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MASSABÒ Vincenzo

06 novembre 1840 - 20 giugno 1915 Nominato il 17 novembre 1898 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Liguria

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

Onorevoli colleghi! Nel tempo, in cui sono state chiuse le nostre sedute, abbiamo perduto i senatori Fergola, D'Alì, Grenet, Masi, Calvi, Massabò, Villa Tommaso, Campo, Balestra, Tournon, San Donnino, Di Martino, Florena, Salvarezza Cesare. [...]
Pur uomo politico, preminente nel foro, fu il senatore Vincenzo Massabò, mancato il 20 giugno in Porto Maurizio, ove nato era il 6 novembre 1840. Presa laurea in legge giovanissimo, dopo breve servizio nel Ministero della guerra, imprese nella città nativa l'esercizio dell'avvocatura, ben presto acquistandovi nome nel civile, non senza coglier palma nelle difese penali. Giunse ad essere de' più consultati nella Liguria; ed in tanto onore nel collegio degli avvocati, da essere eletto e lungamente tenuto presidente dell'Ordine. Vita di studio e di lavoro egli condusse in semplicità e bontà dell'animo. L'opera diede con amore al bene della città e della provincia, lo spirito pure operoso alla patria. All'amministrazione comunale ed alla provinciale partecipò alacremente. Entrato al Consiglio provinciale nel 1869, vi rimase di continuo quasi cinquant'anni; appartenne alla Deputazione, della quale ebbe la presidenza fino al 1914; e fu presidente del Consiglio. Sindaco di Porto Maurizio, meritò, stando in carica, la nomina di senatore, che ebbe dal decreto del 17 novembre 1898. Gli è di molto riconoscente la città; con il collegio convitto completò gli istituti scolastici. Altri incarichi pubblici ed importanti uffici adempì il cittadino illuminato e coscienzioso. Fu molto benemerita la sua opera al soccorso nel terremoto, che devastò la provincia ligure occidentale nell'inverno del 1887. La vita pubblica lo portò alla candidatura politica nel collegio di Porto Maurizio, del quale dal 1882 fu deputato di seguito per tre legislature. Alla Camera acquistò reputazione il giurista e l'oratore. Nella Giunta delle elezioni diede ad apprezzare la sua rettitudine; in tutta la vita parlamentare l'acume delle vedute, la franchezza e lealtà del giudizio. Il suo maggior sapere mostrò nelle discussioni giuridiche. Degno di menzione il suo discorso sull'abolizione dei tribunali di commercio, documento di dottrina e di storia dell'istituto. Al Senato, meno frequente a tanta distanza e nel gravar degli anni, pur lo condusse lo zelo suo, e vi fu utile, nei più importanti lavori legislativi: onde la sua memoria rimane onoranda. [...]
DE CESARE. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE CESARE. La laboriosa vita del senatore Vincenzo Massabò, che fu deputato e poi nostro collega per sedici anni, è stata nobilmente riassunta dal nostro illustre Presidente. Io riferirò pochi ricordi personali essendo stato suo amico e compagno nella nobile e feconda lotta a favore dell'olivicoltura nazionale.
Il senatore Massabò era presidente del Consiglio provinciale di Porto Maurizio, quando nell'aprile del 1911, la Società nazionale degli olivicultori tenne in quella città il suo quinto congresso. Il senatore Massabò vi prese parte, inaugurandolo. È da ricordare che in questa occasione fu scoperto a Porto Maurizio un monumento a Giuseppe Biancheri, ed egli pronunziò un nobile discorso. Il Massabò fu amico e compagno di fede del Biancheri. In quel discorso egli enumerò felicemente le molte benemerenze del Biancheri verso l'Italia e quelle verso la sua regione nativa.
Due mesi dopo, nel giugno, discutendosi in Senato il bilancio di agricoltura, fu fatta una larga discussione su tutto il problema oleario nazionale, ed il Massabò pronunziò un notevole discorso, rivelando le condizioni miserrime della Liguria rispetto all'industria olearia, e portando in quest'Aula il grido di dolore di quella regione.
Parlò fra l'attenzione più benevola del Senato e presentò un ordine del giorno che fu accettato dal Governo ed approvato dal Senato: ordine del giorno che, come generalmente accade, lasciò il tempo che aveva trovato.
Alla buona signora, che fu la compagna concorde e affettuosa di Vincenzo Massabò, e all'unico figliuolo vada una parola di conforto da parte del Senato; al quale, ripeto, il Massabò appartenne per oltre sedici anni, lasciandovi ricordi indelebili e simpatici di bonarietà, di probità professionale, di sapienza giuridica e di una modestia, che pareva perfino eccessiva: qualità morali, che egli ebbe in comune col suo grande amico Giuseppe Biancheri.
Il nostro egregio collega, ammiraglio Viale, mi fa sapere che egli si associa a queste mie parole, dolente di non trovarsi in mezzo a noi per ragioni di salute, e più dolente di non poter mandare l'ultimo saluto alla memoria del suo compianto amico e concittadino. (Approvazioni). [...]
ORLANDO, ministro di grazia e giustizia e dei culti.Domando di parlare.
PRESIDENTE, Ne ha facoltà,
ORLANDO, ministro di grazia e giustizia e dei culti.Assolvo il compito altrettanto onorevole quanto doloroso di esprimere a nome del Governo tutta la simpatia riverente, che esso prova innanzi ai gravi lutti, che quest'alto consesso ha subiti; e in questa simpatia si contiene il pieno consenso al tributo di riconoscenza e di lode, che le inspirate parole del Presidente illustre e degli altri senatori hanno apprestato alla memoria degl'insigni uomini, di cui piangiamo la perdita.
Ascoltando quelle parole, la mia mente quasi astraeva dalle persone singole, e al di sopra degli uomini commemorati, io vedevo passare innanzi ai miei occhi tutta una serie di vite nobilmente spese nei campi più diversi: dall'esercito all'amministrazione civile, dal Parlamento alle amministrazioni locali, dalle aule della giustizia alla cattedra della scuola e così via via - forme di attività diverse, ma congiunte tra loro da quest' unica idea e da quest'unica fede: il servizio reso alla patria (Bene! Bravo!).
E pensavo a quanti tesori di sapienza e di patriottismo in quest'Aula nobilissima si racchiudono. Né io nulla aggiungerei a quanto così egregiamente è stato detto; ma concederà il Senato che trovi qui un'eco la vibrazione di talune note particolari, che o per ragioni personali o per ragioni di ufficio più vivamente palpitano nell'animo mio, a proposito, della dipartita di alcuni valentuomini.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 15 dicembre 1915.