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MAJORANA CALATABIANO Salvatore

24 dicembre 1825 - 23 dicembre 1897 Nominato il 13 luglio 1879 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio e per la categoria 05 - I ministri segretari di Stato provenienza Sicilia

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Luigi Cremona, Vicepresidente

Signori senatori! Ripresi i nostri lavori dopo le vacanze estive voi udiste la partecipazione di quattordici decessi di colleghi; oggi mi tocca già di riaprire la funebre lista e parlarvi di nuovi lutti.
Salvatore Majorana-Calatabiano era nato in Militello (Val Catania) il 24 dicembre 1825. Giovanissimo si diede agli studi giuridici ed economici, coi quali fin d'allora si fece conoscere in apprezzate pubblicazioni e partecipò alla preparazione morale e intellettuale della rivoluzione siciliana. Scoppiata questa nel gennaio 1848, egli corse a Palermo e fu tra i propugnatori dell'annessione dell'isola alla grande patria italiana. Restaurata la tirannide borbonica, ritornò al paese natio ed ai prediletti studi, colla fede che questi avrebbero aiutata la redenzione nazionale. Esercitò l'avvocatura presso la Corte d'appello di Catania, e osò difendere anche imputati politici.
Maturati i tempi nel 1860, e ricacciati i Borboni per sempre, fu nominato ispettore sopra gli studi nella Provincia di Catania, ed in quell'Ufficio meritò lode di sagacia ed energia. Lasciò poi questa carica per riprendere gli studi economici, l'avvocatura e la letteratura politica. Nel 1865, vinto con molto onore il concorso di economia politica nell'Università di Messina, salì sulla cattedra come professore ordinario.
Ma non aspettò molto a discenderne per essere eletto deputato. Appartenne alla Camera elettiva per cinque legislature consecutive, dalla IX alla XIII, sedendo sempre a Sinistra e rappresentando prima il collegio di Nicosia, poi quello della nativa Militello. Come negli scritti dati alle stampe e nell'insegnamento universitario, così dal suo seggio di deputato (e più tardi da quello di senatore) fu costante e ardente propugnatore delle più liberali teorie economiche.
Venuta la Sinistra al potere nel 1876, fu chiamato a reggere il Ministero dell'agricoltura, industria e commercio, che tenne durante il primo e il terzo gabinetto Depretis. È storia troppo vicina a noi perché si possa fin da oggi con sicura equanimità giudicare l'azione di lui come ministro; ma l'operosità fu certamente grandissima. Innumerevoli i disegni di legge ai quali egli pose mano e che in buona parte riuscì a condurre alla meta. Basti ricordare l'inchiesta agraria, la legge forestale, le leggi sulla caccia e sulla pesca, quella sui contratti di Borsa, la legge mineraria, i progetti sulla cessazione del corso legale e sulla libertà e pluralità delle Banche, ecc., oltre a parecchi trattati di commercio e convenzioni commerciali.
Appena uscito dal suo secondo Ministero, cioè nel luglio 1879, il Majorana fu restituito all'insegnamento, come professore di economia politica (e poi di scienza delle finanze e diritto finanziario) nell'Università di Catania. Contemporaneamente fu elevato alla dignità di senatore ed entrò in quest'Aula con tanta autorità che subito fu chiamato a far parte delle più importanti commissioni, quali sono quella permanente di finanze e quella per l'esame dei titoli dei nuovi senatori: commissioni nelle quali fu sempre confermato e rimase sino all'ultimo giorno della sua esistenza. Qui fra noi è stato, come già da deputato e da ministro, e come voleva la natura sua, operosissimo ed instancabile lavoratore; relatore di parecchi bilanci e di molti disegni di legge, oratore indefesso intorno a molti altri ancora, non ci fu quasi discussione in materia d'amministrazione finanziaria, di politica economica, di circolazione bancaria e monetaria, di legislazione sociale in genere, e non di rado anche d'istruzione pubblica e di lavori pubblici, alla quale egli non partecipasse con ardore giovanile, con vivace ed abbondante eloquenza e con dialettica stringente.
Uomo di pertinaci convinzioni, di alacre e versatile ingegno, di vasta e multiforme dottrina, devoto alla patria ed alla libertà in tutte le sue applicazioni; uguale e coerente a sé stesso in tutti i momenti della sua vita. Serbò fede alla dottrina dell'armonia fra le scienze sociali, cioè fra l'economia, il diritto e la morale, e combatté la distinzione fra teoria e pratica: convinto che ciò che è per principio, dev'essere tradotto in atto.
Riteneva essere incompatibile il mandato legislativo coll'esercizio forense, epperò appena eletto deputato aveva cessato dall'avvocatura.
A lode di lui sia pur ricordato ch'egli non fu soltanto un insigne uomo politico, ma eziandio un ottimo padre di famiglia, che educò la numerosa prole coll'esempio della sua vita nobilmente operosa.
È morto in Roma, il 23 dicembre u.p. a 72 anni esattamente compiuti, quando la sua fibra robusta e l'aspetto sano e vigoroso gli promettevano ancora lunghi anni. Il vuoto che egli lascia in Senato non sarà facilmente riempiuto. (Benissimo). [...]
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il senatore Mezzanotte.
MEZZANOTTE. Sobrio di parole in quest'Aula, non so trattenermi nella presente circostanza dall'esprimere il mio particolare, profondo rammarico per la impensata morte di Salvatore Majorana-Calatabiano.
Non soltanto congiunto a lui da vincoli di personale amicizia, ma a lui devoto per tradizione paterna, mi sarebbe parso omissione irriverente non far seguire all'elevato discorso con cui l'illustre Presidente ne ha ricordate le virtù politiche e civili, una mia speciale parola di semplice ma vivo rimpianto. Questo modesto tributo, che io rendo per la scomparsa dell'autorevole amico, il quale mantenne gli affetti privati con quella stessa tenacia, con cui serbò fede agli ideali di scienza e di governo, ai quali consacrò intiera la sua laboriosa vita, sia grato alla sua memoria, e concorra nel generale rimpianto a lenire il giusto cordoglio dei figliuoli, i quali dimostrano già di essere degni continuatori delle virtù paterne, ed ai quali, interprete dei sentimenti del Senato, io mi onoro di proporre che siano dirette le nostre condoglianze. (Bene).
TAJANI. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
TAJANI. La dipartita di Salvatore Majorana colpito da morbo fulmineo e quasi inesplicato, fu tanto più dolorosa per noi quanto meno preveduta.
Egli in un consesso di anziani serbava ancora fresco l'aspetto; serbava vigorosa la mente, aveva vivace e sonora la parola, la di cui eco parmi quasi si ripercuota ancora su queste pareti.
Egli dotto economista perfezionò la sua cultura economica disposandola alla cultura giuridica, come seppe temperare colle esigenze della pratica l'audacia dei principii.
In tanta rovina di caratteri e in tanto naufragio di riputazioni, egli e l'uno e l'altra serbò incolumi sino alla sua ultima ora.
Egli fu modello di virtù domestiche, fu guida ed esempio pei figli suoi, dai quali si ebbe il più grande conforto, avendolo essi brillantemente seguito e nel campo della scienza e sulla via del dovere.
Sia dunque permesso anche a me che l'ebbi amico e compagno carissimo per anni parecchi nell'altro ramo del Parlamento e poi collega nel Consiglio della Corona, di associarmi alla proposta già fatta dal senatore Mezzanotte, perché piaccia al nostro Presidente inviare alla famiglia di lui il cordoglio ed il compianto del Senato (Benissimo). [...]
SPROVIERI. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il senatore Sprovieri.
SPROVIERI. Io non intendo di fare un discorso, specialmente dopo quello che hanno detto l'illustre Presidente gli illustri nostri colleghi. Solo mi si permetta che mandi un saluto alla memoria del senatore Majorana-Calatabiano, da questo banco, dove egli sedeva, il mio amico e il mio duce, in questa Assemblea.
Non ho bisogno che io da qui istighi i suoi figli a continuare le orme del padre; già due siedono nell'altro ramo del Parlamento e sono professori di università. [...]
Mi si permetta ancora di proporre che si mandino le condoglianze del Senato alle famiglie di tutti i nostri colleghi defunti.
Quello che più addolora l'animo mio si è il pensiero che trentasette nostri colleghi sono spariti in meno di un anno dalla scena del mondo! (Benissimo). [...]

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 18 gennaio 1898.