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LANZA (DI SCALEA) Pietro

20 ottobre 1863 - 29 maggio 1938 Nominato il 21 gennaio 1929 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio e per la categoria 04 - I ministri di Stato e per la categoria 05 - I ministri segretari di Stato provenienza Sicilia

Commemorazione

 

Luigi Federzoni, Presidente

"PRESIDENTE. Mancava, all'indimenticabile celebrazione di stamane, uno di coloro che, fra noi, ne avrebbero più vivamente sentito la poesia e il valore; mancava il nostro Pietro Lanza di Scalea. Il suo cuore generoso, ardente di fede fascista, aveva cessato di battere. Egli, che amava tanto il Senato e che ne intendeva con alta consapevolezza la tradizione di purissimo patriottismo intimamente connessa coi fasti dell'Italia di ieri e di oggi, non ha potuto partecipare alla consacrazione del supremo evento, la fondazione dell'Impero, che era stato, or son due anni, l'adempimento del suo costante sogno di grandezza nazionale.
Discendente di una delle più nobili famiglie siciliane, Pietro Lanza di Scalea continuava degnamente lo splendido esempio di illimitata devozione alla Patria, che i suoi maggiori gli avevano tramandato con l'azione svolta nelle cospirazioni, nell'esilio e sui campi di battaglia del Risorgimento. In lui dal retaggio di un illustre nome secolare derivava soltanto una più chiara e operante coscienza del dovere civico. La sua formazione spirituale era stata indirizzata da un criterio raro, per i tempi, di serietà e modernità. La brillante intelligenza del giovane patrizio si era nutrita di vasti studi letterari, politici ed economici. Qualche saggio pregevole di ricerche d'arte e storia locale aveva dimostrato fin dagli esordi di lui gusto e abito di cultura assai superiori al livello comune. Particolare attività Pietro Lanza di Scalea aveva rivolto all'esame approfondito e oggettivo dei problemi agrari della Sicilia e, in generale, delle regioni meridionali d'Italia, acquistandovi tale competenza da potere poi offrire un'apprezzata collaborazione a Sidney Sonnino per la famosa inchiesta che questi per molti anni condusse sulle condizioni di vita, di lavoro e di sviluppo sociale delle popolazioni dell'ex-Regno di Napoli. Ma più ancora il Lanza di Scalea aveva manifestata predilezione per lo studio delle questioni internazionali, favorito dalla diretta e ampia conoscenza di ambienti politici e diplomatici stranieri. Con la sua speciale sensibilità di siciliano aveva dedicato soprattutto la propria attenzione alla questione del Mediterraneo, rendendosi conto con frequenti viaggi della situazione in perpetuo sommovimento del vicino Oriente.
Entrato alla Camera nel 1897, vi sedette a destra, segnalandosi presto per elegante facondia, nella trattazione dei più svariati argomenti, sui quali egli fu sempre in grado di dire una parola sua, precisa, efficace e garbata. Sottosegretario di Stato per gli affari esteri nel 1906, rimastovi per molti anni attraverso il mutare dei Gabinetti parlamentari come elemento di riconosciuta autorità tecnica, contribuì notevolmente con la sua influenza personale a decidere il Ministero in carica nel 1911 alla conquista libica, con cui l'Italia doveva finalmente uscire dalle strettoie della così detta politica di raccoglimento e, riprendendo le armi deposte nel 1896, percorrere la prima tappa della faticosa marcia per la conquista del proprio destino nel mondo. Ricordo con commozione come, nel periodo in cui l'indirizzo del gabinetto del quale faceva parte appariva ed era ancora totalmente alieno dalla deprecata "avventura tripolina", egli avesse importanti e continui contatti con le pattuglie di avanguardia che, battendosi per decidere Governo e Paese all'impresa, sapevano di avere in lui, alla Consulta, un prezioso alleato.
Convinto "libico" (come allora si diceva) dalla primavera del 1911, Pietro Lanza di Scalea non poteva non essere interventista con tutta l'anima fin dallo scoppio del conflitto mondiale: interventista e intervenuto, poiché, nonostante l'età non più giovanile, al momento della nostra dichiarazione di guerra si arruolò volontario in cavalleria. Degna di ricordo fu l'opera da lui prestata nell'organizzazione della Legione cecoslovacca. Durante gli anni della torbida pace, chiamato a reggere il dicastero della guerra nel primo gabinetto Facta, si adoperò a risollevare lo spirito dell'esercito, depresso dalla malefica usurpazione dei faziosi del Parlamento e della piazza. Fascista per naturale vocazione, nell'ora storica in cui Benito Mussolini insorse con le generazioni dell'Italia nuova a salvare la Patria, Pietro Lanza di Scalea fu voluto dal Duce al Ministero delle Colonie nel 1924, allorché si trattava di attuare anche nelle terre d'Africa il grandioso piano mussoliniano per la restaurazione del prestigio nazionale e delle fortune di nostra gente.
Nel tempo della sua permanenza a quel Ministero, si compirono la cessione da parte della Gran Bretagna e la nostra occupazione del territorio dell'Oltre Giuba, venuto ad aggregarsi alla Somalia Italiana; fu continuata e sviluppata la riconquista militare della Libia, con l'estensione del dominio del tricolore fino a Giarabub; e tutta l'azione generale per la sistemazione e l'avvaloramento delle colonie ricevette sano e felice impulso dal valoroso Ministro, come fu ottimamente stimolato da lui, anche in ciò interprete eccellente delle direttive del Duce, un sempre più risoluto orientamento dello spirito degli Italiani verso le mete gloriose dell'Impero.
Nominato senatore nel 1929, Pietro Lanza di Scalea portò in quest'aula le singolarissime qualità di eloquenza, di cultura, di versatilità, di passione patriottica e fascista che gli avevano assicurato un posto così eminente nella vita pubblica italiana. Portò sopra tutto quella virtù affascinatrice di simpatia umana, che emanava dalla sua infinita cordiale e disinteressata bontà, e che rendeva così amabile e amata la sua figura tanto tipicamente cavalleresca e pur così moderna di vero gran signore dall'intendimento aperto a ogni nuova e più ardita necessità, e dall'indole lontana da qualsiasi cosa bassa e volgare. Testimone vicino e intimo di tanta parte della sua carriera politica, posso affermare che Pietro Lanza di Scalea non conobbe la vanità né l'egoismo; e potrei aggiungere che neppure conobbe ambizione, fuor di quella di servire con tutte le sue forze, non gli importava se in uffici di elevata responsabilità o confuso come gregario nei ranghi, la causa della Patria e del fascismo. La sua nomina a primo vicepresidente dell'Assemblea fu salutata con gioia dai colleghi tutti, come riconoscimento di meriti insigni ed esaudimento di un desiderio unanime del Senato.
L'ultima volta che Pietro Lanza di Scalea parlò qui fu il 14 maggio del 1935, all'affacciarsi della questione etiopica sull'orizzonte della storia d'Italia e del mondo. Non si può oggi rileggere quel discorso senza ammirare il forte realismo che lo inspirò, il senso limpido, che lo dominava, degli strettissimi nessi del già aspro attrito fra l'Italia e il regime negussita con le contrastanti correnti di interessi e influssi stranieri, infine la virile e presaga convinzione della impossibilità di una soluzione di compromesso. Con quel magnifico discorso Pietro Lanza di Scalea, che fu nella eccezionale circostanza l'oratore designato da tutto il Senato, concluse degnamente i quarant'anni della sua milizia politica. Milizia fedele e fervida, coronata dall'unico premio che egli aveva ambito: il trionfo dell'Italia imperiale".
THAON DI REVEL, Ministro delle finanze. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne avete facoltà
THAON DI REVEL, Ministro delle finanze. Il Governo si associa alle commosse parole pronunciate dal Presidente del Senato nel commemorare il compianto senatore Pietro Lanza di Scalea".

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 30 maggio 1938.