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LIOY Paolo

31 luglio 1834 - 27 gennaio 1911 Nominato il 04 marzo 1905 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Veneto

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

Onorevoli colleghi! Corsa è già fra voi la triste notizia della morte, avvenuta ieri, di Paolo Lioy, collega nostro dal 4 marzo 1905, antico deputato all'altra Camera, scienziato e letterato, la cui rinomanza fu grande e passò i confini.
Era nato in Vicenza il 31 luglio 1834 di nobile famiglia oriunda della Sicilia; e di quali spiriti cresciuto verso l'aurora della indipendenza della patria, traggo dalle sue Rimembranze giovanili:"V'era nell'aria un rumore di catene, un suono cupo di martelli che innalzavano patiboli. Dietro alle ferree porte delle prigioni di Josephstadt ci guardavano Finzi e Cavalletto, dagli ergastoli napoletani Spaventa, Settembrini, Poerio. Le ombre di Tito Speri, di Tazzoli e degli altri appiccati di Mantova, venivano a sedere nei nostri convegni. era una profonda notte e un immenso silenzio, dietro a cui si sentiva palpitare qualche cosa di sublime, di amoroso, di mistico: la patria. L'aurora dell'indipendenza indorava le cime; si pressentivano, si aspiravano, si respiravano le aure di libertà".
Le sue originali ricerche scientifiche datano pure dalla sua giovane età. Ne apparvero i primi saggi nel 1855 per il suo libro Lo studio della storia naturale; nel 1859 per l'altro La vita dell'universo; che rivelarono quell'ingegno e quella cultura, che fatti erano per dargli grido poi di valoroso interprete poeta della natura. De' lavori suoi successivi è un elenco: parecchie effemeridi scientifiche e letterarie contengono la sua collaborazione. Fu scrittore vivace e splendido, che fu anche detto volgarizzatore piacevole della scienza.
Il letterato naturalista vicentino colse gli onori del merito. Fu membro effettivo dell'Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti, appartenne al Consiglio superiore della pubblica istruzione; finì Provveditore agli studi per la nativa provincia; e l'ufficio adempì con amore e sapienza.
Il cospiratore fu nel febbraio del 1866 costretto ad esulare dalla terra ancor schiava; ma, liberate le provincie venete ed annesse alla monarchia italiana, ebbe tosto i suffragi di due collegi per la deputazione al Parlamento; del collegio di Belluno e di quello di Este; optò per Belluno; continuò a tenere il mandato dal 27 gennaio 1867 al 16 maggio 1880; ed in seguito a sedere alla Camera per elezione a scrutinio di lista rappresentante del I collegio di Vicenza, fino a quando fu da doveri di famiglia indotto a dare le dimissioni. Nella seduta del 22 novembre di quell'anno il deputato Pullè che è ora qui nostro, si rese interprete del sentimento generale della Camera, deplorando "di non vedere più al suo posto uno dei più simpatici, briosi, colti ed operosi suoi membri". Nulla dirò io di più per dimostrare, quanta la stima, quanto l'affetto, che erasi guadagnato.
Dopo il suo ingresso in Senato la salute gli mancò a poter recare a quest'Assemblea azione pari a quella, che tanto gli aveva nell'altra dato e pregio ed autorità. Ma il suo merito all'opera legislativa è merito verso l'interno Parlamento; e di quello acquistato alla camera dei deputati riconosce la sua parte d'obbligo il Senato. tale merito parlamentare, come lo scientifico e letterario di paolo Lioy, abbia fra noi durevole memoria, ed il nostro pensiero vada devoto ad onorarne la salma, l'accompagnino le nostre lagrime all'ultima dimora. (Vive approvazioni).
TAMASSIA. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TAMASSIA. A brevissimo intervallo di tempo morte congiunse due nostri amati colleghi, stretti l'uno all'altro da salda amicizia, affini nell'ingegno, nelle opere, nelle tendenze: Paolo Mantegazza e Paolo Lioy; ed oggi non è men vivo che per il primo il nostro compianto per questi.
La mente di Paolo Lioy teneva della fervida imaginazione meridionale e della melanconia vaporosa del settentrione; e tutta la sua vita intellettuale, tutti i suoi scritti risentono di questa aspirazione vaga dell'infinito e di quel mesto umorismo, che ricorda in non pochi tratti il sorriso misto a lagrime di Heine e la sfida ansiosa di Goethe ai misteri della vita. Non era tempra d'ingegno da soffrir freno al suo volo, a quelle imagini serene, che sorridevan ai suoi occhi di studioso e di artista; ma era anche ingegno, che sapeva, in soste feconde, soffermarsi e raccogliersi davanti all'atomo minimo ed avvolgerlo della sua luce. La sua mente può squisitamente designarsi dal suo primo passo nella vita scientifica. Si dà agli studi legali e quand'altri presenta, come tesi di laurea, un fascio di citazioni curiali, egli si fa innanzi baldamente con un poderoso saggio sulla Vita nell'universo, che è un eco del Cosmos di Humboldt. Qui l'esuberanza della cultura, il sentimento dell'armonia delle leggi naturali, la tendenza a fondere in una sintesi tutte le vibrazioni della vita universale mostrano che egli non era fatto per gli studi aridi del diritto, per la morta interrogazione delle carte e che, come il suo Goethe, invocava luce ancora più luce. Ed a questa insofferenza di limite e di aspirazione di lotta contro l'ignoto si informa tutta la sua vita di pensatore, di artista romantico, ammiratore entusiasta d'ogni sembianza della vita. Ogni suo scritto si informa a questa sua alta concezione ideale, che gli trasfonde operosità in faticata, saldezza di sentimento patriottico, comprensione sempre benevola degli uomini e delle cose umane. Uomo politico, cittadino, scrittore, ne lascia l'esempio di una vita laboriosa, candida; che, se era mite, placida nella forma, nell'intimo suo era forza, era virile virtù. E mi permetto pregare il Senato perché, ricordando nel caro collega lo scrittore, il patriotta, l'artista, si mandi alla famiglia di Paolo Lioy una parola che le dica: noi piangiamo con voi. (Approvazioni).
CREDARO, ministro dell'istruzione pubblica. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
CREDARO, ministro dell'istruzione pubblica. Ricordo con quanta gioia nella giovinezza si leggevano i libri di Paolo Lioy, nei quali egli con squisita forma letteraria seppe popolarizzare le più profonde scoperte scientifiche. La gioia con la quale noi accoglievamo una nuova pubblicazione del Lioy, dice quanto profondamente educatrice fosse la sua penna.
La gioia dell'imparare è quella che più ci eleva, che più ci nobilita.
Inoltre Paolo Lioy, come regio provveditore agli studi di Vicenza, portò sempre nel suo ufficio uno spirito di pacificazione e diede un largo impulso allo sviluppo della pubblica istruzione in quella nobilissima provincia.
A nome del Governo mi associo quindi toto corde alle nobili parole pronunziate dall'illustre Presidente e dall'onorevole senatore Tamassia. (Benissimo! – Approvazioni vivissime).
PRESIDENTE. Il senatore Tamassia ha proposto che siano inviate le condoglianze del Senato alla famiglia del defunto senatore Lioy ed alla città di Vicenza.
Facendomi interprete dei sentimenti del Senato, che ritengo unanime nel rammarico per la morte del compianto collega, mi farò un dovere di mandare ad effetto la proposta del senatore Tamassia.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 28 gennaio 1911.