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MEZZACAPO Carlo

09 novembre 1817 - 26 luglio 1905 Nominato il 15 maggio 1876 per la categoria 14 - Gli ufficiali generali di terra e di mare. Tuttavia i maggiori generali e i contrammiragli dovranno avere da cinque anni quel grado in attività provenienza Campania

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Tancredi Canonico, Presidente

Signori senatori! Abbiamo chiuso, al principio di luglio, le nostre adunanze col rimpiangere la perdita di un nostro egregio collega; le riapriamo ora col rimpiangerne altri parecchi. [...]
Un altro lutto venne ben presto a contristare il Senato.
Dopo lunghissima lotta fra un morbo pertinace ed inesorabile e la fibra eccezionalmente robusta del generale Carlo Mezzacapo, questi finì per soccombere qui a Roma il 26 luglio testé decorso.
È una nobile figura che scompare dalle nostre fila.
Nato a Capua il 9 dicembre 1817, fin da giovanetto si dedicò alla carriera delle armi, al pari del fratello Luigi morto assai prima di lui, senatore anch' esso e ministro della guerra.
Esule volontario dalla terra nativa, Carlo Mezzacapo, in un col fratello, mediante gli Studi topografici e strategici(pubblicati a Torino entro il decennio 1849-1859) ove si svolsero le idee di Napoleone I sulla difesa d'Italia nell'ipotesi che questa fosse unita, indusse moltissimi (anche fra i militari) a pensare alla possibile unità dell'Italia; fino allora dai più ritenuta un'utopia, e che poi la spedizione di Garibaldi nel 1860 rese evidente a ciascuno, poiché di questa unità esso fa uno dei più efficaci fattori.
II Mezzacapo partecipò a tutte le guerre per la nostra indipendenza. La presa di Mola di Gaeta si deve interamente al suo valore ed alla sua sagacia; e fu il migliore sussidio al Cialdini per impadronirsi della città, che gli opponeva il più valido ostacolo alla sua marcia su Napoli.
Tra i pochi che nel 1849 seguirono il generale Guglielmo Pepe e ricusarono sdegnosi di obbedire all'ordine di retrocedere dato dallo Statella per secondare i segreti moniti del Borbone (il quale, malgrado l'invio delle sue truppe, in realtà non voleva combattere. gli Austriaci), Carlo Mezzacapo, che fu in quell'anno uno de' più strenui difensori di Venezia, vi tornò dopo l'infausta giornata di Lissa, al comando della città e della fortezza, ricevuto con gratitudine, stimato ed amato da tutti.
Né Venezia lo scorda. Eccone la voce, che mi pervenne subito dopo la sua morte per messo dell'egregio suo sindaco conte Grimani, col seguente affettuoso telegramma:.
"Morte di S.E. il senatore Carlo Mezzacapo fu sentita con vivo dolore da Venezia, che ricorda nell'illustre estinto uno tra i primi e più valorosi organizzatori eroica difesa 1848-49 e il condottiero della legione Bandiera - Moro nell'ultima fase dell'epica lotta. Voglia l'E. V. rendersi partecipe del cordoglio della mia città presso l'alto consesso, che perde nel generale Mezzacapo uno de' suoi membri più illustri e benemeriti. Sindaco: Grimani".
E lo stesso conte Grimani venne appositamente da Venezia onde assistere di persona al trasporto funebre del lacrimato nostro collega.
Luogotenente generale fin dal 1868, il Mezzacapo tenne vari comandi superiori, fra cui quello dei corpi d'Armata di Bologna e di Napoli, e per molti anni fu presidente del Tribunale supremo di guerra e marina.
Natura operosa ed instancabile, anche collocato a riposo, non cessò dal prestare, attiva e feconda, l'opera sua in pro del paese.
Il 15 maggio 1876 entrò nella Camera vitalizia, di cui fu vicepresidente. Presiedette parecchie importanti commissioni, fra cui quella reale per la riforma del codice penale militare, e fino all'ultima sua malattia quella permanente di finanze.
Ai lavori della nostra Assemblea prendeva viva parte sì negli uffici, sì nelle pubbliche discussioni, specialmente in materia militare; facendovi sentire - ascoltata sempre - la sua parola sapiente, franca, nitida, vibrata come il fendente della sua spada.
Eretto della bella persona, egli portava i suoi 88 anni con la disinvolta eleganza di un giovane; ed in questi ultimi anni superò ancora due gravissime malattie.
Distinto e gentile nei modi, era un carattere intero, schietto ed aperto; quando vi stringeva la mano, sentivate in quella stretta la fiducia di un amico, ed il suo dolce sorriso ve la confermava.
Come un tempo sui campi di battaglia, così sopra il suo letto di dolori, - con la serenità de. giusto confortata da una fede viva e sincera - affrontò imperturbabile la morte, che questa volta pur troppo non poté più evitare.
Oh quante di queste care e venerande figure non vedemmo poco a poco sparire di mezzo a noi.
"Come d'autunno si levan le foglie.
L'una appresso dell'altra!.
Non possiamo assistere a questo continuo spettacolo senza un sentimento di profonda mestizia; ma pur non perdiamo la fede che dalla vita immortale del tronco italiano germoglieranno rami novelli e nuove fronde precorritrici di altri nobili frutti. (Approvazioni).
A te intanto, diletto e venerato collega, il nostro vivo compianto, che sgorga da un'altissima stima e da un affetto non perituro; e le sentite nostre condoglianze a te, virtuosa compagna della sua vita, che con tanto affetto confortasti, come raggio di stella, il travaglioso suo tramonto. (Benissimo).[...]
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole ministro della guerra.
PEDOTTI, ministro della guerra.Consenta il Senato che in nome dell'esercito io aggiunga poche parole alle commemorazioni fatte dal nostro illustre Presidente dei compianti nostri colleghi generali Mezzacapo e Garneri.
Il generale Carlo Mezzacapo era uno dei più vecchi e prodi soldati dell'indipendenza nostra; era uno di coloro che più contribuirono alla grande opera del rinascimento politico e militare d'Italia. La sua morte ha fatto scomparire di mezzo a noi una di quelle nobili e simpatiche e quasi radiose figure di antichi patrioti che, se le leggi della natura non fossero inesorabili, si vorrebbe durassero senza fine ad ammaestramento e modello e quasi a monito delle nuove forse obliviose generazioni.
Nato sotto il dominio dei Borboni e cominciata nella sua terra la carriera delle armi, Carlo Mezzacapo, il cui giovane cuore già si era scaldato al sacro fuoco della libertà, fu inviato nel 1848 al quartier generale piemontese a Sommacampagna come incaricato di mantenere il concerto delle operazioni del corpo napoletano condotto dal generale Guglielmo Pepe con l'esercito di Carlo Alberto.
Rimase anche dopo che l'infido Re di Napoli aveva ordinato alle sue truppe la ritirata, ed andato incontro al generale Pepe, il quale muoveva verso Bologna, lo seguì nel Veneto, ove ebbe il comando e la difesa del forte di Marghera che valorosissimamente ed ostinatamente tenne, finché le nemiche artiglierie lo ebbero ridotto un cumulo di rovine.
Entrato in Venezia e preposto al comando del forte di S. Secondo, Carlo Mezzacapo contribuì all'ultima difesa della città, coprendovisi di gloria insieme al fratello Luigi, e al pari del Cosenz, del Carrano, del Poerio, del Rossarol, del Sirtori - la bella eroica schiera che la storia ricorderà a caratteri d'oro.
Dopo le catastrofi del 1849, ristaurati i Governi della tirannide, in quel periodo tristissimo per gli amici di libertà, Carlo Mezzacapo, rifiutando l'offerta di riprender servizio nell'esercito napoletano con l'antico grado, si ritrasse sdegnoso a vita privata, serbando immacolato nel cuore l'ideale della patria.
Ridottosi a Torino col fratello Luigi, visse nobilmente povero coi frutti dell'ingegno e del lavoro. In quel tempo in cui nel Piemonte più che alla scienza si attendeva alla pratica delle armi, né ancora v'erano scrittori che diffondessero nell'esercito le nuove cognizioni portate dai progressi dell'arte bellica, i fratelli Mezzacapo intrapresero la pubblicazione di una piccola biblioteca delle opere dei più insigni autori militari stranieri volte in italiano e dai traduttori largamente e dottamente commentate; e nel 1856 essi diedero alla luce la Rivista militare Italianaper farne una palestra alle menti dei migliori ufficiali dell'esercito sardo ed una scuola per tutti. La pubblicazione di questa Rivista,che contribuì potentemente ad elevare il livello della coltura degli ufficiali ed a promuovere presso di noi gli studi militari, costituì per il mondo militare italiano di allora un vero avvenimento.
Il primo lavoro pubblicato dalla rivista portava appunto la firma di Carlo Mezzacapo, e conteneva in geme quegli studi che, ampliati poi con la collaborazione del fratello Luigi, dettero origine alla celebre opera Studi topografici e strategici sull'Italia,ove per la prima volta si poneva il problema della difesa dell'Italia, considerandola come un'unica nazione, e però difendibile non solo nella Valle del Po, ma fin nei suoi estremi confini e nelle isole. Tanta era viva in lui la fede nei destini della patria, che già prima che fosse redenta ne studiava e ne, additava le necessità politiche e militari. Pochi altri ebbero allora così netta la visione dell'Italia futura, né perseguirono con più incrollabile costanza e con ardore di apostolo il loro ideale. Ma ecco che sopraggiunge il 1859 a rianimare le speranze dei patrioti, ed egli pronto depone la penna per riprendere la spada. Eccolo a far parte delle truppe di Romagna, quale capo di Stato maggiore di quell'esercito di volontari che il generale suo fratello aveva avuto incarico di ordinare. Ma a breve andare avviene l'annessione di quelle province e, passato nell'esercito regolare, egli partecipa alle campagne del 1860-61 nella bassa Italia e si copre di gloria all'attacco di Mola di Gaeta, la cui caduta segna l'ultima fine di quell'odiato Governo sotto il quale gli era toccato di nascere. E prese pure parte alla campagna del 1866, dopo la quale ebbe la ventura d'essere inviato come comandante generale in quella città di Venezia, alla cui difesa aveva già consacrato il suo valore giovanile.
Costituita la patria, Carlo Mezzacapo continuò a servire nell'esercito, dove in breve raggiunse le più alte cariche, e tornò insieme a' suoi diletti studi di cose militari; e la sua dottrina fu spesso messa a contributo in incarichi importantissimi che gli furono affidati e che egli adempì sempre con scrupolosità militare.
Dedicò tutto il suo ingegno in pro' dei supremi interessi dell'esercito e della difesa nazionale, e da quando nel 1878 venne a sedere in Senato quegli interessi propugnò sempre strenuamente e validamente, prendendo la più viva parte a tutte le discussioni ed ai lavori che gli argomenti militari riguardassero.
Fu collaboratore e consigliere del fratello Luigi quand'era ministro della guerra, nello studio del piano di riforme che questi si proponeva introdurre nell'esercito, e che, attuate in parte, segnarono un vero progresso nelle nostre istituzioni militari.
Né la sua attività venne mai meno per il progredire degli anni, che anzi sembrava il tempo non avesse azione sulla sua fibra eccezionale e sul suo spirito vivace ed entusiasta, pieno di ideali e di fede, che in età pressoché nonagenaria era rimasto ancora quello dell'antico difensore di Venezia.
In nome dell'esercito mando alla sua memoria un caldo tributo di memore riverente affetto. (Approvazioni).[...]
COLONNA FABRIZIO. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
COLONNA FABRIZIO. Mi permetta il Senato di fare una proposta ed è di consentire che, per maggiormente onorare la memoria del compianto senatore Mezzacapo, illustre generale e patriota, si faccia una edizione speciale delle splendide commemorazioni testé pronunziate dal nostro Presidente e dal ministro della guerra, e che questa edizione speciale, come fu fatto per il generale De Sonnaz, per mezzo del Ministero della guerra sia distribuita in numerose copie a tutti i corpi dell'esercito, onde tanta virtù civile e militare sia ognor presente ai giovani soldati d'Italia. (Approvazioni}.
PRESIDENTE. Il Senato ha udito la proposta del senatore Colonna D'Avella.
Chi intende.approvarla favorisca di alzarsi.
È approvata all'unanimità.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 5 dicembre 1905.