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MARCORA Giuseppe

14 ottobre 1841 - 04 novembre 1927 Nominato il 01 maggio 1921 per la categoria 02 - Il presidente della Camera dei deputati e per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Lombardia

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Tommaso Tittoni, Presidente

Onorevoli colleghi, durante le vacanze parlamentari lutti dolorosi ci hanno colpito.
Un ardente italiano più non è: il 4 novembre, colpito da acuto morbo, l'avv. Giuseppe Marcora ha chiuso i suoi giorni in Milano ove era nato il 14 ottobre 1841.
Giovinezza fremente di patrio entusiasmo fu la sua ed invero Egli, che venne crescendo mentre col sangue dei martiri si compiva la preparazione spirituale delle guerre per l'unità nazionale, agli studi di diritto alternò i più nobili ardimenti. Così lo si vide arruolarsi nelle file garibaldine e battersi da eroe dall'uno all'altro capo d'Italia nelle campagne dal 1859 al 1866, guadagnandosi il grado di ufficiale e la carica di capo di Stato maggiore di Brigata nonché la medaglia d'argento al valore.
Veduto realizzarsi il suo sogno e completati gli studi, si dedicò all'esercizio dell'avvocatura in Milano e anche in essa portò il suo spirito ardente rivelandosi professionista di alto valore, ma una particolare passione egli dimostrò per l'agone politico ove più direttamente poteva contribuire alle fortune del paese. Fervido ammiratore di Giuseppe Mazzini, Egli iniziò la sua vita pubblica col partecipare vivamente alle lotte del partito di azione, ma il suo spirito equilibrato, all'indomani del compimento dell'unità della patria, lo fece collaborare senz'altro all'opera costruttrice dello Stato allora nascente. Onde, mentre nel consesso municipale milanese sedette proficuamente per lunghi anni e numerose elevate cariche tenne nelle amministrazioni locali, alla Camera dei deputati entrato fin dal 1876 fu per ben 12 legislature, dalla XIII alla XVI e dalla XVIII alla XXV, parlamentare di eccezionale operosità e talento. Fu membro infatti di numerose commissioni, relatore di importantissimi disegni di legge, fra cui ricorderò quello sul codice penale, e pronunziò forti ed elevati discorsi. Ma opera più altamente benemerita Egli spiegò quale presidente dell'Assemblea nel lungo tempo in cui fu a tale elevatissima carica chiamato, essendovi stato eletto, dal 1904, quattro volte e due volte essendo state respinte le dimissioni. La profonda conoscenza che aveva di uomini e cose, la grande competenza in materia regolamentare, la imparzialità e la fine arguzia furono doti eminenti che lo resero apprezzato e benemerito presidente: e sempre negli accesi dibattiti parlamentari - e furono tanti durante la sua presidenza, taluni soprattutto in periodi delicatissimi per la vita del paese - egli svolse opera di saggia moderazione acquistando alta autorità morale e le più larghe simpatie anche negli avversari. E dall'alto seggio il vecchio patriota non lasciò mai passare occasione senza affermare, talvolta assai arditamente, il suo grande amore per la patria: durante la grande guerra, alla quale egli partecipò col cuore, in memorande sedute fu magnifico interprete dei fervidi sentimenti dell'Assemblea, e più tardi, all'indomani della vittoria, seppe con parole degne esprimere il commosso e generale tripudio dei cuori.
Il 1° maggio 1921 fu nominato senatore, ma l'insigne collega non poté partecipare assiduamente ai nostri lavori per le sue malferme condizioni di salute. Ora è scomparso, ma la sua grande figura rimarrà incancellabile nei nostri cuori come in quelli di tutti gli italiani per i grandi servigi che ha reso alla nazione.
Inchiniamoci reverenti innanzi alla sua nobile memoria e alla famiglia inviamo le nostre vivissime condoglianze. (Benissimo). [...]
FEDELE, ministro della pubblica istruzione. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FEDELE, ministro della pubblica istruzione. In nome del Governo dichiaro di associarmi alle nobili parole di compianto pronunciate dal Presidente per la scomparsa degli illustri membri di questa Assemblea.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 6 dicembre 1927.