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MAFFEI Giovanni Andrea

19 aprile 1798 - 27 novembre 1885 Nominato il 16 marzo 1879 per la categoria 20 - Coloro che con servizi o meriti eminenti avranno illustrata la Patria provenienza Trentino-Alto Adige

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giacomo Durando, Presidente

Nella tornata di ieri io compieva al doloroso ufficio di annunziarvi la perdita del nostro illustre collega conte Andrea Maffei; oggi adempirò a quello di commemorarvene con pochi cenni la vita.
Egli nacque a Riva di Trento il 19 aprile 1798. L'elogio delle virtù e dei meriti del Maffei è compendiato nelle opere sue. A noi tutti, percorrendo di quando in quando qualche volume dei numerosi suoi scritti, fu dato di ammirare la mente elevata, il vasto ingegno dell'autore che si è creata meritamente la fama di insigne poeta. Basti il rammentare a suo sommo onore che Egli entrava nel 1879 a far parte di quest'alta Assemblea col raro titolo di coloro che con meriti eminenti illustrarono la patria. E ben riconosceva allora il Senato le di lui benemerenze colle parole del chiarissimo nostro compianto collega il venerando Terenzio Mamiani, il quale nel riferire sulla nomina del Maffei così si esprimeva: "L'Italia da sessant'anni ammira costantemente la forma e lo stile di lui, ammira l'arte difficilissima di piegarli ad esprimere con eleganza perenne i capolavori di parecchie grandi letterature straniere, senza mai offendere la sceltezza, la purezza della nostra lingua e il gusto classico degli italiani".
Che vi dirò dunque di più? Se non che il Maffei appartiene alla nobile, privilegiata schiera di coloro che prima di abbandonare le terrene spoglie possono gloriarsi di ripetere col poeta Venosino: Non omnis moriar.
COPPINO, ministro della Pubblica Istruzione. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha la parola.
COPPINO, ministro della Pubblica Istruzione. A nome del Governo del Re io mi associo alle gravi parole colle quali l'egregio Presidente del Senato commemorava la morte di uno dei più illustri suoi membri.
La notizia di questa perdita ha ridestato qui tra voi e nel paese la eco dolorosa di un'altra morte d'uomo insigne che fu nostro collega il quale, sebbene per la nota scientifica e politica e per le vivaci e generose lotte che ne erano la conseguenza, si distingua dal conte Andrea Maffei, a lui rassomiglia pel culto perseverante della forma pel magistrale splendore dello stile, per la purità della lingua, per lo studio dell'armonia, il conte Terenzio Mamiani.
Certo il paese non dimenticherà questi sereni maestri, onde si dirada la scuola, i quali attraverso i grossi e faticosi periodo del secolo nostro, o spettatori o parte, cercavano la limpida e larga onde dell'idioma italiano e la ricca armonia che ne è quasi la parte spirituale e la castità dell'arte: ricorderà Andrea Maffei del quale parrebbe questo potersi affermare: che cioè proposito suo fosse dimostrar come non ci sia ispirazione umana semplice e delicata, o forte e fiera nella diversità della indole delle nazioni, dei climi, dei periodi storici alla quale non possa rispondere coi suoi intimi e perpetui pregi la ricchezza della lingua e dell'arte italiana.
E perciò il Senato permetterà questo augurio che senza far torto ai nostri tempi è il desiderio di tutti.
L'arte seguiti a rappresentare, quanto esso sia, il movimento del pensiero, il movimento della fantasia e del sentimento; ma la gioventù nostra ponga segno à suoi studi alla emulazione sua quelle splendide manifestazioni le quali, come diceva Victor Hugo, sono come il balsamo che consacra all'eternità le opere dell'ingegno e dell'arte.
Io non voglio ridire il verso che fu scritto in un carcere:.
Exoriare aliquis nostris ex ossibus etc.,
ma certo mi sarà permesso di augurare che questa devozione, questa consacrazione di una vita a tutto quello che è di più elevato e armonioso nella forma del verso e dell'idioma italiano, continui ancora a rendere amabili ed efficaci le lettere nostre. La dignità della forma è grande elevazione della elevatezza dello spirito e l'azione amorevole dell'una e dell'altro serve a mantenere pure e a tradurre nella realtà della vita tutte le idealità che fanno battere il cuore ed esercitano gloriosamente il pensiero di una nazione. (Benissimo).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 28 novembre 1885.