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IRELLI Vincenzo

24 giugno 1805 - 05 febbraio 1895 Nominato il 15 maggio 1862 per la categoria 21 - Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria provenienza Abruzzo

Commemorazione

 

Atti parlamentari Commemorazioni.
Domenico Farini, Presidente

Signori senatori! Doloroso è a me l'annuncio, a voi l'udire dei colleghi venuti a morte dacché non ci adunammo. [...]
Il senatore Vincenzo Irelli, durante il corso d'una lunga età, propugnatore nella nativa Provincia di libere istituzioni, a consolidarle, acquistate che furono, operò con altrettanta costanza.
Nato in Teramo il 24 giugno 1805, nominato senatore il 15 maggio 1862, per l'età il secondo, per la nomina era dei nostri anziani.
Lavoro, probità avevano iniziato l'agiatezza della famiglia sua; il lavoro, il risparmio, la probità l'accrebbero. In tempi di rivolture e di persecuzioni il dispotismo non ne soffocò le aspirazioni ad ogni miglioramento civile e politico. A quindici anni nell'animo suo si era ripercosso il fremito che agitò l'Abruzzo, teatro di sfortunata patriottica lotta: uomo maturo colla testimonianza salvò da morte due dei sollevati di Penne. Nel 1848 sopportò con dignità carcere e persecuzioni: fu nel 1860 capo e guida, fu l'anima della nativa città, la quale, mercé sua, attraversò senza guai ogni incertezza e pericolo. Sindaco allora, fu in Ancona coi notabili della regione ad ossequiare, invitare, acclamare Re Vittorio Emanuele, che si avviava al Tronto; diede mano a migliorare l'edilizia, l'igiene, l'istruzione, la beneficenza: infrenò le passioni, asserragliò la città minacciata dai briganti, mantenne l'ordine. Alla sua autorità morale soltanto, la cosa pubblica tutta parve per più di un anno confidata. Consigliere e deputato provinciale, presidente della Congregazione di carità, pieno di spirito cristiano, sciolto d'ogni vecchio pregiudizio, ubbidiente alle necessità dei tempi, alcuni istituti di beneficenza innovò, altri fondò, quali ampliò, tutti migliorò; a tutti tempo ed operosità, all'asilo infantile, al ricovero di mendicità largì del proprio.
Un ospizio marino, le case operaie promosse ed aiutò con energia virile; dovunque mise l'occhio vigile spirò un soffio di carità attuosa, che egli reputava rimedio salutare della quistione sociale, intorno alla quale si affanna, che è sgomento dell'età nostra.
Morì dove era nato, il giorno 5 dello scorso febbraio da ogni ordine di cittadini rimpianto.
Così fu onorata la lunga esistenza del benefattore insigne, che in un medesimo affetto congiunse la famiglia, la patria, l'umanità (Bravo).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 12 giugno 1895.