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MAZZELLA Paolo

23 aprile 1844 - 22 febbraio 1917 Nominato il 17 marzo 1912 per la categoria 08 - I primi presidenti e presidenti del Magistrato di cassazione e della Camera dei conti provenienza Campania

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

Onorevoli colleghi! [...]
Lutto comune con l'alta magistratura il Senato sente per la morte del senatore Mazzella, avvenuta in Firenze, ove stava presidente della Corte di cassazione, il 22 febbraio.
Nato Paolo Mazzella in Vitulano della Provincia di Benevento il 23 maggio 1844, entrò uditore nel 1867 al Tribunale di Napoli e vi fu nominato aggiunto giudiziario nel 1870. Applicato al Ministero di grazia e giustizia e dei culti l'anno dopo; ne fu richiamato e nominato giudice di Tribunale nel 1874. Con l'ingegno e la dottrina progredì nella classe giudicante e nel pubblico ministero. Entrò alle Corti d'appello consigliere nel 1887; andò presidente di sezione alla Corte d'appello a Napoli; consigliere alla Corte di cassazione di Palermo, e di là fu trasferito a quella di Roma; fu procuratore generale presso la Corte d'appello di Catania; primo presidente di Corte di appello in Aquila, in Palermo, in Firenze; fu elevato nel maggio 1911 presidente della Suprema corte toscana. dal 12 maggio 1912 l'illustre magistrato appartenne al Senato, che duolsi di averlo perduto. (Benissimo). [...]
DE BLASIO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE BLASIO. Nella certezza di rendermi interprete fedele dei sentimenti della magistraturA ITALIANA, IO MI INCHINO RIVERENTE SULLA TOMBA DI Paolo Mazzella ed invio, dal profondo del mio cuore di amico e di collega, un saluto alla sua cara e venerata memoria.
Paolo Mazzella era tale una gentile figura di uomo e di magistrato, che non era assolutamente possibile avvicinarlo senza volergli bene, non era possibile conoscerlo senza essere attratti da una forte corrente di simpatia verso la sua gentile persona, senza sentire in lui piena fiducia. Ciò forse avveniva perché buono era l'animo suo, perché cortese egli era nel tratto, garbato nelle forme ed affettuoso; perché il suo spirito era sereno, equanime ed equilibrato, o per tutti questi pregi insieme; ma quali che ne siano state le cause egli è certo che dovunque esercitò il suo ufficio, a Torino, dove cominciò la sua carriera, a Firenze, dove essa, purtroppo, si chiuse (e dove egli aveva raggiunto il posto più alto della gerarchia giudiziaria), a Roma, a Napoli, in Sicilia e negli Abruzzi, dovunque, fu sempre circondato da grande simpatia, da grandissima stima, da profonda deferenza, dalla più costante ammirazione.
Oltre ad essere un giurista distinto Paolo Mazzella aveva anche l'intuito del magistrato, il senno, l'esperienza, il senso pratico del giudice. Perciò le cause anche più ardue, difficili ed astruse sapeva egli semplificare; e ben possiamo attestarlo noi magistrati e l'avrà certamente attestato or ora, me assente, anche l'insigne primo presidente della nostra Corte di cassazione che l'ebbe compagno nella suprema magistratura romana. Le cause più difficili divenivano facili per lui, poiché sapeva rimuovere da esse tutto ciò che vi era di vano, di superfluo, d'inutile e presentare le questioni all'esame dei giudicanti con tal semplicità, e chiarezza cristallina, da renderne facile la soluzione. E, pertanto, il Mazzella rappresentava un elemento prezioso in camera di consiglio, un elemento preziosissimo nel compilare le sentenze, e nel dettare norme sicure e dotti insegnamenti alle dipendenti magistrature.
Aveva anche versatile la mente e sapeva adattare tutta la sua attività giuridica alle varie funzioni a cui era chiamato.
Fu, perciò, ottimo giudice istruttore, valente procuratore del re, valentissimo presidente di Tribunale, stimatissimo procuratore generale di appello e primo presidente di Cassazione.
Ora questo egregio è passato; non resta di lui che il caro ricordo d'un magistrato valoroso, e dei segnalati servigi che ha reso nei cuori.
Visse senza macchia, morì senza macchia; la toga che immacolata l'aveva avvolto in vita, immacolato l'avvolge nel sepolcro. (Approvazioni vivissime).
ORLANDO, ministro dell'interno.Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ORLANDO, ministro dell'interno.Con parole brevi, ma con profonda commozione e con reverenza io, a nome del Governo, m'inchino dinanzi alla memoria dei nobili e compianti uomini, dei quali, durante questo periodo di vacanze, il Senato è rimasto deserto.
Per due di loro la perdita grave e dolorosa è comune al Senato, come alla magistratura: Nicola Falconi e Paolo Gazzella. Entrambi brillantemente percorsero con fulgida carriera tutti i gradi dell'ordine giudiziario fino ai più eccelsi; ed io, che nel non breve periodo onde per ben due volte ebbi l'onore di presiede al dicastero della giustizia, ebbi con loro frequenza, intimità, cordialità di relazioni, posso ben dire che, in questo momento, il rimpianto che esprime il rappresentante del Governo per la fine di due componenti di quest'alto consesso è anche un dolore personale. E se Palo Gazzella tutta la sua vita dedicò all'attività giudiziaria, Nicola Falconi divise l'attività sua mirabile tra il sevizio della giustizia ed il servizio della cosa pubblica; ed io lo ricordo carissimo e autorevole collega alla Camera dei deputati. Bene è stato detto or ora qui con incisiva parola che in lui la figura dell'uomo politico non veniva in contrasto con la figura del magistrato, ma quasi con essa si completava; ed egli dimostrò come fosse possibile, vivendo nella politica, essere giusto, ed è forse questa la lode più simpatica di tutte, e dirò l'onore maggiore di lui. [...]
BIANCHI, ministro senza portafoglio.Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BIANCHI, ministro senza portafoglio.[...] E poiché mi trovo ad aver la parola, consenta il Senato un solo pensiero alla memoria del senatore Gazzella. Non io dovrò e potrò parlare di lui come magistrato; altri ha detto con conoscenza di dati e competenza alta. Parlo di lui perché egli fu della mia provincia, non solo, ma nacque in un comune del collegio che io ho l'onore di rappresentare. Ne parlo soprattutto perché due volte egli pose la candidatura di deputato contro la mia. L'urna non gli fu amica; ma la lotta fu combattuta con i metodi e le armi della cavalleria; fummo dopo la lotta amici come prima.
Alla memoria di lui il mio particolare saluto, alla famiglia ed al Comune di Vitulano il rimpianto dell'Assemblea.
È questa la preghiera che io rivolgo al Senato. (Approvazioni).
PRESIDENTE. Tutte le proposte fatte dai varî senatori, e che certamente il Senato approva, saranno da me eseguite.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 6 marzo 1917.