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MANZONI Alessandro

07 marzo 1785 - 22 maggio 1873 Nominato il 29 febbraio 1860 per la categoria 20 - Coloro che con servizi o meriti eminenti avranno illustrata la Patria provenienza Lombardia

Commemorazione

 

Vincenzo Torrearsa (Fardella di), Presidente
Signori Senatori,
Grande perdita ha fatto l'Italia! In sulla sera del 22 maggio, nella sua città natale, Alessandro Manzoni cessò di vivere, ed ormai il suo nome è splendido retaggio nazionale. La trista nuova si sparse volando da un capo all'altro della terra nostra, arrecando ovunque profonda e dolorosa commozione. La madre sentì esserle mancato un figlio prediletto, e con tenera cura volle essa comporne nel sepolcro la spoglia mortale. Da ogni luogo, con meravigliosa spontaneità, mossero deputati di provincie, di città, di comuni, di università, di accademie, e di cento altri istituti e corporazioni, e non mancarono neanco al mesto convegno, per rendere, se non condegni, certo singolari funebri onori all'illustre defunto, le rappresentanze delle due Camere del Parlamento, e l'intervento dei Reali Principi dell'Augusta Dinastia, che divide sempre ogni nobile e generoso popolare sentimento. Gente di tutte le contrade italiane affollavasi nella grande piazza del Duomo in Milano la mattina del 29, e ciascuno di quella imponente moltitudine, colla riverenza del suo atteggiamento, mostrava sentire che in quel dì la nazione unificata posava una meritata corona sulla fredda tomba che stava per chiudersi. E in quell'ampia piazza gremita di cittadini d'ogni italo paese, all'apparire del funebre corteo, non fuvvi chi non avesse volto lo sguardo al nero stendardo che tristamente spiegavasi sulla porta maggiore di quello stupendo monumento della più immaginosa architettura, e non vi abbia letto con riverente cordoglio, il nome di Alessandro Manzoni.
Ei fu; ciascuno sommessamente ripetea, Ei non è più. Ma no; i grandi non spariscono interamente, e mercé le opere loro, vivono nella memoria della più tarda posterità. L'uomo che meritò l'ammirazione e la riverenza delle generazioni sue contemporanee; ch'era pregiato dagli Italiani, come altra loro imperitura gloria; che alla dotta Germania fu segnato da Goethe; che contrastò il primato al grande romanziere inglese; che modesto e virtuoso unì nell'animo suo profonda fede religiosa a caldo amore per la libertà e l'unità della patria, e che tutti i suoi scritti seppe informare al sentimento altamente civile della sperata conciliazione di quei due grandi principii sociali, non è più!
Ma restano quei versi di confortante e sublime armonia, che, allorquando era delitto ogni generoso pensiero, ringagliardivano l'animo nostro, e rafforzavano la speranza di tempi migliori. Restano quelle pagine che narrando gli sventurati casi dei poveri Renzo e Lucia con commovente eloquenza e sapiente magistero, mostrarono tutto l'orrido d'ogni straniera dominazione. Restano quegli inni che rivelano la purità di quella grande anima, e che saranno sempre sceltissima forma per innalzare gli occhi al Creatore. E restano, e resteranno per secoli ben altri tesori che non è mio compito qui annoverare. Resta il nobilissimo esempio di una lunga vita intemerata, che, comunque non spesa nello adoprarsi attivamente nelle pubbliche faccende, fu nondimeno di grandissimo utile e di sapiente ammaestramento alla Patria.
Alessandro Manzoni, sommo nelle lettere, fu dei primi nella eletta schiera dei precursori del risorgimento italiano. Cantò dell'unità in tempi di periglio. Alla liberazione della Lombardia, nominato Senatore in età già avanzata, col suo giuramento confermò e rinnovò le sue libere aspirazioni. All'ultima ora del suo ottantottesimo anno, sapendo compite l'unità e la redenzione dell'Italia, a suggello delle profonde, cristiane e patriottiche convinzioni, che furono guida d'ogni atto della sua vita, rivolse alla desolata vedova del suo amato figlio, morto pur esso di recente, ed alle afflitte nepoti che circondavano il suo letto di morte, le parole che è bello ripetere anco in quest'aula; «Poiché il mio diletto Piero [sic] mi precedè nel sepolcro, pregate voi pure, come io ho fatto, quotidianamente per la patria e per il Re».
Nel lutto di tanto uomo, la vostra Presidenza, onorandi Colleghi, reputò interpretare rettamente l'animo di voi assenti, facendo in modo che vi fosse convenevolmente rappresentato il Senato, che onorasi averlo annoverato tra suoi componenti.
Senatore DES AMBROIS. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha la parola.
Senatore DES AMBROIS. Tutti in quest'Aula sentiamo quanto il Senato fosse onorato di avere nel suo seno Alessandro Manzoni; quanto perdano in lui la patria ed il mondo civile; quanto splendida, quanto pura sia la gloria di quel nome che rimarrà perpetua illustrazione d'Italia.
Credo essere interprete di un sentimento comune a tutti i miei Colleghi proponendo il seguente ordine del giorno:
"Il Senato esprime il dolore profondo che prova coll'intiera nazione per la perdita di Alessandro Manzoni: statuisce che il suo busto in marmo sarà collocato in una delle sale del palazzo senatorio, ed incarica il Presidente di partecipare la presente deliberazione al Municipio di Milano e alla famiglia dell'illustre estinto."
PRESIDENTE. Domando se è appoggiato l'ordine del giorno proposto dall'onorevole senatore Des Ambrois.
(È appoggiato.)
Ora lo metterò ai voti.
Chi lo approva, voglia alzarsi.
(È approvato all'unanimità.)
Sarà cura della Presidenza di trasmetterlo subito al Municipio di Milano e alla famiglia Manzoni.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 3 giugno 1873.