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MASCI Filippo

29 settembre 1844 - 08 dicembre 1922 Nominato il 16 ottobre 1913 per la categoria 18 - I membri della Regia accademia delle scienze dopo sette anni di nomina provenienza Abruzzo

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Tommaso Tittoni, Presidente
PRESIDENTE. Onorevoli Senatori!
L'8 dicembre, dopo lunga infermità, sopportata con sereno stoicismo, moriva in Napoli il professore Filippo Masci, onore del pensieri filosofico italiano.
Nato in Francavilla a Mare il 29 settembre 1844, studiò all'Università di Napoli e pur essendosi laureato a ventidue anni dottore in scienze giuridiche, ebbe sempre vivissima passione per gli studi filosofici, in cui tanto doveva eccellere, e fu tra gli scolari prediletti di Bertrando Spaventa.
Nel 1875 iniziava la sua mirabile attività nell'insegnamento, quale professore reggente di filosofia nel Liceo di Chieti. Otto anni dopo, già saldamente affermatosi per le sue opere, saliva alla cattedra di filosofia morale nella Università di Padova, e l'anno successivo passava all'Ateneo napoletano, d'onde non doveva più allontanarsi insegnandovi per trentacinque anni filosofia teoretica. Fu per due volte rettore e propugnò, fra l'altro, la convenzione per la costruzione del nuovo grandioso edificio universitario. Nel 1919, raggiunti i limiti d'età, si ritirò dall'insegnamento ed in tale occasione, in mezzo a unanimi manifestazioni di onore, venne nominato professore emerito di quella Università.
Dire degnamente della sua opera di filosofo, significherebbe fare la storia del pensiero filosofico italiano degli ultimi cinquant'anni. Mi limiterò a rilevare che dai suoi primi scritti, in cui egli intese sovratutto difendere i valori dello spirito contro le tendenze naturalistiche e materialistiche, allora prevalenti, per finire al poderoso volume "Pensiero e conoscenza", ch'egli pubblicò, quasi ottantenne, nel 1922, e che rappresenta il suo retaggio di pensatore, è tutta una serie ininterrotta di lavori pregevoli, coi quali dette notevole contributo al pensiero filosofico moderno, sia colla elaborazione dell'idea di istinto, sia colle ricerche sulla natura logica delle conoscenze matematiche, in cui ha per alcuni riguardi quasi precorso le moderne teorie sulla relatività, sia colla indagine sul problema della conoscenza.
Com'ebbi ad accennare in una delle conferenze tenute sull'Italia moderna a Williamstown, Filippo Masci fu in Italia il principale esponente del neo-kantismo, poiché della dottrina del Kant egli accettava e propugnava strenuamente i principi fondamentali, ma con metodi positivi: ei pensava che fosse un errore il considerare la realtà come pura rappresentazione, e che non bastasse ad attribuire consistenza all'anima ed alla natura; sicché egli si sforzò di trovare la loro unità in un monismo che è esposto principalmente nel suo lavoro "Materialismo psicofisico".
Spirito equilibrato e sereno, pur avendo sempre professato rigidamente, e talora contro i suoi stessi interessi, il culto della verità e la piena libertà del pensiero filosofico, fu sempre alieno, anche nella polemica, da intolleranze e da anatemi, ch'egli considerava contrari "alla più alta delle filosofie e alla più alta delle fedi". E l'austera dignità della sua vita fu sempre in armonia colla dirittura del suo pensiero.
Egli fu così veramente un Maestro di saggezza e lascia in retaggio alle nuove generazioni italiane il germe di dottrine ideali che potranno fruttificare.
L'attività scientifica di Filippo Masci gli aveva presto procurato larga fama e le più insigni accademie italiane e straniere si onorarono di averlo a socio; ed era anche professore onorario delle maggiori università straniere.
Fu eletto nel 1894 consigliere comunale di Napoli, e dai suoi corregionali, ch'erano giustamente fieri di lui, fu mandato al Parlamento come deputato per le legislature 19a e 20a, per il collegio di Ortona a Mare: ma egli che alla politica militante non si sentiva troppo portato, si ritirò ben presto dall'agone politico alla tranquilla serenità dei suoi studi.
Le sue alte benemerenze gli valsero la nomina a Senatore, il 16 ottobre 1913, e nella nostra aula pronunziò notevoli discorsi in materia di pubblica istruzione. In questi ultimi anni la malferma salute e sopratutto la cecità che lo minacciava gli impedirono di prendere parte attiva ai nostri lavori, ma tuttavia, mirabile esempio di dedizione al dovere, fu, finché lo potè, assiduo alle sedute.
Scompare con Filippo Masci un uomo che ha altamente onorato la nostra nazione ed il pensiero umano. Mentre ci inchiniamo reverenti alla sua memoria, inviamo alla desolata famiglia, alla città natale ed alla città di Napoli, che fu per lui seconda patria, le nostre vive condoglianze. (Benissimo). [...]
GENTILE, ministro della pubblica istruzione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GENTILE, ministro della pubblica istruzione. Come ministro della pubblica istruzione sento il dovere ed il bisogno di associarmi alle nobili espressioni di cordoglio pronunciate dal nostro illustre presidente per la memoria del professore Filippo Masci. Il nostro presidente ha accennato i titoli di onore del professore Masci come filosofo. Io non v'insisterò. Dirò soltanto che Filippo Masci in un tempo in cui tutta la cultura filosofica italiana parve soggiacere alla tendenza generale del tempo, per la negazione di tutti i valori spirituali procurò costantemente e si sforzò validamente di tener fede a questi valori sottraendoli alla negazione del materialismo e del positivismo. Ma da questo posto sento particolarmente il bisogno di rendere omaggio alla grande virtù del lavoratore instancabile nel campo degli studi, del professore zelante e del maestro infaticabile che non tralasciò mai di compiere il proprio dovere verso gli studi e verso la scuola; dovere che può apparire modesto ma che può apparire anche difficile in quanto rappresenta un esempio da seguire, un ammonimento per tutti gli insegnanti e soprattutto un esempio per i giovani che nella scuola non debbono trovare soltanto l'insegnamento di dottrina ma esempi anche e ammaestramenti di carattere e di attaccamento al proprio dovere. (Benissimo). Per questo rispetto particolarmente mi inchino alla memoria dell'illustre estinto.
MUSSOLINI, presidente del Consiglio, ministro dell'interno e interim per gli affari esteri. A nome del Governo, mi associo alle nobili parole pronunciate dal Presidente del Senato in commemorazione dei defunti senatori [...]".

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 8 febbraio 1923.