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MAUROGONATO PESARO Isacco

26 novembre 1817 - 05 aprile 1892 Nominato il 27 ottobre 1890 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Veneto

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Domenico Farini, Presidente

Signori senatori! Con molto dolore vi annunzio due lutti.
In età di anni settantaquattro compiuti moriva ieri a sera in Roma il dottor Isacco Maurogonato-Pesaro.
Apparteneva desso al Senato dal 27 ottobre 1890; ma la salute gravemente alterata e lunga infermità non gli consentirono di fare in quest'Aula, senonchè fugaci apparizioni.
Egli che aveva fermata dimora qui colla speranza appunto gli tornasse la balia per attendere al cospicuo ufficio, meco se ne rammaricava e si scusava iteratamente di non potervi dare opera colla diligenza onde nell'altro ramo del Parlamento si era distinto.
Difatti, entrato nella Camera dei deputati nelle elezioni parziali che seguirono la liberazione del Veneto dalla forestiera dominazione, egli vi era rimasto per otto successive legislature (9ª-16ª) occupando un posto elevato, in grande stima salendo, una incontestata dottrina addimostrando nel trattare i più importanti argomenti. Gli scritti, i discorsi suoi sulle materie amministrative e particolarmente sulle finanziarie, erano pieni di senso pratico non comune, messo in risalto dalla grande perspicuità; andavano ammirati per la più completa e perfetta cognizione del tema, frutto di studio diuturno, non sforzo di facile percezione o di felice ritentiva. Né della eccellenza nelle discipline economiche e finanziarie pigliava vanto: semplice e naturale nel porgere, affabile nel conversare, bonario nel tratto, accostava a sé l'animo dei colleghi, alla fiducia dei quali fu ripetutamente segno, e che per ben nove volte della dignità di Vicepresidente lo onorarono. Quelle relazioni, quei discorsi, stanno e rimarranno fra i maggiori documenti parlamentari del nostro tempo, in memoria di chi li pensò; ed il rammentarli od il riandarli non sarà scompagnato dal rammarico che la modestia soltanto lo rattenesse, come è noto, di cimentarsi nel governo della cosa pubblica.
Di sé, della sua valentia, egli aveva già dato alla patria luminosa dimostrazione in quella titanica lotta che, auspice e guida Daniele Manin, aiutatori e combattenti i più saldi petti, i più forti, nonché del Veneto, d'Italia, aveva per ben diciassette mesi, in mezzo alla universale rovina della libertà, tenuto incolume da straniera offesa il leone di San Marco (Benissimo).
Concittadino e caro al Manin, per vincolo di antica consuetudine, per comunanza di sentimenti e di patriottismo, era stato il Maurogonato, suo aiutatore nell'apparecchio e sino dalla prima ora della liberazione. Così nell'Assemblea, che ebbe ed avrà nella storia italiana gloria di senno e di virili propositi, come nell'ora suprema della lotta, preposto alla finanza, al commercio ed alla industria, stretto al Manin con fede e devozione fermissime, potentemente contribuì a quella resistenza ad ogni costo che congiunse i prodigi della leggenda cogli splendori dell'epopea (Benissimo).
A Isacco Maurogonato, che con accorgimenti sagaci, con espedienti d'ogni fatta, dettati dall'amore della patria, acuiti dalla grandezza dell'intento, ai denari provvedendo, rese possibili le sovrumane audacie, gli eroismi della grande mendica,che furono seme fecondo dell'italico risorgimento, il nostro compianto; la lode, il plauso dei contemporanei e dei venturi (Vive approvazioni generali). [...]
LUZZATTI, ministro del tesoro. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUZZATTI, ministro del tesoro. Il Governo si associa alla parole eloquenti di alto compianto tributate dall'illustre Presidente di quest'Assemblea alla memoria di Pesaro Maurogonato.
Legato a lui coi vincoli della più intensa amicizia, ricordo al Senato alcuni atti della sua splendida vita di cittadino e di amministratore della pubblica cosa.
Nel 1848 a Venezia, collaboratore prezioso di Manin, amministrò con alto intelletto e con suprema rettitudine la finanza di quella città da tante sventure e da tanta gloria illustrata. Ritornando lo austriaco a Venezia pigliò la via dell'esilio e lasciò ammirato lo straniero per la probità e per l'ingegno con cui aveva retta l'azienda economica; e di questa sua gestione piena di severità e di competenza gli fu resa testimonianza in più occasioni nelle relazioni dei conti del Governo straniero, che succedeva al Governo della Repubblica veneta.
Quindi rimase nella coscienza del popolo veneziano come il tipo più eletto di una finanza severa, austera, di una fedeltà rigida al dovere; e appena liberata Venezia, il cuore del popolo veneziano, che non dimentica mai, si volse subito a Maurogonato come al suo fido, al suo naturale consigliere, e il Maurogonato entrò nel Parlamento del Regno d'Italia, come nel 1848 era entrato nel Parlamento della Repubblica veneta, con quella stessa coscienza del bene pubblico, con quella stessa lealtà di propositi, con quella probità di mente italiana, con cui aveva illustrata la prima fase della sua vita politica.
E nel Parlamento italiano, quando vi apparve, fu accolto come un maestro nelle cose della finanza e dell'economia, un maestro i cui consigli si ascoltavano con la maggiore riverenza perché erano nobilitati da quella grande e severa modestia, che è la nota caratteristica di tutta la vita di quest'uomo così probo, così ligio al dovere. E negli ultimi giorni della sua vita, di una cosa sola si doleva ed era di non potere colla sua esperienza, che non aveva mai creduto superiore a quella degli altri, servire la patria.
Imperocché questa generazione epica di eroi, di guerrieri, di pubblicisti, di statisti, che appartennero alla primavera del nostro risorgimento e oggi ci abbandonano, non hanno mai pensato a sé, ma hanno sempre pensato alla patria e di una cosa sola si sono sempre doluti, di non poter compiere il proprio dovere con sufficiente energia, essi che del dovere sono la più alta estrinsecazione.
Grande contrasto con questa folla di eroi, di martiri, di pubblicisti compensati che pullulano nella nostra società. (Benissimo).
A questo eroe del dovere, a quest'uomo che pensò sempre alla patria con una modestia, la quale non era superata che dalla virtù, il Governo, associandosi alle parole di alto compianto del Presidente di questa Assemblea, manda lagrimando l'estremo saluto. (Approvazioni vivissime). [...]
BARGONI. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
BARGONI. Dopo le parole così nobilmente eloquenti del nostro illustre Presidente, dopo la splendida orazione dell'onorevole ministro del Tesoro, con cui fu commemorato l'egregio, ora defunto, nostro collega Maurogonato, può parere, ed è, temerità la mia di volermi permettere qualche parola. Ma mi sia concesso, dopo tanti anni d'intimità che ho avuto col caro estinto che ora rimpiangiamo, mi sia concesso di ricordare quelle private virtù che dettarono anche l'indirizzo della sua vita pubblica.
L'austerità del carattere e del costume che lo rese venerando, anche prima che pesasse su lui l'aggravio degli anni; la coscienziosità scrupolosa che poneva in ogni minimo atto della sua vita; la cura con cui rifuggiva da ogni ostentazione, da ogni pubblicità, quando compieva azioni di vera beneficenza; l'affetto suo profondo per la famiglia; la devozione operosa e disinteressata verso gli amici in qualunque grado sociale si trovassero; ecco, se non tutte, almeno le doti principali che spiegano quest'uomo.
Quest'uomo che non accettò i sommi onori che meritatamente gli erano stati offerti dall'alta e ben meritata fiducia sovrana; che. rinunciò a qualche facile vittoria parlamentare, preferendo di sostituirvi preziosi, privatissimi consigli ai ministri amici; che, conseguito per la sua città natale un provvedimento legislativo di riparazione e di giustizia, il quale poteva, come a tanti altri cittadini, ricondurre anche a lui qualche privato vantaggio, di questo vantaggio disponeva a pro di un'apposita e provvida istituzione che affidava al municipio della sua Venezia.
E dell'amore inscindibile per la sua Venezia e per l'Italia egli fece la religione della sua vita.
Ora anch'egli è scomparso. E del Governo che, dirigendo la resistenza ad ogni costo, rese così memorandi servizi alla gloria e all'onore di Venezia e d'Italia, è in lui scomparso l'ultimo rappresentante.
Il Senato del Regno, custode di tutte le splendide tradizioni storiche del nostro risorgimento italiano, ha perciò fatto opera nobile ed elevata associandosi con le sue approvazioni al discorso dell'onorevole nostro Presidente e a quello del ministro del tesoro. (Bene, benissimo).
MANZONI. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
MANZONI. Io propongo che l'onorevole signor Presidente, a nome del Senato, invii i sentimenti di viva condoglianza alla contessa Pianelli ed alla famiglia del compianto Maurogonato.
PRESIDENTE. Il senatore. Manzoni propone che la Presidenza, a nome del. Senato, manifesti alle famiglie dei due compianti senatori le sue condoglianze.
Chi approva questa proposta è pregato di alzarsi.
(Approvato).
I signori senatori saranno poi avvertiti dell'ora e del giorno in cui avranno luogo i funerali del senatore Maurogonato.

Senato del Regno, Atti parlamentari, Discussioni, 6 aprile 1892.