senato.it | archivio storico

MENEGHINI Giuseppe

30 luglio 1811 - 29 gennaio 1889 Nominato il 07 giugno 1886 per la categoria 18 - I membri della Regia accademia delle scienze dopo sette anni di nomina provenienza Veneto

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Domenico Farini, Presidente

Signori senatori. Voi conoscete già i ripetuti colpi coi quali la morte ci percosse dacché ci separammo. Ma il dovere comanda a me, annunciando quelle ed altre moti, di ricordare i colleghi estinti rinnovando il vostro dolore. [...]
L'altro telegramma mi annuncia la morte del senatore Giuseppe Meneghini con queste parole: "Con profondo cordoglio adempio doloroso ufficio partecipare morte illustre professor senatore Giuseppe Meneghini, avvenuta oggi ore 10 antimeridiane.
Pel prefetto: Filippi".
Il Senato sa quanto insigne cittadino, quanto dotto scienziato fosse il senatore Meneghini; il Senato sa come la sua fama oltrepassasse i confini d'Italia per la sua dottrina sovratutto nelle scienze naturali.
Io sono sicuro d'interpretare il sentimento del Senato esprimendo il profondo rammarico per la morte di questo illustre senatore. [...]
LAMPERTICO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LAMPERTICO. Signori senatori, io non so di quale dei senatori, che sono stati ricordati dal nostro Presidente non ci associamo tutti noi e non si associ ciascuno di noi al compianto, che il nostro Presidente ha ciascuno di loro ha degnamente dedicato.
Ed io non so qual di noi possa loro rendere più degno omaggio di quello che è stato reso dal nostro Presidente, quell'omaggio che esprime il sentimento suo nobilissimo, e nello stesso tempo il sentimento di tutti noi.
Se la notizia della morte del senatore Meneghini non fosse giunto all'ultima ora, non fosse giunta cioè quando il prendere la parola per lui, anziché una pensata commemorazione non è che impeto di sentimento, io mi sarei religiosamente taciuto.
Al sentimento obbedisco, dacché nel nome del Meneghini, un'altra volta io trovo associata la Venezia all'Italia, in quel grande periodo storico che preparò il risorgimento e l'unificazione della patria.
Il Meneghini emigrò nel 1848 dal Veneto e stette dopo d'allora in Toscana.
Si discuterà forse se sia più veneto che toscano, non si discuterà mai l'alta italianità dell'animo suo, e il Meneghini veneto elevatosi a grande fama nell'Università di Pisa, in sé personificava l'unità d'Italia, quando l'Italia era ancora smembrata in tanti stati. Il Meneghini del pari rappresentò ne' suoi studi l'unità del sapere.
Egli percorse in tutta la loro varietà le scienze naturali, dalla botanica, che fu il suo primo studio, alla paleontologia, che coltivava da ultimo.
Ma così intese la divisione del lavoro scientifico, che fosse causa non già di dispersione delle cognizioni, ma di maggiore efficienza.
Io ho sentito altri dei nostri colleghi, chiedere la parola, e credo di indovinare l'intendimento loro di rendere pur essi omaggio alla memoria dell'uomo dotto. Ben volentieri cedo ad essi la parola, poiché essi ben possono parlarne con quella competenza che io non ho. La competenza abbiamo comune fino a che si tratta di esprimere riconoscenza a chi raccogliendo dopo cinquant'anni di insegnamento un plebiscito di tutto il mondo scientifico, a contribuito ad accrescere quel patrimonio di gloria, che per la nazione è una forza. (Benissimo).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Mantegazza.
MANTEGAZZA. Per quanto impreparato, io mi sento il dovere di aggiungere una parola di rimpianto alle bellissime dette dal nostro egregio Presidente. E questo dovere lo sento come italiano, come studioso di scienza, e come scolaro del senatore Meneghini.
A voi parrà strano che egli possa aver avuto uno scolaro delle mia età. Quando molti anni dopo il '48 ci trovammo colleghi ed io gli dissi: Ho avuto l'onore di essere stato vostro scolaro; egli, sorridendo, mi rispose: O no, io non posso avere uno scolaro della vostra età. Non sono poi tanto vecchio!
E di fatti egli, non solo non era vecchio allora, ma non lo fu mai, essendo uno di quei pochi uomini che non invecchiano. Egli ebbe fino all'ultimo giorno il santo entusiasmo della scienza; ha lavorato, ha studiato, ha scoperto, ha scritto libri, ha scritto memorie, ha aiutato i giovani sempre per più di mezzo secolo.
Divenuto professore a Pisa, fu l'anima della Società delle scienze naturali, di cui fu presidente fino all'ultimo giorno della sua vita. Egli sedette nei consigli dai quali il Governo attinge lumi dalla scienza. Senatore modesto, sempre buono, sempre indulgente, si può dire che il suo animo fosse all'altezza del suo intelletto.
Egli ha fatto amare la mineralogia e le geologia (scienze nelle quali fu sommo) ad uomini che avrebbero voluto dedicarsi ad altre scienze, tanto era il fascino della sua parola, tanto si innamoravano tutti dei suoi studi, purché avessero parlato una volta sola con lui. Io stesso confesso che, chiamato per vocazione a scienze più ridenti e meno sterili, quasi quasi quando fui suo scolaro nel 1848 a Pisa, mi lasciai trascinare a diventare mineralogista. Ebbene, questa è la maggior gloria del professore: più che dei suoi libri, più che delle sue memorie scientifiche, più che dei musei fondati e arricchiti, un professore morendo può vantarsi di poter dire: "Io ho fatto una o più generazioni di scolari".
E questa fu appunto la più grande opera del Meneghini. E intanto rimpianto, in tanta perdita, che non mi permette di parlare come vorrei, dacché ho l'animo troppo commosso, non ci resta altro conforto, altra speranza che questa: che possa uno dei suoi tanti scolari almeno eguagliarlo.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 29 gennaio 1889.