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MEDICI Giacomo

16 gennaio 1817 - 09 marzo 1882 Nominato il 02 giugno 1870 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio e per la categoria 14 - Gli ufficiali generali di terra e di mare. Tuttavia i maggiori generali e i contrammiragli dovranno avere da cinque anni quel grado in attività e per la categoria 20 - Coloro che con servizi o meriti eminenti avranno illustrata la Patria provenienza Lombardia

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Sebastiano Tecchio, Presidente

È pervenuto alla presidenza del Senato il seguente dispaccio, in data di Roma 9 marzo 1882:
"Eccellenza, d'ordine di Sua Maestà compio il doloroso ufficio di partecipare a Vostra Eccellenza che questa mattina alle ore 8 e mezzo cessava di vivere S.E. il generale Giacomo Medici, marchese del Vascello, primo aiutante di campo generale di S.M.
In pari tempo mi faccio un particolare dovere di prevenire l'E.V. che il trasporto della salma avrà luogo sabato mattina alle ore 9, movendo dall'albergo del Quirinale.
Piaccia alla E.V. di accogliere gli atti del mio massimo ossequio.
Per il prefetto di Palazzo, Gianotti".
A Sua eccellenza,
Il Presidente del Senato del Regno.
È pure pervenuto quest'altro dispaccio della Presidenza della Camera dei deputati.
"Roma, 9 marzo 1882. Ho partecipato alla Camera il triste annunzio datomi oggi stesso della morte di S.E. il generale marchese Giacomo Medici, senatore del Regno e primo aiutante di campo di S.M.
Alle parole di compianto dette da me per l'illustre estinto, associaronsi l'un dopo l'altro gli onorevoli deputati Massari, Nicotera, Arbib, Cavallotti, Crispi, Pericoli, Alvisi; non che le LL.EE. i ministri dei Lavori Pubblici e della Guerra, tessendone i meriti e gli elogi per le gloriose sue gesta.
Infine la Camera, profondamente commossa, deliberava di sospendere, in segno di lutto, la seduta.
Il Vicepresidente Abignente". [...]
FINALI. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha la parola.
FINALI. [...] credo necessario, doveroso, il ricordare anche le eminenti virtù di quel grande cittadino, il quale onorava il Senato col farne parte, il generale Medici.
Sono due uomini, Medici e Lanza, grandemente fra loro diversi nell'ordine dei servigi resi alla patria; ma l'uno e l'altro paragonabili fra di loro per la grandezza dei servigi, per il costante amore, per la devozione alla libertà, alla patria, all'augusta dinastia, la quale rappresenta l'unità e l'indipendenza d'Italia.
Qualunque dimostrazione il Senato faccia, in questa tremendamente luttuosa occasione, non credo che possa scompagnare l'un nome dall'altro.
Il nome del generale Medici, - il quale, se arrideranno più grandi fortune all'Italia, sarà bello ed utile ricordare, - il nome del generale Medici rappresenta, dopo quella del generale Garibaldi, la più luminosa figura alla difesa di Roma, che fu il principio di un'era nuove per l'Italia; [...]
Concludo col pregare il Senato, affinché, deliberando sulla proposta del senatore Amari, alla quale mi associo, voglia estenderla al compianto generale Medici. (Bene).
FERRERO, ministro della guerra. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha la parola.
FERRERO, ministro della guerra. A nome del Governo, io faccio eco alle parole colle quali vennero ricordati i servigi resi alla patria dal compianto nostro collega, il generale Medici.
Il Re ha perduto in esso un devoto servitore, l'Italia uno dei principali artefici della sua unità, e l'esercito il prode e valente condottiero di Villa Vascello, di Milazzo, di Varese, di Como, di Valsugana.
E poi che ho la parola, mi sia concesso di rendermi interprete dell'esercito nel deplorare la perdita di quell'eminente uomo di Stato che fu Giovanni Lanza; il quale esordì nella carriera politica coi primi albori delle nostre libertà, e chiuse la sua carriera col dare, qual presidente del Consiglio, l'ordine alle nostre truppe di entrare a Roma.
Ben si può dire che il 9 marzo segna un lutto nazionale. (Benissimo).
SACCHI G. Domando la parola.
PRESIDENTE. La parola è all'onorevole senatore Gaetano Sacchi.
SACCHI G. Dopo le parole qui pronunciate e dall'onorevole collega Finali e da S.E. il ministro della guerra, le mie son ben povera cosa; ma sento il bisogno anch'io di pagare un tributo di compianto all'illustre defunto, all'intemerato cittadino e patriota, al valoroso e intelligente soldato a cui mi legano trentasei anni di amicizia, comentata da comuni pericoli e glorie nei due mondi!
PRESIDENTE. Signori senatori: Avrei voluto, e vorrei, dirvi oggi stesso alcunché delle gesta militari e civili del nostro illustre collega il generale Giacomo Medici. [...]
Ma, a poter parlare degnamente dell'uno e dell'altro, bisognerebbe mente serena e cuore pacato.
Le condizioni della mia mente e del cuore non mi consentono neppur di muovere povere e scarse parole.
Procurerò di adempiere a questo debito nel primo giorno che ripiglieremo le nostre sedute ordinarie.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 10 marzo 1882.