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MANGIAGALLI Luigi

16 giugno 1850 - 03 luglio 1928 Nominato il 04 marzo 1905 per la categoria 21 - Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria provenienza Lombardia

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Tommaso Tittoni, Presidente

Onorevoli colleghi. [...] Una nobilissima figura di scienziato, di patriota e di filantropo è scomparsa con la morte improvvisa, avvenuta il 3 luglio in Milano, del professor Luigi Mangiagalli ed il grave lutto, che va oltre i confini della patria, ha suscitato ovunque un profondo, meritato compianto.
Nato a Mortara il 16 giugno 1850 e laureatosi assai giovane in medicina nell'Ateneo di Pavia, iniziò la sua luminosa carriera in Milano ove fu medico assistente presso l'Ospedale maggiore e la Maternità. Ma l'alto suo ingegno, i profondi studi compiuti e la naturale disposizione lo chiamarono ben presto all'insegnamento e, divenuto titolare nel 1882 della Cattedra di ostetricia e ginecologia di Sassari e poi di Catania, passava nel 1895 all'Università di Pavia assumendo, dopo qualche anno, a Milano la direzione dell'Istituto ostetrico ginecologico e l'insegnamento nell'annessa scuola.
E dalla cattedra con le sue numerose pubblicazioni recò nuova luce alla scienza: i suoi studi, particolarmente quelli sulle relazioni tra le malattie di cuore e lo stato di gravidanza e sulla possibilità dell'intervento chirurgico nei processi neoplastici, condussero ai più brillanti risultati ed ebbero anche oltre Alpe larga rinomanza, onde importanti accademia e istituti scientifici lo chiamarono nel loro seno.
Né solo nella scienza e nella scuola Luigi Mangiagalli fu insigne maestro, ché anche nell'esercizio professionale si rivelò operatore di eccezionale abilità. Egli seppe mirabilmente attuare quanto in teoria aveva insegnato, e, infaticabile organizzatore e spirito superiore, poté promuovere e vedere realizzate opere poderose a sollievo dei sofferenti. A lui si deve l'Istituto nazionale del cancro intitolato al Re Vittorio Emanuele III, feconda opera di solidarietà sociale; a lui la trasformazione della maternità di Milano in un grande istituto ostetrico ginecologico fornito dei mezzi più moderni di indagine e di cura; a lui ancora il più grande progetto della riunione di tutti gli istituti di alta cultura di Milano in un unico organismo armonico nelle direttive e nei fini: la Città Universitaria.
La sua opera fu tutta un apostolato ed il suo fervore egli seppe trasfondere nella laboriosa e nobile città che gli fu prodiga di appoggio per l'attuazione di un completo centro di studi; e il suo sogno, per lunghi anni vagheggiato, della istituzione dell'Università milanese poté giungere alla realizzazione per il fermo volere del Governo nazionale. Egli ne fu meritamente il primo rettore e ad essa fece donazione prima, nel 1925, di un milione di lire, destinato alle opere universitarie, e nel 1926 poi della sua biblioteca medica privata di oltre 10 mila volumi.
Personalità così illustre non poteva rimanere estranea alla vita pubblica e il quarto collegio di Milano lo volle suo rappresentante alla Camera dei deputati nel 1902, per la XXI legislatura. Il 4 marzo 1905 entrava poi in Senato, ove recò sempre il contributo del suo fervore e della sua competenza.
Patriota ardente, durante la guerra fu instancabile nel promuovere generose opere per la resistenza interna, nell'organizzare la più proficua assistenza ai feriti ed agli invalidi e il maggior conforto ai combattenti, conquistandosi infinite benemerenze. Tutta, del resto, la sua vita fu informata al più grande amor di patria; dopo la guerra egli fu tra i primi che vollero valorizzata la Vittoria e quando, per unanimità di consensi, nel 1922 fu chiamato a capo dell'Amministrazione comunale di Milano egli seppe svolgere opera magnifica di coesione delle forze nazionali. I suoi alti meriti erano stati premiati nel 1926 con la nomina a ministro di Stato e saranno da noi a lungo ricordati.
La sua dipartita reca il più vivo dolore ai nostri cuori. Inchiniamoci sulla sua tomba ed inviamo alla famiglia tanto duramente colpita, ed alla città di Milano che lo ebbe quale figlio diletto l'espressione del nostro vivo cordoglio. (Benissimo). [...]
MUSSOLINI, capo del Governo. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MUSSOLINI, capo del Governo. Il Governo si associa alle nobili parole commemorative pronunciate dal Presidente dell'Assemblea.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 6 novembre 1928.