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LANCIA DI BROLO Corrado

08 dicembre 1826 - 27 febbraio 1906 Nominato il 20 novembre 1891 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Sicilia

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Tancredi Canonico, Presidente

Signori senatori,
Sembra fatale per la nostra Assemblea che non vi sia sospensione di lavori senza che abbiamo a rimpiangere qualche collega. [...]
Sotto le apparenze più modeste, una simpatica figura di gentiluomo, chiaro per le benemerenze de' suoi maggiori e per le proprie, vedevamo spesso nel senatore Corrado Lancia di Brolo. Anch'esso ci fu rapito il 27 scorso febbraio in Roma, dopo lunga e dolorosa malattia.
Egli nacque a Palermo l'8 dicembre 1826. Discendeva dall'antica e nobilissima famiglia Aleramica di origine sassone, venuta in Italia nel secolo, la quale tenne signoria in v ari luoghi del Piemonte, del Monferrato, della Liguria; ed un ramo di essa prese poi il nome di Lanciadall'alta dignità di Lancifero,di cui fu insignito da Federico Barbarossa il marchese Manfredo. Questo ramo dei Lancia si trapiantò in Sicilia, dove, fin dai tempi di Ruggero, contava fra i più illustri casati dell'isola: ed in tutte le età diede al paese prodi guerrieri, uomini insigni nella politica e nelle lettere, esemplari per virtù pubbliche e private.
A venti anni, il Lancia di Brolo uscì dal Collegio militare della Nunziatella col grado di alfiere nel 1° reggimento d'artiglieria. Non avendo voluto giurare la Costituzione concessa nel 1848 da Ferdinando II, fu dichiarato dimissionario; e, tornato a Palermo, si mise a disposizione del Governo provvisorio. Ne ebbe, fra altri incarichi, la direzione dell'armamento delle batterie d'assedio contro la cittadella di Messina e il comando della artiglierie di Torre di Faro.
Preposto alla piazza di Trapani durante l'armistizio, quando ricominciò la lotta nel 1859 comandò le artiglierie di campagna. Dopo l'amnistia concessa dal restaurato Governo borbonico, studiò leggi e conseguì la laurea a Palermo.
Disimpegnò con plauso diversi importanti uffici amministrativi. Amante appassionato della sua Sicilia, ma desideroso non meno di una salda unità nazionale, mentre difendeva nel 1860 l'autonomia dell'isola, dichiarava ad un tempo doversi la medesima annettere al Regno d'Italia, non appena questo fosse costituito con la capitale a Roma.
deputato del 3° collegio di Palermo per due legislature, fu chiamato a sedere in Senato il 28 novembre 1891.
Valente nelle discipline economiche e finanziarie, pronunziò su queste materie sapienti e ragguardevoli discorsi. relatore di vari progetti di legge, fu successivamente membro della Giunta del bilancio, del Consiglio permanente di finanza, direttore generale del Demanio e tasse, direttore della succursale in Roma del Banco di Sicilia, ed ebbe parte precipua in vari altri uffici amministrativi e finanziari.
In materia finanziaria pubblicò parecchi pregevoli opuscoli, fra i quali quello sul consolidamento dell'imposta finanziaria.
Studioso altresì di matematiche e di meccanica, faceva parte di numerosi istituti scientifici.
Non degenere dalle nobili tradizioni dell'illustre sua famiglia, egli ben comprendeva che intrinsecamente legittima è soltanto l'aristocrazia, quand'essa consacra a pro del paese quell'opera dirigente e disinteressata, a cui più difficilmente può attendere con solerzia non interrotta chi è costretto a faticare pel pane quotidiano di sé e della propria famiglia. Ed a quest'opera benemerita egli dedicò tutta quanta la lunga sua vita.
Il Senato non può che unire il proprio cordoglio a quello dei suoi congiunti, della diletta sua Sicilia, dell'intera nazione. (Bene). [...]
BOSELLI, ministro della pubblica istruzione.Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BOSELLI, ministro della pubblica istruzione. Con cordoglio pari a quello manifestato dall'illustre Presidente del Senato del Regno, il Governo si associa al compianto del Senato e del paese per la perdita di alcuni tra i componenti di questo altissimo consesso. Le perdite che in esso avvengono, toccano in modo particolare il pensiero e l'animo del paese, perché qui in mezzo a voi, onorevoli senatori, si accolgono coloro che ne esprimono, in modo eminente, i ricordi patriottici e i servigi e le virtù amministrative e intellettuali e le operosità economiche. [...]
Del senatore Lancia di Brolo io ebbe il piacere e l'onore di essere collega, non solo alla Camera dei deputati, ma in parecchie commissioni, ed ebbi l'avventura di serbare con lui amichevoli consuetudini.
L'onorevole Lancia di Brolo era stato un valoroso ufficiale nei tempi in cui l'isola insigne fremette di patriottismo valoroso. Ne apprezzai in modo speciale l'ingegno largo e preciso allora quando eravamo insieme componenti la Giunta permanente di finanza, dominata dal Sella. Con l'acume suo matematico egli fu uno di coloro che in Italia più si affaticarono per sciogliere quell'arduo problema che oramai appartiene alla storia amministrativa del nostro paese, quell'arduo problema che riguardava l'applicazione tecnica del macinato.
Della bontà dell'animo suo è testimonio la elargizione onde egli, disparendo da questa vita, beneficò i poveri. E il ministro della pubblica istruzione, deve qui ricordare con vivo sentimento di gratitudine come egli legò tutto quanto possedeva di preziosità artistiche al Museo di Palermo.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 9 marzo 1906.