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LAURI Tommaso

03 marzo 1818 - 30 settembre 1894 Nominato il 24 maggio 1863 per la categoria 21 - Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria provenienza Toscana

Commemorazione

 

Atti parlamentari Commemorazioni.
Domenico Farini, Presidente

Dal giorno ventitre del mese di luglio ad oggi noi avemmo a lamentare la morte dei senatori La Porta, Pernati di Momo, Durando, Fabretti, Lauri, Amore, Pavese, D'Ancona, De Crecchio. [...]
In villa a Montalbano presso Macerata, il giorno 30 di settembre, finì la vita del conte Tommaso Lauri che era incominciata in Firenze il 5 marzo 1818.
Dai genitori nobili e doviziosi educato secondo la propria condizione, egli abbellì la mente con studi geniali.
Frequente ai ritrovi della migliore cittadinanza, dalla consuetudine e dimestichezza di uomini eletti ritrasse inspirazioni di alto sentire. Il tratto gentile e famigliare e la bontà dell'animo lo fecero voler bene dovunque abitasse e particolarmente a Macerata, origine di sua famiglia e usuale dimora di lui. Nei viaggi, nei lunghi soggiorni nelle grandi città nostre e straniere la condizione miseranda delle sue Marche a fronte del vivere civile di altri popoli, forse non più degni, certo più fortunati gli fece sospirare indipendenza e libertà ordinata e quieta; tanto l'assurdo governo clericale riusciva infesto anche ai più miti.
Alle aspirazioni non si peritò di far seguire i fatti. e quando le Marche furono liberate, egli fu subito consigliere e sindaco del suo comune, e per tre volte consecutive presidente del Consiglio provinciale, amministratore diligente e sagace di queste come di molte altre aziende cittadine, con che i testimoni e giudici della vita di lui significarono quanto avesse fatto in pro del nuovo Stato. A sua volta lo disse il decreto che il 24 maggio 1863 lo ascrisse al Senato.
Certa naturale ritrosia, certa diffidenza di sé furono cagione che, coll'andare degli anni, egli si ritraesse dai pubblici uffici e se ne stesse a lungo appartato in malinconica solitudine. Nessuno però ricorse indarno alla sua pietà, né indarno gli stese la mano. Alla fiorita carità, che in vita aveva largamente dispensato, mise il colmo morendo: istituì suo erede il Ricovero di mendicità di Macerata, donando quasi tutte le sue cospicue ricchezze ai poveri.
Sulla sua tomba la città riconoscente si riversò, onorando il munificentissimo, il quale ancora una volta fu esempio di insigne filantropia; virtù vivace, fonte copiosa e perenne da cui hanno avuto ed hanno in Italia consolazione e ristoro le disuguaglianze ed i mali sociali. (Bene - Approvazioni). [...]
PRESIDENTE. Il senatore Sprovieri Francesco propone di far pervenire le condoglianze del Senato alle famiglie degli estinti testé commemorati.
Chi approva questa proposta è pregato di alzarsi.
(Approvato).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 5 dicembre 1894.