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MANFRIN Pietro

18 novembre 1827 - 03 settembre 1909 Nominato il 16 marzo 1879 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Veneto

Commemorazione

 

Atti parlamentari, Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

Signori senatori! [...]
Pietro Manfrin, nato di nobile e ricca famiglia veneziana il 18 dicembre 1827 in Castello di Godego nella Provincia di Treviso, passò di questa vita, dopo lunga malattia, il 3 di settembre nella sua villa di Castione. Dal Comune di Loria, dalla trevisana provincia, il duolo a noi giunse. Il conte Pietro portava, accanto al blasone, il lauro dottorale: ché, studiato il diritto in Pisa, vi si laureò. I sensi liberali e patrii ne scaldavano il petto giovanile; e, scoppiati i moti del 1848 per l'italiana indipendenza, corse le armi piemontesi in aiuto dei fratelli italiani a misurarsi con le armi straniere sui campi lombardi, prese il fucile e combatté nelle campagne di quell'anno e del 1849. Dopo il rovescio fatale, abborrendo la soggezione alla dominazione vittoriosa, rifugiò a Torino, ove entrò in istima e confidenza del Mariani, del Rattizzi, del Sella, e fu addetto ai Ministeri dell'istruzione e dell'interno. Venuta la riscossa fortunata del 1859 e succeduti gli avvenimenti guerreschi e diplomatici, che liberarono anche le provincie venete e le annessero al Regno d'Italia, si pronunciarono per lui più collegi elettorali di quelle per la rappresentanza alla Camera dei deputati; ed, eletto da Oderzo per la nona legislatura, da Pieve di Cadore per l'undicesima, la dodicesima e la tredicesima, con doppia elezione a Castelfranco Veneto, quei due primi Collegi rappresentò, sedendo al centro sinistro nelle quattro legislature con attività massima e con onore di questore nella tredicesima all'Ufficio di Presidenza. Da quell'esercizio del politico mandato gli provenne il titolo alla nomina di senatore, ch'ebbe il 16 marzo 1879 con la generale approvazione; e qui pure la sua attività, il suo senno e le sue cognizioni portò al lavoro legislativo.
Fu assiduo alle sedute, quando non fu da altri uffici pubblici impedito, finché la salute gli resse. La sua parola, benché inclinata a critica e ad opposizione per zelo di verità e rettitudine, fu ascoltata ed autorevole in ambe le assemblee sulle questioni economiche, amministrative e finanziarie delle quali a preferenza occupavasi; fu utile a giunte e commissioni; dotto relatore di varie proposte di legge; alla Camera dello stato di previsione della spesa del Ministero della marina per il 1878. Fra le sue relazioni si cita qual modello di special genere quella in Senato del 1884 sul lavoro delle donne e dei fanciulli negli opifici industriali.
La sua sapienza amministrativa, le sue pregevoli qualità personali, la fermezza del carattere, il suo nome illustre, chiamarono su lui la scelta del Governo per la reggenza delle provincie; e prefetture esercitò, fra l'altre quella di Venezia dal 1880 tre anni, egregiamente.
I doveri parlamentari e gli uffici governativi non distolsero il conte Manfrin dai suoi studi; i quali dalle materie sociali e politiche estese agli argomenti storici, con il vantaggio della cognizione perfetta delle lingue moderne; e trovò tempo e lena dal 1869 al 1903 a lodate pubblicazioni. Emergono fra le opere sue storiche i quattro volumi: Gli ebrei sotto la dominazione romana. Notevoli anche i due volumi: La dominazione romana nella Gran Bretagna; e da menzionare: I Veneti salvatori di Roma; Le origini di Venezia; La cavalleria dei Parthi nelle guerre contro i Romani. Fra quelle di soggetto economico ed amministrativo, ebbero due edizioni: Il Comune e l'individuo in Italia, dedicata alla Camera dei deputati; Il sistema municipale inglese e la legge comunale Italiana; ed ebbe grande successo con traduzione francese ed inglese quella intitolata: Chi deve essere ministro della marina. Non trascurabili le due: La tirannia burocratica; L'abolizione delle decime. Anche importanti articoli il nostro compianto collega pubblicò sulla Nuova Antologia e su d'altri periodici e riviste.
Così operosa vita, tanta occupazione dell'intelletto in nobiltà e ricchezza è ammiranda. E come dell'operosità del conte Pietro Manfrin profittarono il Parlamento ed i governanti, goderono gli abitatori e coltivatori dei campi; essendo egli da rammentare anche quale valente agricoltore dei vasti suoi tenimenti.
Onde dall'alto all'infimo le benemerenze di tale trapassato sono monumento, su cui la riconoscenza rimarrà scritta. (Benissimo).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 25 novembre 1909.