portafoglio della marina.
Arricchire la flotta di potenti navi e le navi di moderne artiglierie ed il tiro a segno perfezionare, furono i cardini del suo programma. La sua attività incessante, la persistenza indefessa, l'insofferenza di ostacoli, l'impazienza di indugi, tale e tanta cooperazione procacciarono, da far prodigio. Rapidamente il naviglio ha acquistato cinque superbe navi da battaglia, ventotto torpediniere, dieci controtorpediniere, l'esploratore, i tre sommergibili, le due cannoniere lagunari, la cisterna, il rimorchiatore d'alto mare. Per la legge Mirabello del 27 giugno 1909, si hanno poi ordinate tre altre navi da battaglia di prima classe, due esploratori, trenta torpediniere per difesa costiera, sei cacciatorpediniere, otto sommergibili.
Le migliori innovazioni introdusse nel tiro; la scuola di tiro navale e le gare istituì; introdusse la radiotelegrafia su tutte le navi; milioni assegnò alle esercitazioni; la dotazione di carbone per la navigazione raddoppiò. La sua amministrazione dal dicembre 1903 al dicembre 1909 accudì a tutto che suggerivano i progressi della nautica guerresca, a tutto che importava a rinforzare la nostra marina, elevarla e donarle il maggior splendore.
Apparsa la relazione della Commissione d'inchiesta nella primavera del 1906, senza attendere che se ne discutesse, colta l'occasione di relative interpellanze, fece alla Camera nella tornata del 7 marzo la difesa di sè e de' suoi amministrati con fiera protesta ed alto reclamo; e, quando si svolse la discussione sui risultati dell'inchiesta, espose la sua opera e le iniziate riforme, collimanti parecchie con le conclusioni della commissione; di guisa che riscosse gli universali applausi della commossa Assemblea. Ci pare ancor oggi risonante quella voce appassionata, con cui chiudeva il suo discorso, invocando l'unanime concordia di tutti a conseguire il supremo intento di avere una flotta potente e potentemente organizzata, presidio e tutela di ogni nostro buon diritto. Non dimentichiamo, soggiungeva, che la base prima di questa forza dev'essere l'alto morale dei nostri ufficiali e dei nostri equipaggi, i quali, mi sia lecito affermarlo, meritano la considerazione ed anche l'ammirazione del Paese, se in un periodo così triste, che spero omai chiuso per sempre, dettero prova di tanta disciplina, da non venir meno alla fede ed all'amore di quella marina, cui dedicano e mente e cuore e la vita intera.Di tal fede e di tale amore fu egli stesso lo strenuo campione.
Né per favore di successo, né per durata di governo, riposò mai il vigilante ministro. Al crescergli l'acquisto della fiducia non sostava, ma sentiva maggiore la sua responsabilità, e spingeva ai più duri sforzi la fibra, a perniciosi cimenti sempre più la salute.
Alla gagliardia ed alla tenacia egli univa l'integrità della coscienza, la rettitudine degli atti, la sincerità del detto, il rispetto agli obblighi parlamentari, la fede alle promesse. Nello zelo e nel rigore fu umano ed imparziale. Il miglioramento economico degli ufficiali, il bene degli operai ebbero in lui il patrocinatore; ma pur moderatore delle cupidigie. Sagace e giusto nella scelta degli uomini, diede gli acconci ed i valenti agli uffici. Lo Stato maggiore dell'armata ebbe da lui segnalata riforma e capo insigne.
Alla memoria dell'ammiraglio Carlo Mirabello ammirazione ed affetto serbano colleghi e subordinati: del carattere è degno a tramandarsi l'esempio. Speso tutto sè stesso agli ideali creatisi nell'esperienza a bordo in quella lunga navigazione, della quale portava la medaglia d'onore; la salute sacrificata; la sua dipartenza dalla terra è stata quella serena dell'uomo, che, adempito il dovere, scende in una tomba coronata dalla riconoscenza. (Vivissime approvazioni - Applausi ).
CASANA. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CASANA. Le parole elevate, pronunciate da nostro Presidente, furono così corrispondenti al nobile carattere del rimpianto ammiraglio Mirabello, da rendere inutile certamente che altri vi aggiunga nulla, perché la figura del valente ammiraglio, in cui il cuore era pari alla mente, abbia a risplendere imperitura nella memoria nostra; ma il Senato compatirà, se, dopo di avere avuto la insigne fortuna di avvicinare nei Consigli della Corona l'ammiraglio Mirabello, di aver potuto apprezzare, a fianco di quelle virtù militari e di mente elevatissima, a cui ha accennato il nostro Presidente, anche la bontà dell'animo dell'amico sincero, io ho creduto di prendere la parola per unire le espressioni del mio profondo cordoglio a quelle del Presidente del Senato ed a quelle che sono nell'animo di tutti noi.
Il Presidente del Senato ha ricordato sopra tutto l'eroismo col quale l'ammiraglio Mirabello, da lungo tempo minato nella sua salute, non ha cessato mai di dare, pel bene del paese, l'opera sua sapiente e calda di affetto alla marina nostra; ed io, che l'ho avvicinato, posso confermare questo fatto. Era doloroso vedere il male avanzarsi; ciò nonostante egli imperterrito restava al suo posto.
Possa l'amore caldo che egli ha nutrito per la marina militare, possa la sua intensa devozione al bene d'Italia ed al suo Sovrano, possa questo fuoco sacro che egli ha messo in tutte le sue azioni, essere di esempio alle generazioni nuove, in cui, purtroppo, questo fuoco sacro va affievolendosi.
Io sono persuaso che il Senato tutto, rimpiange unanime ed amaramente la perdita di quella nobile ed elevata, esistenza. (Applausi).
TASSI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Né ha facoltà.
TASSI. Ho chiesto la parola, perché, facendosi oggi dal nostro eccellentissimo Presidente il necrologio dell'ammiraglio Mirabello, alla mia mente si affaccia un ricordo forte e gentile.
Da lungo tempo ebbi la fortuna di conoscere l'ammiraglio Mirabello, e le doti peregrino della sua mente e i tratti della sua squisita cortesia accesero in me la più viva simpatia e mi strinsero a lui di reverente amicizia.
Ma ciò che maggiormente avvinceva me e quanti l'avvicinarono all'ammiraglio Mirabello, era una di quelle doti che l'eccellentissimo nostro Presidente ebbe a lumeggiare nella sua commemorazione e cioè la gran bontà di quell'uomo, che irradiava intorno a sé tanta luce di gentilezza e tanta forza ad un tempo. Io l'ho veduto in mezzo ai suoi marinai quando, or fanno due anni, la rappresentanza del Parlamento venne invitata ad assistere alle grandi manovre navali; allora io ed i miei colleghi del Senato e della Camera dei deputati abbiamo dovuto constatare l'affetto sincero, la devozione profonda, l'entusiasmo vivo che legava i marinai al loro capo supremo. E ne provammo la più intima soddisfazione, perché quella simpatica corrente di affetto ci era arra sicura di unanimità di consenso, di aspirazioni, di energie nella salda compagine dei nostri difensori sul mare.
Io, onorevoli colleghi, che tanto più apprezzo gli uomini, quanto più la loro bontà ne costituisce la potenza creatrice della solidarietà nel culto e nell'esercizio del dovere, sento vivo il bisogno di mandare un affettuoso saluto alla memoria di lui, che uscì di guerra dopo averci dato per tutta la vita, di questa bontà, la prova più luminosa.
Io penso che un esercito ed un'armata non possano affrontare le terribili eventualità delle battaglie, se tutta l'accolta sotto le patrie bandiere non è sorretta da quella fede illimitata nei capi, per la quale ognuno si slancia anche contro all'ignoto e gitta l'anima al fato nero senza trepide esitanze, poiché ognuno è tranquillo e sicuro che la vittoria arriderà immancabile, in quanto essa sta in pugno di chi tiene sapientemente il comando.
Rimpiangiamo insieme che dal cielo militare sia scomparso il fulgido astro dell'ammiraglio Mirabello, augurando che altri, seguendo la traccia luminosa che egli lasciò nel suo passaggio, sia sempre parato a difendere adeguatamente il nostro paese sul mare, in cui si rispecchiano le sacre sue sponde.
Signori Senatori, alla memoria dell' uomo buono, innamorato della sua terra e del suo mare, adorato dalla marina italiana, vada il nostro estremo vale, l'espressione del nostro infinito rimpianto. (Vivissime approvazioni; applausi).
(Mentre parla il senatore Tassi, entra,nell'Aula il presidente del Consiglio onor. Luzzatti, seguito da tutti gli altri componenti il nuovo Gabinetto, i quali prendono posto con lui al banco del Governo).
MASDEA: Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASDEA. La riverenza che m'impone questo Consesso, l'autorità e l'eloquenza del nostro illustre Presidente, e degli oratori che mi hanno preceduto, mi rendono perplesso nel chiedere e mi dispenserebbero dal prendere la parola in questo momento, tanto più che è la prima volta che mi trovo a parlare in quest'aula, nella quale si accoglie tanta sapienza, tanta, virtù e tanto patriottismo.
Però io fui compagno d' infanzia del compianto Mirabello, e questo mi sia di buona entrata, dirò così, perché il Senato mi acconsenta di dire appena poche parole. Sarò brevissimo.
Mi pare che fra le principali virtù che rifulsero nella mente, e nell'opera del Mirabello, due debbano essere essenzialmente ricordate: cioè l'amore ed il sentimento del dovere. Amore profondo, sconfinato, intenso per la R. marina; sentimento del dovere che per lui era fede, era religione, era culto, era tutto.
Assunto al ministero della marina, mentre stava in Estremo Oriente, subito rivolse le sue cure all' incremento del materiale ed al rinvigorimento di tutto l'organismo della marina; ed ebbe, come ha ricordato il nostro illustre Presidente, una prima somma di 140,000,000.
Non si fermò, e, ad onta che l'opera della commissione d'inchiesta non fosse ancora compiuta, continuò sempre a patrocinare 1'incremento della nostra flotta, e seppe acquistaci la simpatia della Camera e del Senato; ebbe infine il piacere di vedere approvare la legge del giugno scorso, con la quale erano dati nuovi mezzi alla marina per rafforzarne la flotta e la compagine.
Io non so se qualcuno dissentirà in taluni atti compiuti dal ministro Mirabello. Forse ciò potrà essere; ma credo che tutti saremo concordi nel ritenere che furono sempre dettati dal supremo sentimento del dovere e dal più saldo amor di patria e dalla sua integrità eccezionale di carattere. E credo che tutti saremo concordi nell' inviare alla sua memoria, nei portare sulla sua lagrimata tomba il mesto fiore della rimembranza ed il vivido fiore della gratitudine. E tutti saremo concordi nell' invocare per lui nell'eterno riposo: «pace, pace, in sempiterno pace!. (Applausi).


Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 28 aprile 1910.