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MARTINELLI Massimiliano

22 aprile 1816 - 17 ottobre 1893 Nominato il 28 febbraio 1876 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio e per la categoria 15 - I consiglieri di Stato dopo cinque anni di funzioni provenienza Emilia-Romagna

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Domenico Farini, Presidente

Signori senatori! Pietosa consuetudine vuole che noi mestamente volgiamo il primo pensiero ai nostri trapassati.
Dico adunque che dappoi il nove di agosto morirono i senatori Di Baucina, Visone, Cusa, Plezza, Muratori, Brunet, Scacchi, Martinelli, Di Calabiana, Guala, Minich. [...]
Il senatore Massimiliano Martinelli, della città di San Giovanni in Persiceto, venne a morte in Bologna il 17 ottobre a settantasette anni e sei mesi di età.
Grave infermità lo aveva costretto ad abbandonare, or sono due anni, l'ufficio di presidente di sezione al Consiglio di Stato, raggiunto nel novembre del 1890, dopo meglio di venticinque anni operosi, laboriosi, allo Stato utilissimi. Aveva dovuto, con intenso rammarico, allontanarsi da questa Camera, cui apparteneva per decreto 28 febbraio 1876; dove aveva studiato, parlato, scritto con diuturno, vivissimo amore. Entrato nell'arringo parlamentare l'anno 1859, quale deputato all'Assemblea delle Romagne della nativa città; dalla stessa al Parlamento nazionale confermato per quattro legislature (7ª, 8ª, 9ª, 10ª), rifiutò per l'11ª il mandato avuto dal collegio di Badia. Nessuno meglio di lui con severi e diversi studi apparecchiato; a nessuno inferiore per cognizioni amministrative, per pratica di affari, per fede schietta nella libertà e nella efficacia degli ordini rappresentativi. Versato nella legge; scrittore di economia sociale, ne aveva dibattuto i temi più astrusi: l'amministrazione del suo comune e delle ferrovia dell'Italia centrale gli aveano data abilità di unire la pratica agli studi speculativi; sicché nell'Assemblea romagnola ebbe subito posto notevole.
Già la Giunta bolognese, appena costituita lo aveva chiamato nella Commissione consultiva di finanza, quando il Governo dell'Emilia, a molti altri incarichi, aggiunse quello della Commissione legislativa che preparò le leggi per parificare l'ordinamento di quella regione al piemontese.
Segretario dell'Assemblea, non vi fu deliberazione di momento che egli non fosse scelto ad esaminare; fu relatore di quella memoranda per cui i centoventuno rappresentanti presenti, ad una voce dichiararono: "I popoli delle Romagne, rivendicato il loro diritto, non volere più il governo pontificio, incompatibile coll'uguaglianza civile, colla libertà, e colla nazionalità". Atto che tagliava riciso ogni possibilità di paurosi compromessi o di ibride soluzioni che pur correvano per le bocche o torturavano le fantasie de' diplomatici o di pretesi savii.
La Camera italiana lo ebbe, pure essa, in grande stima e tosto, eleggendolo a segretario della 7ª legislatura, gliela mostrò; poi assai spesso lo incaricò di relazioni sui bilanci od altre leggi importanti; più volte ne ammirò gli scritti arguti ed eruditi, ne applaudì la parola altrettanto pacata quanto convinta. Imperocché Massimiliano Martinelli si recasse a coscienza lo esame minuto e paziente d'ogni argomento e le dottrine liberali avessero in lui un fedele, non scorato, né vacillante per gli errori che in nome della libertà si commettessero.
Autore di libri sui comuni e sulle provincie, di scritti sull'ordinamento della pubblica amministrazione egli vagheggiava per quest'Italia, che fu detta la terra classica dei comuni, un ordinamento semplice ed a buon mercato, degno delle vantate tradizioni ed antiche memorie. Voleva che le faccende si sbrigassero là dove nascessero a risparmio di tempo, di noie, di spese; reputava ogni non indispensabile accentramento vizioso fomite d'impotenza. Non sapeva concepire pareggiato il bilancio dello Stato senza fare ragione di quelli dei comuni e delle provincie. quando questi non fioriscano riteneva non potere rifiorire quello.
Nel Senato membro della Commissione permanente di finanze, dacché entrò qui e fino a quando nel 1892 se ne dimise; relatore di importanti disegni di legge egli lasciò splendida memoria fra i più diligenti, i più modesti, i più accurati e dotti. Volenteroso accettava gli incarichi, con solerzia impareggiabile li adempiva: pareva che l'ozio fosse a lui pena; tanto e tanto bene lavorò.
Lui scomparso mancherà alle nostre discussioni un lume limpidissimo, se venga il giorno della riforma amministrativa, che è sulle bocche e parrebbe essere nelle necessità presenti, che egli aveva tanto meditato, in che era valentissimo. Manca sovratutto qui uno spirito eletto che trattò le cose della patria con disinteresse insuperato; perché, alieno per indole dalle agitazioni, schivo del frastuono delle parti, pure entrò la vita politica quando vi erano soltanto rischi da affrontare. e per lunga stagione Massimiliano Martinelli amico cogli amici, coi colleghi tutti benevolo sarà qui rammentato e celebrato (Benissimo). [...]
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il senatore Sprovieri Francesco.
SPROVIERI F. [...]
Completando la mia proposta, propongo che a tutte le famiglie dei colleghi defunti ed a quella del ministro Genala si inviino le condoglianze del Senato.
GIOLITTI, presidente del Consiglio. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
GIOLITTI, presidente del Consiglio. Il ricordo, fatto dall'illustre Presidente del Senato, dei meriti patriottici, della sapienza e dei servigi resi allo Stato nella scienze e nell'amministrazione dai senatori recentemente defunti, dimostra quanta somma e quanto valore di patriottismo e di scienza sia andata perduta per lo Stato. [...]
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede i parlare, pongo ai voti la proposta fatta dal senatore Sprovieri Francesco nella quale è compresa anche quella del senatore Bartoli, che cioè il Senato voglia esprimere le sue condoglianze alle famiglie dei senatori defunti, dei quali ho tessuto l'elogio.
Chi approva questa proposta voglia alzarsi.
(Approvato).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 23 novembre 1893.