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INGHILLERI Calcedonio

03 aprile 1836 - 25 febbraio 1926 Nominato il 26 gennaio 1889 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Sicilia

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Tommaso Tittoni, Presidente

Onorevoli senatori,
colleghi carissimi abbiamo avuto il dolore di perdere durante l'intervallo dei lavori. [...]
Il 25 febbraio spegnevasi in Palermo una veneranda figura, il senatore Calcedonio Inghilleri che fino agli ultimi tempi, nonostante la sua tarda età, vedemmo partecipare con giovanile fervore alle nostre sedute.
Nato a Monreale il 3 aprile 1836, fin dai primi anni egli rivelò un ingegno acuto e multiforme e, conseguito con brillante votazione il dottorato in giurisprudenza, entrò poco dopo in magistratura dove subito si affermò per il suo fine intuito giuridico. Nell'Amministrazione della giustizia raggiunse in breve volgere di tempo elevati gradi; giudice, procuratore del Re e poi consigliere d'appello, venne inoltre nominato direttore generale del Ministero della giustizia e collaborò sagacemente col Pessina e col Taiani. Chiamato più tardi al Consiglio di Stato, ne veniva quindi nominato presidente di sezione e nel difficilissimo ramo della giustizia amministrativa portava un contributo di profonda dottrina, si che, collocato a riposo per limiti di età, gli veniva conferito il titolo di presidente onorario del Consiglio stesso.
Innumerevoli e delicate cariche pubbliche furono affidate a lui, in cui tutti riconoscevano ogni garanzia di integrità e di saggezza; e nei difficili incarichi che dalla fiducia di più Governi gli furono assegnati egli seppe sempre spiegare opera equilibrata, mostrando fine tatto e salvaguardando peraltro con energia gl'interessi pubblici. Fu così commissario civile per i demani comunali nella Sicilia ed altresì per l'inchiesta sull'Amministrazione municipale di Roma; fece parte del Contenzioso diplomatico e per molti anni fu presidente della Commissione centrale delle imposte.
Il senatore Calcedonio Inghilleri appartenne al Parlamento per oltre un cinquantennio: entrò alla Camera dei deputati fin dal 1874 e per tre legislature dalla 12ª alla 14ª vi rappresentò il collegio di Monreale sedendo a destra: il 26 gennaio 1889 fu poi nominato senatore. Ben si può dir di lui che qui, come alla Camera elettiva, non si dette mai riposo. Membro di numerose commissioni, partecipò sempre con la maggiore assiduità ai lavori parlamentari. relatore di importanti disegni di legge intervenne nelle più notevoli discussioni recando un contributo preziosissimo, dando sempre prova di grande abnegazione, mai ritraendosi dagli incarichi più gravosi. Non mi è possibile accennare particolarmente alla sua attività instancabile, ma mi è doveroso ricordare che grandi opere legislative ebbero la sua collaborazione e trovarono anzi in lui un potente assertore. Così la grande riforma amministrativa compiutasi fra il 1888 e il 1890, così la riforma del Codice penale del 1889 e quella del Codice penale militare nel 1907. Fu sempre strenuo difensore della dignità della magistratura e dovunque vi fosse una alta idealità da sostenere egli fece sempre sentire la sua lucida parola, espressione di equilibrio e di saggezza. Fu per lungo tempo membro della Commissione di finanze, della Commissione di verifica dei titoli e della Commissione d'istruzione dell'Alta Corte e mai si attenuò la sua operosità e il suo fervore.
Noi ricordiamo e ricorderemo sempre con devota riverenza questa nobile figura che aggiungeva alle sue elette doti di ingegno una bontà infinita ed una modestia senza pari.
Inchiniamoci con profondo dolore dinanzi alla memoria del venerando amico e alla famiglia desolata porgiamo le nostre vivissime condoglianze. (Bene).
FEDELE, ministro della pubblica istruzione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FEDELE, ministro della pubblicaistruzione. Alle parole di rimpianto che l'illustre Presidente di questa Assemblea ha pronunziato per la morte dei senatori, il Governo si associa. Essi nei vari campo ove si svolse la loro opera, hanno bene meritato della patria che innanzi alle oro tombe s'inchina memore e grata. [...].

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 9 marzo 1926.