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LUCIANI Luigi

23 novembre 1842 - 23 giugno 1919 Nominato il 04 marzo 1904 per la categoria 18 - I membri della Regia accademia delle scienze dopo sette anni di nomina provenienza Marche

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Adeodato Bonasi, Presidente

Signori senatori,
[...]
Sventuratamente tante e così gravi e dolorose perdite ancora non dovevano aver termine per il Senato, ed una nuova tomba ieri l'altro si è aperta per sottrargli altro de' suoi membri tra i più illustri e più benemeriti della scienza italiana.
Nel pomeriggio del 23 corrente, dopo lunga penosa malattia, si è spento in Roma il collega professore Luigi Luciani, grande fisiologo e insigne maestro che nel culto della disciplina da lui degnamente illustrata, allevò tutta una pleiade di valorosi discepoli, che ne continueranno l'opera, concorrendo a tenere alta la fama de' nostri Atenei, che costituiscono una delle glorie più pure d'Italia e sono uno dei più saldi fattori della sua civiltà e della sua morale grandezza.
Il Luciani nato in Ascoli Piceno il 23 novembre 1842, compì gli studi in medicina nella Università di Bologna, e sino dai banchi della scuola sentì un'attrattiva irresistibile per quella scienza che doveva poi divenire la grande passione di tutta la sua vita, intieramente consacrata al suo culto.
Laureato appena, per non confinarsi, come egli disse in un occasione solenne, come un invalido negli ospedali, né esiliarsi in condotta come un curato di campagna, cercò ed ottenne di divenire assistente del già suo professore, del Vella, fisiologo di buona fama nella Università felsinea. Ma vinto il concorso per una borsa di perfezionamento all'estero, con entusiasmo si recò in Germania per iscriversi ai corsi che in Lipsia teneva uno dei più reputati fisiologi del tempo, il Ludwig.
Ritornato a dimostrare che non aveva perduto il suo tempo peregrinando in terra straniera per attingervi i più vasti insegnamenti, che le scarse dotazioni dei nostri istituti non consentivano, pubblicò alcuni suoi studi, che subito gli apersero le porte delle Università.
Tra queste non tardò a manifestarsi una gara per contendersene l'insegnamento, finché resasi vacante la cattedra dell'Ateneo di Roma per la morte del celebre fisiologo olandese Moleschott, per voto unanime della facoltà medica fu chiamato ad occuparla. Questo divenne poi il campo nel quale rifulsero in tutto il loro splendore le doti eminenti della rara tempra di scienziato di quest'uomo esimio, che a tutti si impose per l'incontrastata sua superiorità.
A me estraneo a tali studi non è lecito scendere ai particolari che varrebbero a dare una idea della impronta vasta e profonda che il Luciani vi ha impressa.
Ricorderò solo un fatto che non poté sfuggire neppure ai profani.
Dopo una densa serie di pubblicazioni che ovunque avevano reso illustre il suo nome, e per le quali le principali accademia nazionali ed estere si onorarono di inscriverlo socio, allorché nel 1913 condusse a termine l'ultimo volume del ponderoso suo trattato della Fisiologia Umana, che riassumeva il lavoro di tutta la laboriosa sua vita scientifica, gli furono rese onoranze, che, per la partecipazione delle maggiori notabilità di tutto il mondo in siffatti studi, assunsero una così straordinaria solennità da divenire una vera apoteosi, che ha ben rari riscontri nei nostri annali. Per questa universale testimonianza rimase allora accertato anche ai meno colti quanto la nobile scienza della fisiologia, assunta ai tempi nostri a così alta importanza, debba al singolare acume dell'ingegno del Luciani, alla genialità de' suoi intuiti, alla perspicacia del suo spirito di fine osservatore, ed alle indefesse ricerche, condotte con tale severità di metodi da resistere ne' suoi risultati a tutte le critiche degli invidi, come ad ogni dubbio sollevato da sinceri devoti cultori della scienza, non d'altro solleciti che della veracità de' suoi responsi.
Lascio dunque ai competenti la grande soddisfazione di dimostrare a che punto il Luciani, esordendo, trovasse la scienza e quali progressi abbia compiuti per il suo possente impulso.
Il Luciani per le grandi sue benemerenze scientifiche venne chiamato a far parte del Senato il 4 marzo 1904 e fu sempre uno dei più assidui e costanti suoi collaboratori nei lavori legislativi, specialmente nelle questioni attinenti agli ordinamenti scolastici.
Alla sua memoria, che mai perirà, vada dunque il mesto omaggio della riconoscente ammirazione di quanti sentono l'importanza somma che ha la scienza anche per il progresso della civiltà e per la morale elevazione dei popoli. (Benissimo). [...]
FANO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FANO. Onorevoli colleghi! Non posso parlarvi di Luigi Luciani senza una invincibile commozione, perché egli è stato il maestro prima, sin dall'inizio della mia vita scientifica, l'amico poi, il compagno di pensiero sempre. Ma cercherò di vincere il mio turbamento e di parlarvi di lui come se non gli fossi legato da indimenticabili affetti, perché egli fu tale da non richiedere amichevoli indulgenze.
Colla morte di Luigi Lucani scompare la figura di un biologo nel significato più puro della parola. Fra lui e la natura vivente si era stabilito, infatti, quasi un rapporto di reciproca simpatia, grazie al sui intuito di filosofo che gli faceva presentire la immensa complessità delle manifestazioni anche più elementari della vita, alla sua visione nettissima dei punti più vulnerabili del mistero, e alla mano esperta nell'attuare gli ideali dello sperimento. Aveva poi instancabile la proprietà sovrana del ricercatore, quella forma particolare di curiosità che mai si acqueta e si adagia nelle facili spiegazioni dei semplicisti, e che invece sa stupirsi anche delle parvenze più comuni, comprendendo che nulla vi è nella natura che non sia stupefacente e che non accolga molti più segreti che evidenze. Per questo si era formata intorno a lui come un'atmosfera coibente che lo isolava alquanto nella sua personalità spiccatamente originale, e lo rendeva spesso non completamente accessibile a chi non avesse la capacità o l'opportunità di riconoscere le vigorose determinanti del suo intelletto.
Non posso ricordare qui i suoi molti e profondi lavori scientifici, e particolarmente quelli sui centri nervosi, che resero il suo nome noto ed apprezzato ovunque sono cultori di scienze biologiche; voglio però citare il suo "Trattato di Fisiologia" perché è un monumento non solo di sapere, ma anche di patriottismo. In quella opera ammirevole, infatti, il nostro compianto collega, illustrando e divulgando la sua scienza prediletta, mise sempre in giusto rilievo i meriti degli italiani, troppo spesso disconosciuti dallo straniero.
Voi tutti sapete con quanto fervore egli abbia seguito gli epici e tragici avvenimenti in questi ultimi anni, e come abbia avuto i suoi due figli tra le schiere dei combattenti per la integrazione della patria.
Con lui si è spenta solo in parte la luce che emanava dalla sua mente penetrante e suggestiva, perché rimangono le immagini che egli ha evocato e perché la fiaccola che egli ha accesa fu da lui stesso affidata a numerosi allievi che se non potranno eguagliarlo cercheranno sempre di seguirne gli esempi luminosi. Onore alla sua memoria di cittadino e di scienziato!
Propongo che il Senato invii le sue condoglianze alla desolata famiglia. (Approvazioni). [...]
NITTI, presidente del Consiglio, ministro dell'interno. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NITTI, presidente del Consiglio, ministro dell'interno. A nome del Governo, mi associo alle parole di compianto pronunciate da S.E. il Presidente e dai senatori Fano e Mazzoni in memoria dei senatori defunti [...]

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 25 giugno 1919.