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LAMPERTICO Fedele

13 giugno 1833 - 06 aprile 1906 Nominato il 06 novembre 1873 per la categoria 16 - I membri dei Consigli di divisione dopo tre elezioni alla loro presidenza e per la categoria 18 - I membri della Regia accademia delle scienze dopo sette anni di nomina e per la categoria 21 - Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria provenienza Veneto

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Tancredi Canonico, Presidente

Signori senatori! Non è ancora sepolta la salma del senatore Vitelleschi, e già un'altra gravissima perdita ha fatto il Senato.
Ieri, 6 aprile, lasciava, per un mondo migliore, questa povera terra il senatore Fedele Lampertico.
Nato a Vicenza il 13 giugno 1833 e laureatosi giovanissimo a Padova, egli coltivò con grande amore le discipline giuridiche, ma specialmente le economiche.
Con plauso tenne per tre anni corsi liberi di economia politica all'Accademia Olimpica di Vicenza e fu professore ordinario nell'Università di Padova. Scrisse molte opere assai pregiate: fra cui gli Scritti storici e letterari, gli Statuti del Comune di Vicenza, L'economia dei popoli e degli Stati, Il Credito, La legge dell'affrancazione e abolizione delle decime, Lo Statuto e il Senato.
Socio di varie accademia scientifiche, fu presidente del R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti: fece parte di varie amministrazioni e presiedette per più anni il Consiglio provinciale di Vicenza.
Entrato il Veneto a far parte del Regno d'Italia, il Lampertico venne eletto deputato, e (appena quarantenne) nominato senatore il 6 novembre 1873.
Nell'uno e nell'altro ramo del Parlamento fu assiduo ed attivissimo. Prendeva parte alla discussione di tutti i disegni di legge importanti: l'eloquente sua parola era sempre religiosamente ascoltata e di gran peso.
Membro di molte commissioni parlamentari e governative, le sue Relazioni costituiscono altrettante sapienti monografie: cito, ad esempio, quelle sul corso forzoso dei biglietti di banca e per l'abolizione di esso. Ragguardevole è l'opera da lui prestata nei disegni di legge sui trattati di commercio e sulle tariffe doganali, come pure nella Commissione d'inchiesta ferroviaria ed in altre non poche.
Uomo di rettitudine esemplare, di vita illibata, modesto ed affabile, era da tutti amato e stimato.
Credente sincero e convinto, la sua condotta era conforme a' suoi principii. La sua fede, lungi dall'attenuare, non faceva che accrescere ed elevare in lui il fervente amore di patria, e gli confortò le ore estreme di serena speranza.
Scomparso ora dalla scena della vita, egli lascia un profondo desiderio di sé nella diletta sua Vicenza, che lo piange, in tutta Italia, ed in ispecie nel Senato, che ha perduto in lui uno de' suoi membri più operosi ed autorevoli e che non dimenticherà giammai il nome caro e venerato di Fedele Lampertico. (Approvazioni).
LUZZATTI, ministro del tesoro. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
LUZZATTI, ministro del tesoro.I tristi lutti si succedono,da Vitelleschi a Lampertico! Nomi cari che fanno manifesto l'onore del carattere italiano, e in diversa misura la: gloria della scienza! In questo augusto consesso, dove si raccoglie tanto tesoro di sapienza civile e di patriottiche virtù, in un breve giro di giorni quasi ad attestare la labilità cose umane, si sono spenti due maggiori luminari del Senato.
La. vita spirituale di Fedele Lampertico, a somiglianza di quella dei nostri grandi scienziati e statisti, si svolge cme un poliedro mirabile rilucente da tutti i lati di qualità diverse ed elette. Letterato, oratore, storico, economista, socioloqo, statista, egli eccelleva anche nel maneggio degli affari amministrativi come ininterrotta fiducia a lui ne dava testimonianza la sua diletta città natale, la patriottica Vicenza, della quale era il presidio e l'orgoglio.
In Senato come alla Camera venne e vinse, non con le rumorose inframmettenze, ma con l'autorità modesta del sapere, che spegneva le invidie. La sola sua ritrosa umiltà lo trattenne dal salire ai maggiori uffici dello Stato.
Egli lascia un nome intemerato e che non morrà, nel nostro paese, per la bellezza nitida dell'anima sua e per la fede nel culto delle scienze economiche, che tanto ha contribuito a far progredire.
Fedele Lampertico fu un novatore nelle discipline sociali. Egli ebbe la fortuna di dedicarsi a esse in un periodo di palingenesi, quando le antiche formule classiche parevano disfarsi sotto la critica inesorabile di Carlo Marx e del nuovo collettivismo risorgente.
Diranno gli amici suoi e diranno i suor collaboratori, in altro recinto, come egli abbia contribuito al progresso di queste scienze, come egli integrasse l'elemento economico con i dati fondamentali della storia, del diritto e della morale, e come concepisse le società umane quali enti organici e vivi, non dominati soltanto dalle forze del tornaconto in conflitto fra loro, ma da una legge sublime di olidarietà e di amore. (Bene), Imperocché nella vecchia economia classica troppo il lavorante si considerava come una macchina che produce e non come un'anima che si eleva! (Bene).
Fedele Lampertico condiva tanta sapienza con una soave bontà.Nella sua mente era scolpita l'aurea di S. Bernardo: Ardere et lucere perfectum est! E negli ultimi istanti della sua vita la mente che gli era rimasta illesa, si dedicava ancora all'amore della famiglia, della città natale, della patria e al culto delle investigazioni scientifiche. Si può dire che passasse da questa vita: all'altra palpitando di affetto per i suoi figli, continuando le sue ricerche, come se tutto questo avesse dovuto perfezionarsi nella vita futura, alla quale ei credeva.
Il Senato del Regno gli tributa le onoranze. Tutti gli fanno onore e di ciò fanno bene.
Il Governo assisterà ai suoi funerali e si associa con alto compiante alle parole nobilissime del Presidente, le quali, se è possibile, accrescono il dolore dei nostri cuori.
Si è spento un grande sapiente, ma di lui si dirà prima di celebrarne l'ingegno:.
E se il mondo sapesse il cuor ch'egli ebbe.
Assai lo loda, e più lo loderebbe.
(Approvazioni vivissime).
DI PRAMPERO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DI PRAMPERO. Sia concesso anche a me, che ebbi l'onore di essere la prima volta, introdotto in ques''Aula dal senatore Lampertico, di rimpiangere l'amico, la cui amicizia mi onorava da lunghissimi anni, di rimpiangere il collega illustre, l'esimio scienziato.
La mitezza dell'animo suo andava mirabilmente congiunta con l'elevatezza dell'ingegno.
L'amore della patria non lo faceva arrossire della sua fede. L'assiduità al lavoro intellettuale, non lo distoglieva dall'occuparsi degli interessi pratici della sua città natale.
Il Senato perde una delle più eminenti sue personalità, Vicenza perde il più illustre dei suoi figli, la famiglia il più amato dei padri, gli amici il fedelissimo.
Sia pace all'estinto che tanto vuoto lascia in mezzo a noi, ma il nome di Fedele Lampertico rimarrà a lungo ricordato in Senato. (Approvazioni).
LUCCHINI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCCHINI. Le espressioni di profondo rimpianto che il venerato nostro Presidente, e lo illustre ministro del tesoro hanno pronunziato in memoria di Fedele Lampertico, dimostrano quanto dolorosa riesca a questa prima Assemblea politica del Regno, la sua ripartita da ques'Aula.
Permettete, onorevoli colleghi, che io con animo commosso porti qui la parola di un dolore anche più: vivo, di un dolore anche più cocente, la parola cioè della sua e mia città nativa, di Vicenza che ha perduto in lui un figlio dilettissimo, dal quale traeva onore e vanto, e, come ben disse l'illustre ministro Luzzatti, della quale egli era presidio e duce.
Che questo suo figlio fosse un uomo veramente dotto, uno scienziato, una mente alacre e perspicua, tutti in Italia sapevano e se non lo sapessero, gli atti parlamentari e la biblioteca del Senato stanno a farne solenne affermazione.
Ma ciò che noi suoi concittadini sappiamo meglio di ogni altro, è quanta fosse la, bontà del suo cuore, la onestà, dei suoi propositi e la lealtà del suo procedere, anche di fronte agli avversari.
Questo mi piace affermare in questo momento, io che dall'illustre uomo mi trovavo in politica diviso da un profondo abisso e che, per le crudeli, ma ineluttabili necessità della politica, dovetti tante volte combatterlo.
Di Fedele Lampertico fu detto: mai non fu giovane, e fu detto bene, se,della giovinezza fisica si parla; ma il giudizio sarebbe errato trasportandolo in altro campo, perché, la mente, l'intelletto, il cuore di lui ebbero sempre, anche in tarda età, impulsi ed entusiasmi giovanili per tutto quanto egli credeva,a torto od ad ragione, il bene sociale.
E questo strano, contrasto si ripercuoteva nelle sue stesse convinzioni politiche; per cui egli, di fede conservatrice e di religiosità osservante, si fece anche in questa stessa Aula propugnatore e sostenitore d'idee e di provvedimenti arditamente democratici. (Bene).
In Fedele Lampertico Vicenza perde, non solo uno dei suoi più dotti ed illustri figli, ma perde il figlio più devoto e più amoroso; perché nulla poteva eguagliare l'affetto, come bene osservò il ministro del tesoro, l'affetto che il senatore Lampertico portava alle glorie, alle, tradizioni storiche, al decoro, alla dignità della sua Vicenza.
Permettete che in nome di questa Vicenza, la quale in questo momento sente un vero schianto a| cuore, mi associ alle affettuose parole dell'illustre Presidente ed a quelle degli onorevoli colleghi. (Approvazioni).
CAVALLI. Chiedo di parlare,
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CAVALLLI. Con animo profondamente commosso e di tutto cuore, mi associo alle lodi e al compianto del nostro venerato, collega, l'illustre mio concittadino, a fianco del quale ho avuto.l'onore di prestare lungamente l'opera nei corpi amministrativi della, mia città,
Io non ho altre: parole da aggiungere a quanto si è detto dall'onorevole Presidente, dall'insigne statista il ministro del tesoro, e dai colleghi, onorevoli senatori Di Prampero e Lucchini; ma mi permetta il Senato di fare una, proposta; ed è questa: quando, deputato, io veniva in questa sede per visitare il compianto collega Lampertico lo trovava sempre nella biblioteca, di cui aveva a cuore tutti gli interessi e l'ampiamento ed a cui ha dedicato tutto il suo affetto e tutte le sue cure.
Concedetemi adunque che a memoria del, nostro illustre collega io faccia, la proposta che un busto decori la nostra Biblioteca, e allora, oltre lo spirito, di Lampertico troveremo la sua effìgie là dove ci chiamerà appunto il dovere nella intimazione di sì belli e sì nobili esempi. (Approvazioni).
PRESIDENTE. II Senato ha. udito la.proposta del senatore Cavalli.
La pongo ai voti.
Chi intende approvarla voglia alzarsi.
(Approvato).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 7 aprile 1906.