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MILLO Enrico

12 febbraio 1865 - 14 giugno 1930 Nominato il 03 settembre 1913 per la categoria 05 - I ministri segretari di Stato provenienza Liguria

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Luigi Federzoni, Presidente

Grave e dolorosa perdita per il Senato e per il paese è stata la scomparsa dell'ammiraglio Enrico Millo, che apparteneva alla nostra Assemblea dal 1913 e che ci è mancato, dopo lunga malattia, il giorno 14 di questo mese. Il nome di lui resta indelebile nella gloriosa storia della R. Marina. Giovane comandante del "Volturno", in una faticosa campagna nel Mar Rosso e nell'Oceano Indiano, eseguì importanti studi sulle coste, mostrandosi capace di compiere le più ardue missioni militari e diplomatiche. Il senatore De Martino, governatore della Somalia, scrisse di lui, in un rapporto, un giudizio che caratterizzava bene fin da quel tempo la figura di Enrico Millo: "Non conosce le difficoltà se non per superarle". La guerra italo-turca doveva svelare pienamente il valore del marinaio e dell'uomo di azione. Attivissimo Capo di Stato maggiore dell'Ispettorato siluranti, preparò magistralmente una spedizione di torpediniere per il forzamento dei Dardanelli, assumendo di persona il comando della squadriglia, che egli guidò di notte, con eroico ardimento per ben quindici miglia, sotto l'intenso fuoco delle artiglierie costiere, e poi ricondusse intatta al largo, sempre sotto il fuoco nemico: pagina memorabile di intelligente e tranquilla audacia che parve dare già da allora al mondo e alla nazione stessa la misura delle altissime virtù militari della nostra Marina.
Decorato di medaglia d'oro, promosso contrammiraglio per merito di guerra, Enrico Millo fu successivamente ministro della Marina, sagace e fervoroso artefice della ricostruzione dopo l'impresa di Libia, fino a quando, per lo scoppio della guerra europea, fu destinato a un comando di forze navali, nel quale dovevano riaffermarsi le sue preclare virtù di marinaio e di organizzatore.
Terminato il grande conflitto, gli fu commesso un incarico particolarmente delicato, veramente degno di mettere alla prova l'intelletto e il patriottismo di lui: il Governo della Dalmazia. Forse non è ancora possibile apprezzare obiettivamente l'azione politica da lui esercitata nei due anni durante i quali tenne tale ufficio; ma fin da ora possiamo e dobbiamo riconoscere che Millo credette nobilmente nella sua missione, la svolse con generoso e coraggioso entusiasmo, e seppe infine sacrificarla in silenzio a un dovere supremo di obbedienza. Fu il tramonto triste della sua carriera e, insieme, della poesia militante che egli aveva impersonata a Zara. Il fascismo, salito al potere, ritrovò in lui un fedele e zelante servitore della nazione, al quale affidò altri notevoli compiti, che Millo non poté serbare a lungo, poiché era ormai stanco e malato del male che ce lo ha tolto. Ma noi non vogliamo ricordarlo quale mestamente lo vedemmo negli ultimi anni, quasi accasciato dalla sofferenza; ricordiamo bensì e onoriamo, con animo commosso, il fiero marinaio, il prode violatore dei Dardanelli, lo strenuo custode della Vittoria italiana in Adriatico. [...]
SIRIANNI, ministro della marina. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SIRIANNI, ministro della marina. S.E. il Presidente ha ricordato e commemorato Enrico Millo, esaltandone con alte e nobili parole, le imprese, le virtù.
Nella notte del 19 luglio del 1912, or ora ricordata, quando la squadriglia di siluranti della quale egli aveva assunto volontariamente il comando, defilava, diretta per il Dardanelli, lungo il bordo dell'incrociatore di scorta, la voce ieratica del comandante di questa nave rompeva il silenzio siderale della notte. "Millo, quello che fate è cosa santa. La patria vi guarda e vi benedice". In quell'istante innanzi all'intrepido e generoso marinaio non vi erano i proiettori di Qum Kales e di Sed-Ul-Baar, ma passava certo innanzi ai suoi occhi l'immagine ed il profilo della sua terra.
Medaglia d'oro. Ammiraglio, poi ministro. Venne la grande guerra. Comandante degli esploratori e cacciatorpedinieri del Basso Adriatico. Percorse per mesi e mesi da padrone i canali della Dalmazia Meridionale, entrò in ancoraggio. Poi sbarcò.
Forse era fatto per altri tempi ed altra guerra.
Sagomato, forgiato alla Ferragut, alla Lamba Doria, era nato per l'azione impetuosa ed irrompente.
Imbarca nuovamente.
Comandante di due Divisioni dislocate a Vallona. Di un ancoraggio, di una rada, fece una base ed una fortezza. La base con mezzi di fortuna. La fortezza era solamente negli animi che aveva creati con la sua indomabile volontà.
Sbarcò una seconda volta. Poi fu in Dalmazia.
Quante sofferenze! Diede allora prova di una ala civica virtù, quella di sapere patire silenziosamente per la sua patria.
Onorevoli senatori! Il marinaio si è spento, ma il breve nome, e la gagliarda figura rimarrà vivente.
A nome della marina a nome del Governo, che non scorsa le opere, le imprese, le virtù, Lo ringrazio e invio alla sua anima intrepida e generosa un maschio e virile saluto.
Il nostro Presidente ha commemorato e ricordato ancora il senatore Pietro Baccelli. Mi associo, a nome del Governo, alle nobili ed alte parole dal Presidente pronunciate.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 23 giugno 1930.