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MARVASI Diomede

13 agosto 1827 - 18 ottobre 1875 Nominato il 15 novembre 1874 per la categoria 12 - I consiglieri del Magistrato di cassazione e della Camera dei conti dopo cinque anni di funzioni provenienza Calabria

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Francesco Maria Serra, Vicepresidente

Signori senatori,
uffizio doloroso per me si fu, o Signori, quello di annunziarvi con disadorne parole la perdita dei nostri colleghi Peranni, Bevilacqua, Porta e Roncalli. Uffizio dolorosissimo mi rimane ora da compiere, consacrandone alcune altre alla cara memoria di Diomede Marvasi e di Michelangelo Castelli.
La causa del dolor mio straordinario è per l'uno e per l'altro diversa. Piango la morte del Marvasi perché più recente la dipartita di lui che appena toccava il nono lustro di sua vita [...]
Grande ingegno, o Signori, e cuore assai più grande aveva sortito dalla natura Diomede Marvasi. Saggio luminoso del primo egli diede in tutti gli uffizi pubblici che gli furono confidati, sia di procuratore del Re e di consigliere di Cassazione, sia di Regio commissario del Municipio di Napoli e di procuratore generale presso quella Corte d'appello; e splendide prove del suo gran cuore diede nell'amor di figlio, di marito e di padre, nella costanza della fede, nell'amicizia, nell'incrollabile amore alla patria.
Era in lui un animo da natura formato e dalla educazione contemperato a tanta e tale soavità di generosi e caldi affetti, che impossibile diveniva il non andare preso alla benevolenza che trasparivagli dallo sguardo, che rivelavano le parole, che manifestavano costantemente gli atti ed i fatti della sua vita disgraziatamente troppo breve.
Giureconsulto dotto ed erudito, oratore focoso ed elegante, amministratore provvido, cittadino intemerato, Diomede Marvasi riscaldava la grande potenza dell'ingegno suo col fuoco del suo cuore, ed agli affetti di questo poneva unico confine le severe leggi del suo nobile carattere. Fu per tale fortunato e prezioso connubio delle virtù del cuore e della mente che Egli era stimato, anzi ammirato dall'universale. Sebbene meno lungamente, pure più intensamente di molti vecchi visse. Fu la soverchia operosità e la intemperanza nella fatica, che innanzi tempo lo condussero al sepolcro.
Soltanto per pochi giorni egli siedette in quest'Aula dove apparve quasi meteora senza lasciare come senatore del Regno traccia luminosa del suo passaggio.
Ma luminosissima ed incancellabile la lasciò in un altro recinto, dove tutti ammirammo la eloquenza sua quasi Demostenica ed irresistibile.
Sia pace eterna a quell'anima prediletta e possano le virtù che la adornavano, trovare nella generazione che le succede imitatori e seguaci.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 6 dicembre 1875.