senato.it | archivio storico

MANZONI Tommaso

15 marzo 1819 - 09 maggio 1893 Nominato il 24 maggio 1863 per la categoria 21 - Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria provenienza Sicilia

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Domenico Farini, Presidente

Signori senatori! In brevissimi giorni la Parca ha reciso tra noi cinque vite. [...]
Nella stessa sera moriva a Genova il conte Tommaso Manzoni.
Era desso uno dei più antichi di quest'Assemblea cui apparteneva da circa trent'anni, essendovi stato ascritto appunto nel maggio del 1863.
Nativo di Palermo fu dei patrizi i quali aiutarono la liberazione del 1848: arditi promotori strenui difensori che raminghi per le terre d'Italia, o fra i forastieri con costante proposito, usarono nome, averi, reputazione per rovesciare novellamente il restaurato Borbone.
Ascritto ai primi comitati che diedero coesione ed indirizzo ai sollevati del 12 gennaio, durante quegli agitati quindici mesi operò a che il civico consiglio, di cui era, aiutasse con ogni miglior mezzo il governo. E quando, ite a male le sorti dell'isola, ogni potestà nel municipio fu ridotta, si comportò con singolare fermezza perché alla infelice città non fosse dato il guasto, perché fosse risparmiata alla vendetta.
Alla quale sfuggito, approdato a Malta, fissò sua dimora a Genova, che benigna lo accolse, dove visse dipoi sempre rispettato e caro, dove oggi riposa in pace.
Non è già che si staccasse col cuore dall'isola, dalla città che l'aveva veduto nascere e che grandemente amava. Anzi Palermo liberata rivide dei primi; ogni anno da allora tornò alla casa paterna e gli interessi dell'isola e di Palermo caldeggiò sempre, con affetto tanto più operativo come che sciolto da rispetti e da dispetti, per chi dal di fuori abbraccia e discerne chiaramente ciò che ai vicini troppo spesso si mostra avvolto e confuso da una nebbia di gare e di piati. (Benissimo).
Di tale maniera il Manzoni che esule aveva nell'egemonia piemontese ravvisato lo strumento della rinnovazione italiana, questa conseguita, fu degli uomini che ogni pretensione provinciale sottoposero alle esigenze nazionali. E ne ebbe guiderdone nella grandissima stima che in mezzo a noi lo proseguì, nell'essere stato per circa dieci anni, finché non lo disvolle, segretario della Presidenza e nei molti altri incarichi coi quali l'animo retto, i saldi convincimenti, l'operosa diligenza di lui durata fino al verno passato, faceste segno ad amplissima fiducia.
Né minore benevolenza mostrarongli, né altrimenti usarono con esso lui i molti amici, i conoscenti moltissimi che aveva in ogni città. Imperocché Tommaso Manzoni affabile, cortese, buono, anche in età avanzata frequentatore assiduo de' geniali convegni, visitatore spigliato e franco di paesi lontani, dovunque andasse lasciava dopo di sé lungo stuolo di amorevoli.
All'uomo onorando, che nel corso mortale di anni settantaquattro pensò, volle, operò il bene senza menarne vanto; al caritatevole, che il dovizioso censo avito largì agli asili infantili rurali di Palermo; al modestissimo che dirimpetto a quella grande uguagliatrice che è la morte, volle essere composto nel sepolcro senza vana pompa; al patriota, che nei tardi anni fu qual era stato nei giovanili, e morì come era vissuto; al collega, all'amico il nostro affettuoso compianto (Benissimo - Vive approvazioni).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 17 maggio 1893.