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MAJNONI D'INTIGNANO Luigi

24 febbraio 1841 - 11 agosto 1918 Nominato il 24 dicembre 1905 per la categoria 14 - Gli ufficiali generali di terra e di mare. Tuttavia i maggiori generali e i contrammiragli dovranno avere da cinque anni quel grado in attività provenienza Lombardia

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Emanuele Paternò di Sessa,Vicepresidente

Signori senatori! [...]
Abbiamo perduto il collega generale conte Luigi Majnoni d'Intignano, morto l'11 agosto in Castelnuovo Parravicino d'Erba nella Provincia di Como. Nato in Milano il 24 febbraio 1841, compì gli studi per la carriera militare alla Scuola Superiore di guerra. Volontario nel Reggimento Cavalleggeri di Monferrato all'aprirsi della compagna del 1859, fu il più prode soldato nella ricognizione fra Rivoltella e Pozzolengo del 22 giugno, premiato di medaglia d'argento al valore e del grado di sottotenente. Nel seguente anno il Re lo elesse per Ufficiale d'ordinanza onorario. Nella campagna del 1866 era capitano del Reggimento Lancieri di Foggia. Passando per varie destinazioni, progredì, e giunse a maggiore generale nel 1891; fu promosso tenente generale nel 1896.
Ispettore di cavalleria dall'ottobre 1897, fu elevato al comando di corpo d'Armata e posto fra i quattro generali Superiori designati per il comando d'Armata in guerra.
Andò in Germania nell'agosto 1873 per assistere alle grandi manovre di cavalleria; ed alla Regia ambasciata in Vienna nel 1874 addetto militare.
Il Governo nel 1876 lo comprese nella Commissione internazionale per l'armistizio turco-serbo, e l'incarico molto lodevolmente adempì. La fiducia del Re lo chiamò al più alto onore di reggere il Ministero della guerra nel gabinetto Sonnino del 1906.
Tornato all'esercito, per limite d'età fu collocato a riposo il 24 febbraio 1909. In quell'occasione la Cavalleria italiana gli offrì il dono di un cofano in argento e bronzo cesellato presentandoglielo con due pregevoli pergamene; ricorrendo il cinquantenario del risorgimento italiano, fu celebrato fra gli altri ricordi, quello dell'azione di valore, che guadagnò al soldato Mainoni le spalline d'ufficiale.
Era il Mainoni senatore del Regno dal 24 dicembre 1905. Partecipò utilmente ai lavori nostri e talvolta alle discussioni. Fu in ispecial modo autorevole la sua parola, quando discusse sulle modificazioni al testo unico delle leggi di ordinamento dell'esercito nell'11 luglio 1910, sedendo presidente dell'Ufficio centrale per il relativo disegno di legge.
Quanto dall'esercito, sarà dal Senato tenuta cara la sua memoria. (Benissimo). [...]
ZUPELLI ministro della guerra. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ZUPELLI ministro della guerra.[...]
Una bella armonia di pregi della mente, limpidezza di pensiero, rapidità di intuito, facilità di espressione; una forza sempre sicura di carattere, per cui le opere si conformarono ognora alla rettitudine dei principi, al sentimento vivo e profondo del dovere; un ardore sempre e eguale di amore e di patria e di amore dall'esercito; tutto questo singolare complesso di doti e di virtù rendono la figura del tenente generale conte Luigi Majnoni D'Intignano una delle più eminenti fra quelle di cui può vantarsi l'esercito italiano.
Arruolatosi non ancora diciottenne come volontario, quando si annunciava imminente la seconda guerra del nostro risorgimento, dopo pochi mesi, per la valorosa condotta in un combattimento di cavalleria, veniva nominato ufficiale per merito di guerra.
Sotto così luminosi auspici egli iniziava la sua carriera, la missione della sua vita, che doveva esplicare prevalentemente, fino al grado di colonnello nell'arma di cavalleria e nel Corpo di Stato maggiore, ricevendo anche importanti incarichi all'estero; e venendo chiamato dalla fiducia di S.M. il Re alle funzioni di ministro della guerra.
Tutti voi, onorevoli colleghi, conoscete quale sia stata la competenza e la lucidità con la quale in quest'Aula, come senatore del Regno, trattò di gravi questioni militari, manifestando anche per questa via la sua devozione all'esercito, la coscienza dell'importanza enorme che aveva per la patria il preparare adeguate forze militari per il momento in cui il destino avesse voluto, come volle, chiamare il popolo italiano ai supremi cimenti della guerra.
E di questa guerra, la sorte non propizia gli negò di vedere la sicura fine gloriosa, che compirà i risultati delle guerre per l'Indipendenza cui egli partecipò.
Ma il suo spirito vive e vivrà nell'ora e nelle vittorie dei nostri soldati, perché in questa guerra combattono le generazioni di coloro che in passato diedero all'Italia e all'esercito il loro valore, i lori sacrifici e la loro fede. (Approvazioni vivissime). [...]
PRESIDENTE. Mi farò un dovere di dare esecuzione alle varie proposte fatte per l'invio di condoglianze alle famiglie ed alle città natali dei senatori oggi commemorati.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 3 ottobre 1918.