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IMBRIANI Paolo Emilio

31 dicembre 1808 - 03 febbraio 1877 Nominato il 24 maggio 1863 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio e per la categoria 04 - I ministri di Stato e per la categoria 05 - I ministri segretari di Stato provenienza Campania

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Sebastiano Tecchio, Presidente

Signori senatori! Il 27 dicembre dell'anno decorso ho adempito, secondo che per me si è potuto, il pietoso dovere di commemorarvi il nome e i fasti di otto colleghi, che, nell'intervallo dall'ultima tornata del 26 luglio, erano stati rapiti all'affetto, alla stima di tutti noi.
Avevo allora sperato che non mi arriverebbe più la occasione di rinnovare simili uffici, tanto gravi al mio cuore.
Ma quella speranza non trovò grazia davanti a Lui, che tiene in mano la vita e sì degli oscuri e dei celebri, e sì dei pusilli e dei forti.
Or ecco, nel giro di appena un mese, discendere nel sepolcro altri sette dei valentuomini, scritti nell'Albo di questa Assemblea.
Erano: [...] Imbriani Paolo Emilio; nato il 13 dicembre 1808 a San Martino di Valle Caudina, su quel di Avellino; professore nell'Università di Napoli; senatore dal 24 maggio 1863. Rendevano l'ultimo spirito: il professore Imbriani in Napoli addì 3 febbraio. [...]
Dirò di ciascuno mestamente, sinceramente.
Paolo Emilio Imbriani era dei pochissimi, che tuttavia, dopo il transito del Settembrini, testimoniasse colla propria sua vita qual fu la tempera degli uomini che, nelle provincie del Mezzodì, ricisamente, costantemente osteggiarono la Signoria de' Borboni.
Gli avi suoi, e i genitori, aveano sempre caldeggiato le idee liberali. Tra gli avi, un giureconsulto eminente. Anch'ei sulle prime, studiò di leggi: professò l'avvocheria: ma più peculiarmente, e più fedelmente, si diede alle buone lettere, alle scienze morali, alla poesia; e seppe trarne conforti e aiuti alle imprese della politica. Nel 1848, essendo Carlo Troya presidente del Consiglio de' ministri, l'Imbriani teneva il portafogli della Pubblica Istruzione. La nativa provincia, Avellino, lo elesse deputato al Parlamento napolitano.
Fu oratore della Opposizione, che sopra ogni cosa zelava la causa della italica independenza, e volea che alla guerra andassero speditamente l'esercito del reame e la flotta.
Esulò, poi che fu sciolta la Camera nel marzo del 1849; e, rifugiato in Piemonte alla pari di molti de' suoi colleghi, pose ogni cura nello educare degni del proprio nome i tre figliuoli che avea dalla moglie adorata; sorella ai Poerio.
Nel 1860, mentre dettava filosofia del Diritto nella Università di Pisa, gli elettori di quel Collegio lo inviarono al Parlamento in Torino.
Intanto le sorti d'Italia si maturavano. Garibaldi, Vittorio Emanuele, i plebisciti, inaugurano appo i popoli del Mezzogiorno la libertà: e il Farini, luogotenente del Re, chiama l'Imbriani a Consultore di Stato.
Nel gennaio del 1861, i Comizî di Avellino e di Montesarchio vollero entrambi l'onore di eleggerlo al parlamento italiano. Optò per Avellino. Due anni appresso, fu scritto tra i senatori.
Riferì al Senato nell'ottobre 1864, e sostenne la discussione, dello schema di legge che tramutava la capitale a Firenze. Nel 1867 parlò pel progetto di legge sull'insegnamento secondario.
Sorpasso varÎ altri disegni di legge da lui disputati nelle successive legislature. Però non devo tacere che, nel 1875, andò in sentenza contraria a quella che circa l'estremo supplizio avea propugnata (com'io notava pur dianzi) il senatore De' Gori.
Niuno dimenticherà la facondia, la erudizione, l'argutezza, e le impetuosità, che volentieri appellerei demosteniche, de' suoi discorsi.
Fu Sindaco di Napoli; presidente di quel Consiglio provinciale; professore di filosofia del Diritto in quella Università; della Università stessa rettore. Nessuna altezza di uffizî civili fu mai superiore allo ingegno suo, a' suoi patriottici ardori.
Nella prima gioventù avea scritto poesie pregevolissime, che sono raccolte in due volumi. In quel tempo medesimo, ed anche di poi, scrisse, e pubblicò, critiche dissertazioni sopra varî autori; massime sull'Alighieri.
Scrisse oltreciò di filosofia del diritto,e del diritto costituzionale. Le sue moltissime epigrafi, funerarie o commemorative, hanno tale profondità di concetto, tale singolarità di forma, da doversi, se io mal mi appongo, assegnare all'autore il primo posto tra gli emuli di Pietro Giordani.
Signori, ho detto.
Quando ripenso che sì corta è la vita quaggiù, e tanto è ingorda delle salme nostre la fossa, parmi udire una voce che mi grida alla mente ed al cuore: presta i tuoi servigi alla patria oggi stesso; forse, se tu aspetti domani, non li potrai prestare mai più!
(Vivi segni d'approvazione - Alcuni senatori si recano a stringere la mano al Presidente).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 24 febbraio 1877.